SERVO DI DIO LUIGI LO VERDE
Filippo Lo Verde nacque
il 20 dicembre 1910 a Tebourba presso Tunisi: i suoi genitori, Giovanni Lo
Verde e Rosa Macaluso, erano emigrati da Palermo alla Tunisia per cercare
lavoro. Precisamente, il padre esercitava il mestiere di muratore e di
costruttore, mentre la madre gestiva un negozio di salumeria e generi
alimentari.
Attraverso l’esercizio
dei loro lavori i genitori mantenevano la numerosa famiglia, che contava in
tutto dodici figli, sette dei quali sopravvissuti all’infanzia. Filippo, che
era l’ultimo, fu battezzato il 1° gennaio del 1911 nella parrocchia delle SS.
Perpetua e Felicita a Tebourba.
Dopo pochi mesi, a
settembre, la famiglia fu costretta a lasciare la Tunisia e rientrare a
Palermo, dove Filippo poté trascorrere l’infanzia e la fanciullezza in un
ambiente familiare profondamente religioso. Sotto la guida delle Dame del Sacro
Cuore, nell’aprile 1917, a sei anni e mezzo, ricevette la Prima Comunione e, in
Cattedrale, la Cresima. Compì invece gli studi elementari in una scuola privata
gestita da un sacerdote.
Pur essendo come tutti i
bambini vivace, amante dei giochi, scherzoso e monello, iniziò a maturare il
gusto della preghiera solitaria, o in una piccola cappella di campagna, o
contemplando le meraviglie della creazione. In particolare, era molto devoto a
Gesù Bambino.
Vocazione alla vita
consacrata
A dodici anni, Filippo
avvertì il dono divino della vocazione al sacerdozio. I genitori pensarono
quindi di aggregarlo al gruppo dei chierichetti della cattedrale di Palermo, ma
rimase pochi giorni. Lo iscrissero allora all’Oratorio di San Filippo Neri
presso la chiesa di Sant’Ignazio all’Olivella, ma neanche quello era il suo
posto.
Le sue sorelle Angela e
Ninfa, intanto, frequentavano la chiesa dell’Immacolata (successivamente
sostituita, nel 1945, dal nuovo tempio parrocchiale dedicato al Sacro Cuore di
Gesù) dei Frati Minori Conventuali in piazza della Noce. Lì avevano sentito
parlare di Antonina Spatola, una Terziaria francescana molto devota, che
risiedeva nei pressi del convento. Andarono a trovarla con Filippo e, quando
lei venne a sapere che desiderava diventare sacerdote, s’incaricò di fare da
tramite con padre Girolamo Giardina, allora superiore del convento e, dal 1922
al 1940, Ministro Provinciale dei Frati Minori Conventuali di Sicilia.
L’indomani il ragazzo
incontrò il frate, che in un successivo incontro gli regalò una biografia di
san Francesco d’Assisi. Per leggerla con calma, Filippo si ritirava nella
cappellina di famiglia, ma non ebbe nemmeno terminato il libro che i familiari
lo sentirono esclamare: «Basta! Il Signore mi vuole qua», ossia francescano.
Contrasti in famiglia
Il padre era
tendenzialmente favorevole, ma gli chiese perché volesse proprio farsi frate.
Filippo dichiarò apertamente: «Siccome in mezzo al mondo io non ci voglio
stare, mi faccio religioso per farmi santo». In realtà, la madre costituiva
l’ostacolo maggiore, perché gli era molto affezionata. Così, il giorno
dell’onomastico di lei, il 30 agosto 1922, il ragazzo le scrisse una lettera e
la mise sotto il piatto di lei.
Quando la famiglia fu a
tavola, la mamma gli chiese di leggere lui stesso il testo, dove scriveva, tra
l’altro (seguiamo la trascrizione contenuta nel suo Epistolario): «Mamma mi
dica presto di sì, che cosa mi fa aspettare ancora? Non vede che Gesù mi chiama
allo stato religioso, ma poi che cosa ne godiamo di questo mondo?». Più avanti:
«Lei non si deve fare vincere dal demonio perché il demonio non vuole che lei
mi consegnai a Gesù, egli fa mettere tutti questi pensieri in testa, ma noi non
dobbiamo fare vincere al demonio dobbiamo fare vincere al Signore». Commossa da
quella determinazione, lei pronunciò il suo sì.
Aspirante dei Frati
Minori Conventuali
Il 15 ottobre 1922
Filippo lasciò la casa paterna per il convento di San Francesco a Mussomeli, in
provincia di Caltanissetta, per iniziare il probandato e frequentare le scuole
medie. Il 21 gennaio 1923 indossò il saio francescano e assunse il nome
religioso di fra Luigi. Proseguì la formazione nel seminario francescano di
Montevago presso Agrigento, dal 1 ottobre 1924; lì completò le medie e il
ginnasio.
I primi tempi furono
felici, tanto che poteva scrivere di sentirsi come in Paradiso. Alla sorella
Ninfa l’8 novembre 1925, invece, si rivolse con queste parole: «Oh! sorellina
mia, non ti puoi immaginare in qual modo il cuor mio si inonda di gioia, e in
me cresce sempre più l’amore verso lo Sposo dell’anima mia». E poi aggiunse:
«Sì, sorellina mia, io desidero, bramo, voglio e Gesù più di me, che io mi
faccia santo, gran santo, e perché dunque non soddisfare questo desiderio di
Gesù?».
Padre Pellegrino
Catalano, che fu suo direttore e guida spirituale, dichiarò che il giovane Lo
Verde «fu sempre modello della virtù religiosa e spiccavano in lui l’obbedienza
illimitata, la semplicità quasi infantile, l’amore alla santa Eucaristia, alla
Croce, alla Vergine Madre; quanti l’avvicinavano e lo vedevano, anche secolari,
ne restavano ammirati».
Malattia e professione
religiosa
Ma a già a 16 anni,
nella primavera del 1926, si rivelarono in Filippo i primi avvisi di una
costante oligoemia, seguita a intervalli da forti esaurimenti. La malattia ebbe
fasi alterne e con varie complicazioni, oltre alle cefalee che gli rendevano
difficile l’applicazione allo studio.
In uno dei periodi di
tregua, poté cominciare il noviziato il 7 dicembre 1926, mentre l’8 dicembre
1927, un anno dopo, emise la professione religiosa temporanea a Montevago.
Le tentazioni di fra
Luigi
Nel 1927 tornò a
Mussomeli per completare gli studi di Filosofia e il liceo. Tuttavia, in una
sua lettera del 4 luglio 1928, si lamentò di essere un «deserto di aridità
spirituale», che metteva a dura prova il suo fervore e la sua costanza. Non gli
mancavano, in effetti, le tentazioni: la nostalgia di casa, certo, ma soprattutto
quelle contro la virtù della purezza.
Tremendi incubi
l’assalivano, ma lui sapeva come difendersi: respingeva le figure deformi che
gli si presentavano a colpi di cordone, oppure afferrava la corona del Rosario
e pregava con intensità. Nonostante la malattia, poi, si sottoponeva a digiuni,
che i suoi superiori più volte gli vietarono. Alla fine superò il periodo
critico aggrappandosi all’Eucaristia, come gli suggeriva il padre spirituale.
Continua la formazione
Nel novembre 1928 lasciò
Mussomeli e si trasferì al Collegio Serafico del Sacro Cuore alla Noce a
Palermo, dove concluse il corso filosofico, ma fu colto nuovamente dalla
malattia. Si riprese nell’estate del 1929, trascorrendo le vacanze a Mussomeli
e in famiglia, dove l’aria buona e l’affetto familiare lo ritemprarono nel
corpo e nello spirito.
Nell’ottobre 1929 iniziò
il corso di Teologia presso il Seminario arcivescovile di Palermo, riuscendo a
completarlo a malapena: non poté infatti presentarsi agli esami a causa del
riacutizzarsi della malattia.
Nei due anni successivi
si sottopose a vari tentativi terapeutici, ma senza esito favorevole. In tanta
incertezza e sofferenza ebbe due momenti di grande gioia: la tonsura clericale,
il 28 febbraio 1931, e i primi due ordini minori, il 30 maggio 1931.
Ultima malattia e morte
Il 15 ottobre 1931,
mentre si trovava a casa per una breve visita ai genitori, si sentì svenire e
fu costretto a mettersi a letto, da dove non si alzò più. Ormai cosciente
dell’inutilità delle cure, fra Luigi si affidò a Dio con piena adesione alla
Sua volontà e con una grande serenità. La lunga e fastidiosa malattia, divenne
gioiosa offerta e configurazione a Cristo sofferente, intessuta di ardenti
invocazioni.
Dopo aver ricevuto il
Santo Viatico e l’unzione degli infermi, esclamò: «Com’è dolce il passaggio per
il Cielo!». Morì nella sua casa di Palermo il 12 febbraio 1932, a soli 21 anni,
per un’occlusione intestinale.
La causa di
beatificazione
L’inchiesta diocesana è
stata realizzata negli anni 1985-‘88, mentre il decreto sulla validità
dell’inchiesta stessa è stato emanato dalla Congregazione delle Cause dei Santi
il 22 febbraio 1992. Nello stesso anno, il 16 maggio, ha avuto luogo la
ricognizione dei resti mortali di fra Luigi, già esumati dal cimitero di
Sant’Orsola a Palermo. Da allora si conservano nella chiesa parrocchiale del
Sacro Cuore di Gesù alla Noce, a Palermo: precisamente, sono stati collocati in
un sepolcro marmoreo presso la cappella dell’Immacolata, sul lato destro della
navata adiacente all’ingresso della sacrestia.
La sua “Positio super
virtutibus”, completata nel 1997, è stata discussa l’8 maggio 2014 dal
Congresso Peculiare dei Consultori Teologi, che vi hanno visto provata
l’eroicità delle virtù dopo la risposta della Postulazione ai loro quesiti. I
Cardinali e Vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi hanno
confermato questo parere positivo nella Sessione Ordinaria del 17 maggio 2016.
Ricevendo in udienza il
cardinal Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il
14 giugno 2016, papa Francesco ha quindi autorizzato la promulgazione del
decreto con cui fra Luigi Lo Verde è stato dichiarato Venerabile.
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