ANGELI – IL BENE VINCE
La
memoria dei Santi Angeli, oggi espressamente citati nel “Martirologio Romano”
della Chiesa Cattolica, come Angeli Custodi, si celebra dal 1670 il 2 ottobre,
data fissata da papa Clemente X (1670-1676); la Chiesa Ortodossa li celebra
l’11 gennaio.
Ma
chi sono gli Angeli e che rapporto hanno nella storia del genere umano? Prima
di tutto l’esistenza degli Angeli è un dogma di fede, definito più volte dalla
Chiesa (Simbolo Niceno, Simbolo Costantinopolitano, IV Concilio Lateranense
(1215), Concilio Vaticano I (1869-70)).
Tutto
ciò che riguarda gli Angeli, ha costituito una scienza propria detta
‘angelologia’; e tutti i Padri della Chiesa e i teologi, hanno nelle loro
argomentazioni, espresso ed elaborato varie interpretazioni e concetti,
riguardanti la loro esistenza, creazione, spiritualità, intelligenza, volontà,
compiti, elevazione e caduta.
Come
si vede la materia è così vasta e profonda, che è impossibile in questa scheda
succinta, poter esporre esaurientemente l’argomento, ci limiteremo a dare qualche
cenno essenziale.
Esistenza
e creazione
La
creazione degli angeli è affermata implicitamente almeno in un passo del
Vecchio Testamento, dove al Salmo 148 (Lode cosmica), essi sono invitati con le
altre creature del cielo e della terra a benedire il Signore: “Lodate il
Signore dai cieli, lodatelo nell’alto dei cieli. Lodatelo, voi tutti suoi
angeli, lodatelo, voi tutte sue schiere… Lodino tutti il nome del Signore,
perché al suo comando ogni cosa è stata creata”.
Nel
nuovo Testamento (Col. 1.16) si dice: “per mezzo di Cristo sono state create
tutte le cose nei cieli e sulla terra”. Quindi anche gli angeli sono stati
creati e se pure la tradizione è incerta sul tempo e nell’ordine di questa
creazione, essa è ritenuta dai Padri indubitabile; certamente prima dell’uomo,
perché alla cacciata dal paradiso terrestre di Adamo ed Eva, era presente un
angelo, posto poi a guardia dell’Eden, per impedirne il ritorno dei nostri
progenitori.
Spiritualità
La
spiritualità degli angeli, è stato oggetto di considerazioni teologiche fra i
più grandi Padri della Chiesa; s. Giustino e s. Ambrogio attribuivano agli
angeli un corpo, non come il nostro, ma luminoso, imponderabile, sottile; s.
Basilio e s. Agostino furono esitanti e si espressero non chiaramente; s.
Giovanni Crisostomo, s. Gerolamo, s. Gregorio Magno, asserirono invece
l’assoluta spiritualità; il già citato Concilio Lateranense IV, quindi il
Magistero della Chiesa, affermò che gli Angeli sono spirito senza corpo.
L’angelo
per la sua semplicità e spiritualità è immortale e immutabile, privo di
quantità non può essere localmente presente nello spazio, però si rende
visibile in un luogo per esplicare il suo operato; non può moltiplicarsi entro
la stessa specie e s. Tommaso d’Aquino afferma che tante sono le specie angeliche
quanti sono gli stessi angeli, l’uno diverso dall’altro.
Nella
Bibbia si parla di angeli come di messaggeri ed esecutori degli ordini divini;
nel Nuovo Testamento essi appaiono chiaramente come puri spiriti.
Nella
credenza ebraica essi furono talvolta avvicinati a esseri materiali, ai quali
si offriva ospitalità, che essi ricambiavano con benedizioni, promesse di
prosperità, ecc.
Intelligenza
e volontà
L’Angelo
in quanto essere spirituale non può essere sprovvisto della facoltà
dell’intelligenza e della volontà; anzi in lui debbono essere molto più
potenti, in quanto egli è puro di spirito; sulla prontezza e infallibilità
dell’intelligenza angelica, come pure sull’energia, la tenace volontà, la
libertà superiore, il grande Dottore Angelico, s. Tommaso d’Aquino, ha scritto
ampiamente nella sua “Summa Theologica”, alla quale si rimanda per un
approfondimento.
Elevazione
La
Sacra Scrittura suggerisce più volte che gli Angeli godono della visione del
volto di Dio, perché la felicità alla quale furono destinati gli spiriti
celesti, sorpassa le esigenze della natura ed è soprannaturale.
E
nel Nuovo Testamento frequentemente viene stabilito un paragone fra uomini,
santi e angeli, come se la meta cui sono destinati i primi, altro non sia che
una partecipazione al fine già conseguito dagli angeli buoni, i quali vengono
indicati come ‘santi’, ‘figli di Dio’, ‘angeli di luce’ e che sono ‘innanzi a
Dio’, ‘al cospetto di Dio o del suo trono’; tutte espressioni che indicano il
loro stato di beatitudine; essi furono santificati nell’istante stesso della
loro creazione.
Caduta
Il
Concilio Lateranense IV, definì come verità di fede che molti Angeli, abusando
della propria libertà caddero in peccato e diventarono cattivi.
San
Tommaso affermò che l’Angelo poté commettere solo un peccato d’orgoglio, lo
spirito celeste deviò dall’ordine stabilito da Dio e non accettandolo, non
riconobbe al disopra della sua perfezione, la supremazia divina, quindi peccato
d’orgoglio cui conseguì immediatamente un peccato di disobbedienza e d’invidia
per l’eccellenza altrui.
Altri
peccati non poté commetterli, perché essi suppongono le passioni della carne,
ad esempio l’odio, la disperazione. Ancora s. Tommaso d’Aquino specifica, che
il peccato dell’Angelo è consistito nel volersi rendere simile a Dio.
La
tradizione cristiana ha dato il nome di Lucifero al più bello e splendente
degli angeli e loro capo, ribellatosi a Dio e precipitato dal cielo
nell’inferno; l’orgoglio di Lucifero per la propria bellezza e potenza, lo
portò al grande atto di superbia con il quale si oppose a Dio, traendo dalla
sua parte un certo numero di angeli.
Contro
di lui si schierarono altri angeli dell’esercito celeste capeggiati da Michele,
ingaggiando una grande e primordiale lotta nella quale Lucifero con tutti i suoi,
soccombette e fu precipitato dal cielo; egli divenne capo dei demoni o diavoli
nell’inferno e simbolo della più sfrenata superbia.
Il
nome Lucifero e la sua identificazione con il capo ribelle degli angeli, derivò
da un testo del profeta Isaia (14, 12-15) in cui una satira sulla caduta di un
tiranno babilonese, venne interpretata da molti scrittori ecclesiastici e dallo
stesso Dante (Inf. XXIV), come la descrizione in forma poetica della ribellione
celeste e della caduta del capo degli angeli.
“Come
sei caduto dal cielo, astro del mattino, figlio dell’aurora! Come sei stato
precipitato a terra, tu che aggredivi tutte le nazioni! Eppure tu pensavi in
cuor tuo: Salirò in cielo, al di sopra delle stelle di Dio innalzerò il mio
trono… salirò sulle nubi più alte, sarò simile all’Altissimo. E invece sei
stato precipitato nell’abisso, nel fondo del baratro!”
L’esercito
celeste
La
figura dell’Angelo come simbolo delle gerarchie celesti, in genere appare fin
dai primi tempi del cristianesimo, collocandosi in prosecuzione della
tradizione ebraica e come trasformazione dei tipi precristiani delle Vittorie e
dei Geni alati, che avevano anche la funzione mediatrice, tra le supreme
divinità e il mondo terrestre.
Attraverso
l’insegnamento del “De celesti hierarchia” dello pseudo Dionigi l’Areopagita,
essi sono distribuiti in tre gerarchie, ognuna delle quali si divide in tre
cori.
La
prima gerarchia comprende i serafini, i cherubini e i troni; la seconda le
dominazioni, le virtù, le potestà; la terza i principati, gli arcangeli e gli
angeli.
I
cori si distinguono fra loro per compiti, colori, ali e altri segni
identificativi, sempre secondo lo pseudo Areopagita, i più vicini a Dio sono i
serafini, di colore rosso, segno di amore ardente, con tre paia di ali; poi
vengono i cherubini con sei ali cosparse di occhi come quelle del pavone; le
potestà hanno due ali dai colori dell’arcobaleno; i principati sono angeli
armati rivolti verso Dio e così via.
Più
distinti per la loro specifica citazione nella Bibbia, sono gli Arcangeli, i
celesti messaggeri, presenti nei momenti più importanti della Storia della
Salvezza; Michele presente sin dai primordi a capo dell’esercito del cielo
contro gli angeli ribelli, apparve anche a papa s. Gregorio Magno sul Castel S.
Angelo a Roma, lasciò il segno della sua presenza nel Santuario di Monte S.
Angelo nel Gargano; Gabriele il messaggero di Dio, apparve al profeta Daniele;
a Zaccaria annunciante la nascita di s. Giovanni Battista, ma soprattutto portò
l’annuncio della nascita di Cristo alla Vergine Maria; Raffaele è citato nel
Libro di Tobia, fu guida e salvatore dai pericoli del giovane Tobia, poi non
citato nella Bibbia, c’è Uriele, nominato due volte nel quarto libro apocrifo
di Ezra, il suo nome ricorre con frequenza nelle liturgie orientali, s.
Ambrogio lo poneva fra gli arcangeli, accompagnò il piccolo s. Giovanni
Battista nel deserto, portò l’alchimia sulla terra.
L’angelo
nell’arte
Ricchissima
è l’iconografia sugli angeli, la cui condizione di esseri spirituali, senza età
e sesso, ha fatto sbizzarrire tutti gli artisti di ogni epoca, nel raffigurarli
secondo la dottrina, ma anche con il proprio estro artistico.
Gli
artisti, specie i pittori, vollero esprimere nei loro angeli un sovrumano stato
di bellezza, avvolgendoli a volte in vesti sacerdotali o in classiche tuniche,
a volte come genietti dell’arte romana, quasi sempre con le ali e con il nimbo
(nuvoletta); dal secolo IV e V li ritrassero in aspetto giovanile, efebico,
solo nell’epoca barocca apparirà il tipo femminile.
Gli
angeli furono raffigurati non solo in atteggiamento adorante, come nelle
magnifiche Natività o nelle Maestà medioevali, ma anche in atteggiamento
addolorato e umano nelle Deposizioni, vedasi i gesti di disperazione per la
morte di Gesù, degli angeli che assistono alla deposizione dalla croce, nel
famoso dipinto di Giotto “Compianto di Cristo morto” (Cappella degli Scrovegni,
Padova).
Poi
abbiamo angeli musicanti e che cantano in coro, che suonano le trombe
(tubicini); gli angeli armati in lotta con il demonio; angeli che accompagnano
lo svolgersi delle opere di misericordia, ecc.
L’angelo
nella Bibbia
Specifici
episodi del Vecchio e Nuovo Testamento, indicano la presenza degli Angeli: la
lotta con l’angelo di Giacobbe (Genesi 32, 25-29); la scala percorsa dagli
angeli, sognata da Giacobbe (Genesi, 28, 12); i tre angeli ospiti di Abramo
(Genesi, 18); l’intervento dell’angelo che ferma la mano di Abramo che sta per
sacrificare Isacco; l’angelo che porta il cibo al profeta Elia nel deserto.
L’annuncio
ai pastori della nascita di Cristo; l’angelo che compare in sogno a Giuseppe,
suggerendogli di fuggire con Maria e il Bambino; gli angeli che adorano e
servono Gesù dopo le tentazioni nel deserto; l’angelo che annunciò alla
Maddalena e alle altre donne, la resurrezione di Cristo; la liberazione di s.
Pietro, dal carcere e dalle catene a Roma; senza dimenticare la cosmica e
celeste simbologia angelica dell’Apocalisse di s. Giovanni Evangelista.
L’Angelo
Custode
Infine
l’Angelo Custode, l’esistenza di un angelo per ogni uomo, che lo guida, lo
protegge, dalla nascita fino alla morte, è citata nel Libro di Giobbe, ma anche
dallo stesso Gesù, nel Vangelo di Matteo, quando indicante dei fanciulli dice:
“Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i
loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”.
La
Sacra Scrittura parla di altri compiti esercitati dagli angeli, come quello di
offrire a Dio le nostre preghiere e sacrifici, oltre quello di accompagnare
l’uomo nella via del bene.
Il
nome di ‘angelo’ nel discorrere corrente, ha assunto il significato di persona
di eccezionale virtù, di bontà, di purezza, di bellezza angelica e indica
perfezione.
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