SANTA GIULIA
Si narra che la nostra
Santa fosse una nobile ragazza cartaginese del V sec. d. C. che, caduta in
schiavitù, fu acquistata da un commerciante, un certo Eusebio, e condotta in
Siria. Eusebio, sebbene pagano, teneva però in gran considerazione le doti
umane e spirituali di Giulia, essendo lei una schiava dolce, sottomessa e
devota, tanto da portarla con sé nei suoi viaggi.
In uno di questi, a
causa di un naufragio, la nostra Santa giunse in Corsica. Qui tutti i
naufraghi, compreso Eusebio, sacrificarono agli dei, per essere scampati alla
morte. Tutti, tranne ovviamente Giulia, perché cristiana.
Il governatore del
posto, Felice, uomo violento e crudele, vorrebbe acquistare la bella schiava,
ma Eusebio rifiutò la pur allettante proposta, tenendo molto alla donna. Una
sera, allora, Felice, approfittando dell’ubriachezza di Eusebio, si fece
condurre dinanzi Giulia, offrendole la libertà qualora avesse sacrificato agli
dei. La Santa rifiutò con una secca risposta, essendo, del resto, lei già libera
servendo Gesù Cristo come non poteva mai esserlo servendo gli idoli pagani.
Felice, indignato, tentò
in vari modi di far abiurare la giovane dalla propria fede. Tutti i suoi
sforzi, ciononostante, si rivelarono inutili. Per questo, non esitò a ricorrere
a violenze, facendola percuotere e flagellare. Da ultimo, ordinò che le fossero
strappati i capelli e che, come il Maestro che lei seguiva, fosse crocifissa a
due legni in forma di croce, e gettata in mare.
Avvertiti
misteriosamente in sogno alcuni monaci della vicina isola di Gor-gona di quanto
accaduto, questi avvistarono al largo la croce con il corpo della martire
ancora inchiodate mani e piedi. Non solo. Attaccato alla croce vi era un
cartiglio, scritto da mani angeliche, con il nome e la storia del martirio.
Recuperato il corpo e trasportatolo nella loro isola, dopo averlo ripulito ed
unto con aromi, lo deposero in un sepolcro.
Sin qui la Passio.
Alcuni studiosi
ritengono, però, che in verità, Giulia, di origine cartaginese, fosse morta
martire in una delle persecuzioni sotto Decio (250 circa d.C.) o Dio-cleziano
(304 d.C.) e che, a seguito dell’invasione dell’Africa da parte dei Vandali di
Genserico, di fede ariana, alcuni cristiani fuggirono, portando con loro le
reliquie della martire, riparando in Corsica. Lì la Passio originaria fu
arricchita di taluni particolari che fecero assomigliare sempre più il racconto
del supplizio della giovane a quello della Passione del Signore (di qui il
riferimento alla flagellazione, alla crocifissione, all’unzione del corpo,
ecc.).
Sebbene la martire fosse
morta in Corsica e fosse poi approdata presso altri lidi, lei non è stata
dimenticata nell’isola francese prossima all’Italia, di cui è ancora patrona.
Nel 762 d.C. circa, la
regina Ansa, moglie del re longobardo Desiderio, fece traslare le reliquie di
S. Giulia a Brescia approdandole, dapprima, nei pressi dell’antico nucleo
urbano dell’odierna città di Livorno dove, sin dall’VIII – IX se-colo, il culto
della martire si è diffuso anche in questa parte della Toscana. A Bre-scia,
probabilmente nel 763, papa Paolo I le consacrò una Chiesa.
Nel Palazzo dei Dogi a
Venezia si conserva un famoso trittico, Il martirio di Santa Giulia di Corsica,
di Hieronymus Bosch. La devozione alla Santa, umile e laboriosa, fedele imitatrice
del suo Padrone Celeste fin nei particolari del supplizio, è legata alle piaghe
che l’hanno contraddistinta. Per questo, è invocata nelle patologie delle mani
e dei piedi.
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