SAN STANISLAO KOSTKA
S.Stanislao Kostka,
novizio della Compagnia di Gesù, è tra i più conosciuti e venerati santi
polacchi. Nacque nell'ottobre 1550 a Rostkow, a pochi chilometri da Varsavia.
Il padre di Stanislao
era il principe Jan Kostka, capo militare e Senatore del Regno di Sigismondo
Augusto (1548-1572), di cui Cracovia era la capitale. La famiglia dei Kostka
comprendeva numerosi governatori, senatori, vescovi.
Nei primi anni la sua
formazione fu curata da professori privati, come in uso presso le famiglie
nobili, ma a 14 anni, nel mese di luglio 1564, fu mandato a Vienna, con il
fratello Paolo e il precettore Giovanni Bilinski, nel collegio dei gesuiti, per
proseguire gli studi. Durante il viaggio passarono per il celebre santuario
della Madonna di Czestochowa, e attraverso la Slesia giunsero a Vienna il 25
luglio. Qui abitarono nel "Convitto Imperiale S.Barbara", uno dei tre
tenuti dai gesuiti.
La Compagnia di Gesù era
allora agli inizi: S.Ignazio di Loyola, suo fondatore, era morto da poco, nel
1556. Ma già i gesuiti erano conosciuti come profondi teologi che erano
intervenuti al Concilio di Trento, e già un po' ovunque avevano dato inizio a
una feconda opera di rinnovamento culturale con i loro "Collegi",
istituti scolastici la cui rinomanza fece sì che le migliori famiglie del tempo
vollero inviarvi i loro figli. Questo apostolato culturale, che comprendeva una
riforma degli studi, aveva di mira una elevazione a lunga scadenza del livello
di vita spirituale e umana di tutta la società.
In questo periodo
Stanislao espresse il suo ideale di vita con la celebre frase: "Ad maiora
natus sum", cioè: "Sono nato per le cose più grandi." Da tempo
Stanislao aveva una vita spirituale molto intensa, e confidò una volta a
Stefano Augusti, suo compagno a Roma, che il primo fatto che poteva ricordare
della sua infanzia era un giorno di "intenso amore", in cui si era
donato completamente e per sempre a Dio.
Un'analisi grafologica
condotta su autografi giovanili di Stanislao lo descrive come "sensibile,
affettuoso, intelligente sopra la media, tendenzialmente ambizioso, dotato di
forte senso critico, fortemente attirato dall'altro sesso, deciso, incline
all'indipendenza, espansivo ma incline a dominare sugli altri".
Già nei primi mesi del
soggiorno viennese Stanislao conobbe e chiese di essere ammesso alla
"Congregazione Mariana", che era in quel luogo intitolata a
S.Barbara. Si impegnò in quello che era il cammino spirituale proposto: vivere
intensamente lo spirito del Vangelo, esserne testimoni nel proprio ambiente di
vita e di lavoro, coltivare in modo speciale la devozione alla Vergine Maria.
Tutto questo si accordava perfettamente alle aspettative spirituali di
Stanislao, ed effettivamente l'appartenere alla Congregazione Mariana si rivelò
per lui di grande aiuto.
Dava molto spazio alla
preghiera, partecipava intensamente alla Messa o ai Vespri che si celebravano
nello stesso Collegio. I suoi compagni testimoniarono di averlo sorpreso più di
una volta come in estasi, rapito dai sensi, trasfigurato. Anche se cercava di
evitare che questo gli accadesse dove altri potevano vederlo. Anche Giovanni
Bilinski, che viveva con i fratelli Kostka a Vienna, testimoniò che a volte
Stanislao era trovato nella chiesa di Am Hof "quasi esanime e sollevato da
terra".
A Vienna Stanislao fece
pure l'esperienza degli Esercizi Spirituali, seguendo il celebre libretto di
S.Ignazio. Ne uscì consolidata la sua scelta per la vita religiosa, e avendone
sperimentato l'efficacia profonda li raccomandò a un altro giovane polacco di
nome Adriano, che poi così riferì la cosa: "Avendomi parlato di alcune
cose degli Esercizi Spirituali e quanto gli altri ne ricavassero di utilità,
aggiunse che se io volevo dedicar loro pochi giorni, ne avrei riportato un
frutto non mediocre".
La difficile convivenza
con il fratello Paolo
Gli studi comprendevano,
secondo l'uso della Compagnia di Gesù, "Grammatica",
"Umanità" e "Retorica". A Vienna si rivelò però
problematica la convivenza con il fratello Paolo, molto diverso da lui come
carattere e tenore di vita. Laurenz Pacifici, compagno di studi di Stanislao a
Vienna e poi sacerdote a Venezia, testimoniò che il fratello Paolo era "di
carattere indipendente e orgoglioso, amava molto l'eleganza, il lusso, la
mondanità".
Le cose peggiorarono
quando, essendo morto l'imperatore Ferdinando I, il successore Massimiliano II
pretese dai gesuiti la restituzione dell'immobile dove era ospitato il Convitto
S.Barbara. Così i fratelli Kostka dovettero cercarsi un appartamento in
affitto, e questo mise Stanislao ancor più in balia del temperamento instabile
e prepotente del fratello Paolo.
Questi da parte sua era
invece ben contento del cambiamento, che gli permise di condurre una vita
sempre più mondana, frequentando balli e teatri, corteggiando dame, andando a
caccia. Paolo iniziò a vessare il fratello minore Stanislao proprio perché
questi continuava il tenore di vita spirituale come nel Collegio.
Derisione e rimproveri
si fecero quotidiani, anche perché Paolo vedeva nell'atteggiamento di Stanislao
un rimprovero continuo nei suoi confronti, specie quando, le volte che
Stanislao era obbligato da lui a partecipare a qualche cena o ballo dove si
tenevano discorsi immorali, se ne restava in silenzio senza alcuna
partecipazione attiva. E allora più di una volta Paolo - anche spalleggiato da
qualche amico - passò oltre le parole e si arrivò alle percosse, ma niente di
tutto questo riusciva a smuovere l'altrettanto risoluto Stanislao dai suoi
propositi. Tutto questo è stato testimoniato dallo stesso Paolo quando - ormai
pentito - fece la sua deposizione al processo canonico.
L'intervento del
soprannaturale
Nel dicembre del 1566
Stanislao si ammalò e fu costretto a letto per vari giorni, tanto da far
preoccupare il fratello Paolo e il precettore, che erano pur sempre
responsabili di lui nei confronti del padre. Qui si collocano i due celebri
episodi che sono stati fatti oggetto - insieme all'apparizione della Vergine in
punto di morte - di tante raffigurazioni pittoriche su S.Stanislao Kostka.
Il primo è il celebre
episodio della Comunione che Stanislao ricevette prodigiosamente dalle mani di
S.Barbara. Stanislao aveva implorato che si facesse chiamare un sacerdote per
poter ricevere la Comunione, ma gli fu negato, anche per l'opposizione drastica
del padrone dell'appartamento che era luterano.
Una notte il precettore
Bilinski lo vegliava, ed ecco che si sente afferrare per un braccio da
Stanislao che esclama: "Si inginocchi, Giovanni!" E subito il malato
uscì dal letto e si pose in ginocchio sul tappeto. "Si inginocchi -
continuò Stanislao - perché è venuta Santa Barbara con due Angeli che mi
portano la Comunione". Poi Bilinski vide Stanislao pronunciare per tre
volte "Signore, non sono degno", e aprire le labbra come per ricevere
la Comunione. Quindi Stanislao tornò sotto le coperte. Giovanni Bilinski
testimoniò poi che Stanislao non gli parve affatto in preda a un delirio, ma
che anzi si comportava con molto rispetto e padronanza di sé".
Il secondo episodio
avvenne qualche giorno dopo. La malattia di Stanislao infatti peggiorava, al
punto che sembrava lasciare poca speranza di guarigione. Giovanni Bilinski,
stanco per tante notti passate al capezzale di Stanislao, incaricò il domestico
Lorenzo di vegliarlo al posto suo. Ma quando all'alba entrò nella sua camera,
vide Lorenzo addormentato e Stanislao seduto sul letto e tutto allegro, perché
diceva di sentirsi perfettamente guarito.
Bilinski costatò che in
effetti non aveva più febbre, ma gli proibì di alzarsi, mentre chiamava il
medico. Ma dopo due visite, il medico quella sera stessa dovette ammettere che
quel ragazzo che lui stesso aveva dato per spacciato, era veramente e senza
alcuna spiegazione plausibile improvvisamente e completamente guarito!
La
"spiegazione" la diede poi Stanislao al suo Padre Spirituale, il
P.Giovanni Donius: gli parlò di una apparizione di Maria con Gesù Bambino che
aveva avuto l'ultima notte della malattia. Raccontò a P.Donius che varie volte
in passato aveva espresso alla Vergine il desiderio di vederla. E ora che la
malattia sembrava essere fatale, era contento di poterla contemplare in Cielo.
Ma la Vergine Maria gli fece comprendere che non era ancora venuta la sua ora,
e gli apparve raggiante con il Bambino Gesù tra le braccia. Non solo, ma a un
certo punto Maria porse a Stanislao il suo Bambino, che lo accolse stringendolo
a sé. Infine Maria gli disse che voleva che lui entrasse nella Compagnia di
Gesù.
La fuga e il viaggio a
Roma
Terminati gli studi nel
1567, Stanislao volle concretizzare il suo proposito e chiese di essere ammesso
nella Compagnia di Gesù. Il P.Provinciale gli disse che occorreva il permesso
del padre, data la sua giovane età (17 anni). Ma Stanislao sapeva bene che le
idee di suo padre nei suoi confronti erano altre, e prevedeva un netto rifiuto.
Anzi, si rendeva conto che se solo avesse manifestato il suo proposito,
senz'altro lo avrebbero ostacolato in ogni modo.
Così, ritenendo
insuperabile l'opposizione della sua famiglia, decise di fuggire da Vienna, e a
piedi si recò in Germania, prima ad Ausburg e poi a Dillingen, perché un
gesuita portoghese, P.Francesco Antoni, gli suggerì di rivolgersi al tedesco
P.Pietro Canisio, Provinciale della Germania settentrionale.
Certo non sarebbe stato
un viaggio da poco: circa 600 chilometri... Stanislao si fece dare pure una
lettera per il Generale dei gesuiti, P.Francesco Borgia, nel caso che avesse
avuto un rifiuto anche dal P.Canisio. Così il 10 agosto, all'alba, disse al
domestico Laurenz di non aspettarlo a pranzo perché aveva ricevuto un invito.
Andò poi alla chiesa dei gesuiti partecipando alla Messa, e subito dopo iniziò
la sua fuga da Vienna. Appena fuori città scambiò i suoi ricchi abiti con
quelli di un mendicante, anche perché così sarebbe passato inosservato.
E la sera il fratello
Paolo, non vedendolo rientrare, cominciò a preoccuparsi, ricordandosi anche di
alcune frasi che Stanislao gli aveva detto recentemente, avvertendolo che se
continuavano le vessazioni egli se ne sarebbe andato, e di questo egli sarebbe
stato responsabile nei confronti del padre.
Quando poi venne trovata
una lettera di Stanislao, in un vocabolario di latino, nella quale svelava i
suoi progetti di fuga, Paolo e il precettore furono presi dal panico e alle
prime luci dell'alba si lanciarono all'inseguimento del fuggitivo. Ma Stanislao
era già lontano. Disse poi di aver visto la carrozza con suo fratello che lo
cercava, ma dato il suo travestimento non era facile individuarlo, e del resto
egli corse a nascondersi finché non vide tornare verso Vienna la carrozza del
fratello, dopo il vano tentativo di riprenderlo...
Come Stanislao aveva
previsto, non appena il padre fu informato della fuga di Stanislao, fu preso da
ira per quanto era accaduto, e scrisse lettere minacciose ai gesuiti, a vescovi
e cardinali dicendo che avrebbe fatto di tutto per far bandire i gesuiti dalla
Polonia, e che quanto a suo figlio, lo avrebbe fatto ricondurre in patria ad
ogni costo, anche legato mani e piedi.
Intanto Stanislao
proseguiva la sua fuga, e dopo venti giorni giungeva a destinazione, e a
Dillingen potè incontrare il P.Canisio. Questi, dopo aver conosciuto Stanislao
e averlo trattenuto con sé per un periodo di tempo, ne rimase profondamente
colpito e convinto della sua vocazione.
Anche da Vienna i
gesuiti mandarono una lettera a Roma spiegando quando era avvenuto. Il
P.Wolfgang Perringer così concludeva: "Crediamo però che tutto sia
accaduto per consiglio di Dio, che così voleva liberare questo giovane. Certo
egli ha mostrato una tale costanza che è apparso mosso non da ardore infantile
ma da ispirazione celeste".
Così insieme a due
compagni, Stanislao venne inviato a Roma, anche per allontanarlo dalle ire del
padre. Attraversando a piedi le Alpi e gli Appennini, dopo un viaggio di circa
1.500 chilometri, giunse al noviziato romano. Portava con sé una lettera del
P.Canisio che tra l'altro scriveva: "Stanislao, nobile polacco, giovane
retto e pieno di zelo... Venuto a noi desideroso di sciogliere un antico
voto... fu provato per un po' di tempo nel collegio dei convittori di Dillingen
e si mostrò sempre esatto nel proprio dovere e saldo nella vocazione... grandi
cose speriamo da lui."
La vita nel Noviziato
della Compagnia di Gesù
Il 25 ottobre i tre
pellegrini giunsero infine a Roma, e come si può ben capire le fatiche del
lungo viaggio erano evidenti. Per tre giorni furono fatti riposare e furono
affidati alle cure del novizio Stefano Augusti, che poi testimoniò di aver
trovato Stanislao "vestito assai poveramente, e a causa del lungo viaggio
e della giovane età arrivò tanto stanco che fu necessario aver particolare cura
di lui perché si rimettesse in forze prima dell'ingresso in Noviziato".
A Roma Stanislao poté
incontrarsi col superiore generale P.Francesco Borgia, che anche lui a suo
tempo aveva rinunciato ad un'alta posizione sociale per seguire Ignazio di
Loyola nella Compagnia di Gesù. Era stato infatti duca di Gandia, governatore
della Catalogna e ministro dell'imperatore Carlo V.
Stanislao iniziò il
noviziato il 28 ottobre 1567, insieme a 70 altri novizi, nella casa attigua
alla chiesa del Gesù, ma dopo tre mesi il noviziato venne trasferito presso la
chiesa di S.Andrea al Quirinale. Suo Maestro dei novizi fu prima il P.Alfonso
Ruiz e poi P.Giulio Fazio.
Come già aveva
dimostrato nella sua vita da studente, Stanislao manifestò anche in noviziato
un'intelligenza perspicace e una decisa volontà. Si distingueva per la sua fede
eucaristica, e mostrava una venerazione particolare per la Vergine Maria, che
chiamava sempre: "La mia Madre". Durante il noviziato fece i voti
religiosi di povertà, castità e obbedienza.
Come tutti i novizi
Stanislao fece gli Esercizi Spirituali di un mese, ed ebbe come compagno
Claudio Acquaviva, futuro Generale dei gesuiti, il quale per incarico del
maestro dei novizi assisteva Stanislao esponendogli i vari punti di
meditazione, tratti dal celebre metodo di Ignazio di Loyola: l'appello del Re
eterno, la vita di Gesù come appare nei Vangeli, con i misteri della sua
nascita, morte e risurrezione. Poi alla fine la "contemplazione per
raggiungere l'Amore".
Lo stesso Acquaviva fu
suo compagno negli umili lavori che si facevano svolgere ai novizi in cucina,
compreso il trasporto della legna, e poté testimoniare come Stanislao svolgesse
anche in quest'ambito i suoi compiti con esattezza, senza voler mai mettersi in
mostra o strafare...
Ogni tanto si chiedeva
ai novizi di illustrare ai compagni qualche argomento di carattere ascetico, e
Stanislao parlò un giorno della figura del missionario. Già allora la Compagnia
di Gesù aveva inviato per il mondo tanti dei suoi membri, tra cui il grande
Francesco Saverio, che è stato proclamato poi Patrono delle Missioni. Ed ecco
come Stanislao descrisse il "bagaglio" spirituale del missionario:
"Ottime scarpe di mortificazione, un ampio mantello di amor di Dio e del
prossimo, un cappello di pazienza a difesa delle avversità..." Tra quelli
che lo ascoltavano c'era il futuro martire per la fede Rodolfo Acquaviva.
Arrivò un giorno a
Stanislao una lettera minacciosa del padre, che lo qualificava come la vergogna
della famiglia Kostka, ma Stanislao restava fermo nel suo proposito. Scrisse
una lettera di risposta al padre, dicendogli che se avesse compreso quel che
Dio gli aveva fatto, non avrebbe mai pensato a riportarlo in Polonia.
Nei primi giorni di
agosto 1568 venne in noviziato Pietro Canisio, per tenere una conferenza
spirituale, e in quest'occasione Stanislao confidò di essere convinto che
quello era il suo ultimo mese di vita. E effettivamente il 10 agosto, festa di
S.Lorenzo martire, si manifestarono i primi sintomi della malattia che lo
avrebbe condotto precocemente alla morte.
Lo assalì una febbre molto
alta, che aveva fasi alterne, probabilmente malaria, e fu trasferito
nell'infermeria del noviziato. Accettò ogni sofferenza con serenità e fermezza
dicendo: "Se così piace a Dio, che non mi alzi più da questo letto, sia
fatta la sua volontà!".
Venne curato così come
lo permetteva la medicina del tempo, e come medico ebbe anche il P.Agostino
Marzino, che si era laureato a Padova prima di farsi gesuita. Intervenne un
insperato miglioramento, che fece dire all'infermiere che "ci sarebbe
voluto un miracolo per morire piuttosto che per guarire completamente".
Ma Stanislao ripeté a
questo punto che quello era il suo ultimo giorno sulla terra... Difatti le sue
condizioni peggiorarono rapidamente. Supplicò i compagni che lo stendessero per
terra, e insistette tanto che dovettero accontentarlo e lo deposero con il suo
pagliericcio sul pavimento.
A un certo punto gli
occhi di Stanislao si illuminarono, e al maestro dei novizi, che si chinò su di
lui, disse che aveva visto la Vergine Maria che veniva verso di lui per
accoglierlo in Cielo. Poco dopo spirò. Erano le prime ore del 15 agosto 1568,
festa dell'Assunzione di Maria.
Beatificazione e
Canonizzazione
Molto presto si diffuse
la fama di santità di Stanislao, e numerosi erano i romani che venivano alla
tomba del giovane novizio polacco per chiedere la sua intercessione. Un suo
compagno di noviziato, Stanislao Warszewicki, anch'egli polacco, espresse il
suo dolore dicendo: "La Compagnia di Gesù ha perso una delle colonne nei
paesi del nord Europa". Lo stesso Warszewicki, cui spesso Stanislao
confidava il suo stato d'animo, ne scrisse poi una breve biografia, che è anche
una testimonianza molto apprezzata.
Molti miracoli furono
attribuiti all'intercessione di Stanislao, e crescendo il culto si
moltiplicarono le biografie, in molte lingue, compreso il tamil e il cinese.
Iniziò il fiorire di quadri, immagini e statue, in suo onore furono innalzate
molte chiese e col suo nome battezzati un gran numero di bambini. Un culto
popolare che si estese oltre ogni aspettativa.
La beatificazione di
Stanislao fu decretata dal papa Clemente VIII, nel 1604. Fu poi proclamato
Santo da papa Benedetto XIII nel 1726, mentre rapidamente il culto nei suoi
confronti cresceva nella Chiesa Universale.
Il corpo di S.Stanislao
era stato sepolto nella chiesa da poco costruita accanto al noviziato, S.Andrea
al Quirinale, che poi venne riedificata su disegno di Giovanni Lorenzo Benini.
Ma nel 1788 il corpo di S.Stanislao fu portato prima a Gratz, in Austria, poi a
Vienna e per un certo periodo anche ad Agran, in Ungheria. Nel 1804 venne
riportato definitivamente a Roma, sempre a S.Andrea al Quirinale. L'altare di
S.Stanislao si trova in una cappella a sinistra dell'altare maggiore, dove è
posto un grande quadro di Carlo Maratta, che raffigura la Madonna con Gesù
Bambino, come apparve a S.Stanislao durante il suo soggiorno viennese.
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