BEATA SUOR ZDENKA
Nel
suo 102° viaggio apostolico per il mondo, papa Giovanni Paolo II il 14
settembre 2003, ha beatificato con una solenne celebrazione tenuta a Bratislava
in Slovacchia, la suora Zdenka Cecilia Schelingova e il vescovo Vasil’ Hopko
ambedue martiri slovacchi, testimoni del nostro tempo.
Il
papa ha invitato i presenti e tutto il popolo slovacco, a rivolgere lo sguardo
alla Croce, perché in quel giorno si celebrava appunto nella liturgia cattolica
l’Esaltazione della Santa Croce, indicando ancora una volta alla Chiesa e al
mondo la misteriosa fecondità di quel legno, sul quale: “s’incontrano la
miseria dell’uomo e la misericordia di Dio. È certamente la meditazione di
questo grande e mirabile mistero, che ha sostenuto i due Beati nella scelta di
vita consacrata e particolarmente, nelle sofferenze affrontate durante la
terribile prigionia. Entrambi rifulgono davanti a noi come esempi luminosi di
fedeltà; in tempi di dura e spietata persecuzione religiosa il vescovo Vasil’
non ha mai rinnegato il suo attaccamento alla Chiesa Cattolica e al papa e suor
Zdenka non ha esitato a mettere a repentaglio la sua stessa vita per aiutare i
ministri di Dio”.
E
alla presenza di tanti vescovi, qualche cardinale, sacerdoti e suore, ancora
viventi, testimoni e vittime di quella che fu la ‘Chiesa del silenzio’ chiamata
pure ‘Chiesa delle catacombe del XX secolo’, esistita nei Paesi della sfera comunista
dell’Unione Sovietica, il papa ha riconfermato ancora una volta la riconoscenza
della Chiesa Cattolica verso questi suoi figli e verso queste terre irrigate
dal sangue dei martiri di ieri e di oggi, per la fedeltà dimostrata, nonostante
tutte le persecuzioni; e di cui suor Zdenka è una delle tante e forse poco
conosciute figure esemplari, di cui man mano emergono il loro soffrire e il
loro martirio.
Cecilia
Schelingova (questo il suo nome da laica), nacque il 25 dicembre 1916 a Krivá,
nel distretto di Dolny in Slovacchia, penultima di 11 figli, i suoi genitori
Pavol e Zugana, onesti contadini, impartirono ai loro figli un’educazione
religiosa, fondata sulla preghiera e sull’onestà nel lavoro.
Si
distinse fra i compagni di scuola per diligenza, obbedienza e nella prontezza
ad aiutare gli altri; attratta dalla carità e dal prodigarsi delle Suore della
Carità della Santa Croce, appena quindicenne volle entrare nella loro
Congregazione, con il consenso orgoglioso dei suoi familiari.
Fece
il suo noviziato, abbinando nel contempo la scuola infermieristica e il 30
gennaio 1937 emise i primi voti cambiando il nome in Zdenka (Sidonia). Con il
diploma di infermiera svolse questa attività a Humenné e dal 1942 in poi,
circondata da stima per le sue qualità, lavorò nel reparto di radiologia
dell’Ospedale Statale di Bratislava con competenza, generosità e amore per gli
ammalati, da molti considerata un “modello di suora e di infermiera
professionale”.
Nel
1948 avvenne il cambiamento politico nell’ex Cecoslovacchia e il partito
comunista incominciò una vera e propria persecuzione contro la Chiesa
Cattolica, usando discriminazioni per i fedeli, lo scioglimento di Ordini
religiosi, sacerdoti e religiosi mandati ai lavori forzati, vescovi e loro
collaboratori perseguitati ed imprigionati.
Anche
le suore della sua Congregazione vivevano nel timore e nelle difficoltà sempre
più pesanti, suor Zdenka Schelingova condivise nel suo animo, le sofferenze
della Chiesa Slovacca oppressa dal regime e secondo le sue possibilità, cercò
di aiutare alcuni sacerdoti in difficoltà per la loro fede.
Con
grande coraggio riuscì a far fuggire il 20 febbraio 1952, un sacerdote
cattolico detenuto, ma in cura presso l’ospedale, per gli esiti delle torture
subite durante gli interrogatori e già destinato ai lavori forzati in Siberia.
In
uno slancio offrì a Dio la sua vita per la salvezza del suo ministro; ma la
cosa non era passata inosservata del tutto, per cui il regime comunista
totalitario spinse la Polizia segreta di Stato, a tendere una trappola per
liquidare la suora ospedaliera, da tutti benvoluta.
E
così otto giorni dopo, il 29 febbraio 1952, quando suor Zdenka cercò di far
scappare altri sei sacerdoti, fu scoperta ed arrestata. Subì nei giorni
seguenti terribili interrogatori in carcere, con umiliazioni e torture, finché
il 17 giugno 1952 fu condannata a dodici anni di carcere, con l’accusa di alto
tradimento, più dieci anni di perdita dei diritti civili; fu evidente che la
condanna era inflitta nell’ambito della persecuzione contro la Chiesa Cattolica
e non per un attentato alla sovranità dello Stato, del resto era questa la
motivazione con cui venivano condannati tanti ecclesiastici.
Pur
subendo percosse e sofferenze, non provò nessun rancore verso i suoi aguzzini,
anzi perdonandoli e disposta anche a morire per Dio e il bene della Chiesa.
Passò da un carcere all’altro (Rimavska Sabota, Brno, Praga, Pardubice)
riportandone gravi conseguenze per la sua salute; avendo timore che morisse in
carcere, il 15 aprile 1955 fu rimessa in libertà, ma per la paura dovuta alla
situazione politica, non venne accolta nell’ospedale di Bratislava; fu invece
accettata in quello di Trnava.
Dopo
poco più di tre mesi, trascorsi sopportando la malattia con umiltà ed abbandono
alla volontà di Dio, morì di cancro (questo è scritto sul certificato di morte)
il 31 luglio 1955, a soli 38 anni.
Nel
1970 il tribunale di Bratislava e la Corte Suprema hanno riconosciuto
l’innocenza di suor Zdenka dall’infamante accusa; le sue consorelle e il popolo
slovacco ricordano la sempre sorridente suora, come una religiosa che ha
camminato sulla via della perfezione, imitando Cristo soprattutto nella
sopportazione delle sofferenze e considerandola come martire della fede.
Oggi
le sue spoglie riposano nella Chiesa della Santa Croce in Podunajske Biskupice.
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