SERVO DI DIO ISABELLA CRISTINA MRAD CAMPOS
La sua è una storia di
ordinaria violenza. E di straordinaria resistenza: non tanto o non solo per
difendere la sua dignità di donna, ma soprattutto i valori in cui crede e di
cui mai ha fatto mistero. Per questo, in parrocchia e in diocesi, dal giorno
dopo della morte e in questi tre decenni, parlano di lei come della “loro”
martire e ricorrono volentieri alla sua intercessione, come a quella di una
piccola santa. E hanno portato in chiesa i suoi resti, davanti ai quali pregano
come se si trattasse di reliquie degli antichi martiri mentre, i giovani
soprattutto, lasciano su foglietti i loro messaggi: di invocazione, di aiuto,
ma anche di ammirazione e di lode per la sua eccezionale testimonianza
cristiana. Isabel Cristina Mrad
Campos nasce a Barbacena, in Brasile, il
29 luglio 1962, e respira in famiglia una fede autentica che si traduce in
concreti gesti di carità. Papà è presidente della San Vincenzo parrocchiale e sulla sua scia si muove tutta la famiglia
ed in particolare lei, che se non avrà il tempo per entrare a tutti gli effetti
nella “San Vincenzo”, ne vive lo spirito e ne assume lo stile. Per questo a
scuola si accorgono che “Cris” (come ama farsi chiamare) ha una spiccata
predilezione per i compagni più poveri o con maggiori difficoltà di
apprendimento; e in parrocchia constatano che è sempre in prima fila in tutte
le occasioni benefiche ; e nella San Vincenzo testimoniano la sua disponibilità
a farsi carico dei bambini con handicap e si commuovono pensando alla
delicatezza ed alla premura con cui li imbocca e li pulisce. Cris ha grandi
sogni, come ogni giovane, ma forse non è un caso che pensi ad un futuro da
medico, allenata com’è a prendersi cura dei più deboli. Ha pure un fidanzato,
con il quale progetta un futuro di coppia, ma il presente lo vive con lui alla
luce del sole, rinunciando, pur con sacrificio, a “sbocconcellare” l’amore
prima del matrimonio, in attesa di viverlo in pienezza dopo. “Sorridi, Gesù ti
ama”, è il suo programma di vita, che cerca di tradurre in pratica con lo
sforzo quotidiano. Nell’aprile 1982 si trasferisce a Juíz de Fora per
frequentare l’università e, all’inizio, divide l’appartamento con alcune
amiche; soltanto alcuni mesi dopo, quando viene raggiunta dal fratello, cerca insieme
a lui un alloggio più tranquillo, che favorisca lo studio e che cercano di
arredare con il minimo indispensabile. Una cosa, soprattutto, Cris cerca subito
nella nuova città: il “Cenacolo”, dove l’Eucaristia è esposta in modo
permanente e dove può trascorrere lunghi periodi di adorazione quotidiana.
Perché la preghiera personale e la partecipazione all’Eucaristia stanno
diventando per lei sempre più determinanti e orientativi per il suo cammino,
pur in modo sempre così discreto e talmente privo di ostentazione che familiari
ed amici se ne accorgeranno e lo annoteranno solo dopo la morte. Il 30 agosto un ragazzo entra nel suo
appartamento per il montaggio di un armadio e le rivolge parole oscene e
proposte neppur troppo velate, che Cris respinge e puntualmente riferisce sia
al fratello che alle amiche, con disappunto e fastidio. Non avendo terminato il
montaggio, il ragazzo ritorna nell’appartamento il 1° settembre, ma con ben
altre intenzioni. Gliele palesa da subito
in modo esplicito, ma trovando il netto rifiuto della ragazza ricorre alle
maniere forti, picchiandola brutalmente e legandola, non prima di aver alzato a tutto volume radio e
televisione per mimetizzare le invocazioni di aiuto di Cris. Che in mezzo alle
sevizie sgrana il rosario, utilizzando la coroncina che porta al dito come
anello, senza cedere al suo aguzzino, costretto a finirla con quindici
coltellate, prima di darsi alla fuga, forse lui stesso terrorizzato per lo
scempio compiuto su quel fragile corpo, dimostratosi tuttavia più forte della
sua furia omicida. Sul quale, infatti, non è riuscito a prevalere, come
dimostrerà l’autopsia, rivelando anche la castità mantenuta nel fidanzamento.
La voce del popolo, come sempre, precede
il pronunciamento della Chiesa, ritenendo quella ragazza di 20 anni martire e
santa al pari di Maria Goretti. L’inchiesta diocesana, avviata nel 2001 per desiderio del vescovo di
Mariana, si è conclusa nel 2009 e la causa è così entrata nella “fase romana”
che dovrà accertare se quello di Cris fu vero martirio. Poi, a Dio piacendo,
arriverà la beatificazione.
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