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Visualizzazione dei post da settembre, 2017

SANTA FRANCESCA ROMANA

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Il Cinquecento fu un secolo in cui nacquero e operarono figure di grande santità, che rivoluzionarono il cammino della Chiesa nei secoli successivi; ma nel Quattrocento ci fu un preludio di tale fioritura, con il sorgere specie in Italia, di sante figure di uomini e donne, che vivendo in un’epoca di grandi trasformazioni, artistiche, letterarie, filosofiche, che prese il nome di ‘Rinascimento’ e che si manifestò essenzialmente come “scoperta del mondo e dell’uomo”, seppero mettere in pratica questo sorgente umanesimo, prestando attenzione all’umanità sofferente nel corpo e assetata di istruzione e guida spirituale nell’anima. Si ricorda alcuni di questi campioni della santità cattolica del XV sec.: San Giovanni da Capestrano († 1456) francescano; san Giacomo della Marca, († 1476) frate Minore; sant’Angela Merici (1474-1540), fondatrice delle Orsoline; san Bernardino da Siena († 1444), frate Minore; santa Rita da Cascia († 1457), agostiniana; san Vincenzo Ferrer († 1419), domenic

SANTA DOROTEA

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Il sei di febbraio cade la memoria significativa e simbolica di Santa Dorotea, vergine e martire nel 284 d.C., considerata patrona dei fioristi e dei fruttivendoli per il famoso miracolo del cesto di mele e rose in pieno inverno, e molto venerata nel Medio Evo tanto da essere una delle quatuor virgines capitales (insieme a Caterina, Barbara e Margherita), oltre che inserita nel gruppo dei santi auslitatori. La sua vicenda si svolge nella Cappadocia, antica regione dell'Asia Minore, qui sorgeva la città di Cesarea, capitale così chiamata in onore dell'imperatore Tiberio. In questa città sul finire del III secolo viveva la nostra Dorotea, la quale con molta dedizione e costanza onorava il Signore in digiuni e orazioni, sin da bambina si distingue per le opere di carità, straordinaria saggezza e purezza di cuore. La sua passio molto antica, ma integrata da molti elementi leggendari, fa capire che la fanciulla fu anche oggetto d'invidia da parte di molti, incapaci di g

SAN GIUSEPPE MOSCATI

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Giuseppe Moscati fu uno dei medici più conosciuti della Napoli d’inizio Novecento. Per la sua capacità di coniugare scienza e fede, è riconosciuto come Santo dalla Chiesa cattolica a partire dal 1987. Ancora oggi riceve visite da persone di ogni parte del mondo, non solo per le infermità fisiche, ma anche per i mali che colpiscono l’animo degli uomini del nostro tempo. Contrariamente a quanto si possa credere, non nacque a Napoli, ma a Benevento, il 25 luglio 1890, da Francesco Moscati, magistrato, e Rosa de Luca; fu il settimo dei loro nove figli. Si trasferì nel capoluogo campano quando aveva quattro anni, dopo una breva permanenza ad Ancona, per via del lavoro del padre. L’8 dicembre 1888 ricevette la Prima Comunione da monsignor Enrico Marano nella chiesa delle Ancelle del Sacro Cuore, fondate da santa Caterina Volpicelli. Studiò presso il liceo «Vittorio Emanuele»; dopo il conseguimento del diploma di maturità classica, nel 1897, iniziò gli studi universitari presso la fa

SAN GIOVANNI NEPOMUCENO

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Il suo culto dovrebbe tornare in auge, visti i sempre maggiori rischi di alluvioni ed esondazioni che minacciano il nostro territorio. Ma  lui, Giovanni di Nepomuk, che di ponti acque ed alluvioni varie da sempre è il protettore, emerge dalle nebbie della storia in contorni un po’ sfocati al punto che nei primi decenni del secolo scorso ne fu messa in dubbio addirittura l’esistenza e pertanto numerose sue statue sono state abbattute o rimosse. Cominciamo subito dalla tradizione più antica, messa in dubbio specialmente in ambito protestante, in cui  si parla dell’eroismo di  un certo “Magister Jan”, originario di Nepomuk in Boemia, che pur di non tradire il segreto della confessione viene gettato vivo nella Moldava, morendovi per affogamento. Protagonisti di questo macabro fatto di cronaca nera che si tinge di martirio, oltre al già citato prete Giovanni, c’è naturalmente un re corrotto e vizioso, non a caso ribattezzato il “re fannullone”, quasi a confermare che l’ozio è davvero i

SAN GIOVANNI DELLA CROCE

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Nell’immaginario collettivo la grandezza di un uomo viene misurata e ammirata non solo per come ha saputo vivere la propria avventura umana, ma anche per il modo in cui ha affrontato le ore del supremo transito dagli affanni della vita mortale “all’altra riva” quella di Dio. Il momento della propria morte: quello delle scelte definitive, cioè della “crisi” finale, che fa paura a tutti. Giovanni della Croce sul letto di morte, ai suoi confratelli che gli leggevano le preghiere dei moribondi, chiese qualcosa di più “allegro”: domandò espressamente qualche versetto del Cantico dei Cantici, un bellissimo e travolgente poema d’amore dell’Antico Testamento (che lui ben conosceva). Non andava forse incontro all’Amore? Allora ci voleva qualcosa di più appropriato. Dopo la lettura Giovanni finì il cammino terreno pregando le parole “Nelle tue mani, Signore, affido, il mio spirito”. Cioè nelle mani di Dio Amore, per il quale era vissuto, aveva lavorato e sofferto, per quel Dio c

SAN PIETRO APOSTOLO

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San Pietro è l’apostolo investito della dignità di primo papa da Gesù Cristo stesso: “Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia Chiesa”. Pur non essendo stato il primo a portare la fede a Roma, ne divenne insieme a s. Paolo, fondatore della Roma cristiana, stabilizzando e coordinando la prima Comunità, confermandola nella Fede e testimoniando con il martirio la sua fedeltà a Cristo. Nacque a Bethsaida in Galilea, pescatore sul lago di Tiberiade, insieme al fratello Andrea, il suo nome era Simone, che in ebraico significava “Dio ha ascoltato”; sposato e forse vedovo perché nel Vangelo è citata solo la suocera, mentre nei Vangeli apocrifi è riportato che aveva una figlia, la leggendaria santa Petronilla; il fratello Andrea, dopo aver ascoltato l’esclamazione di Giovanni Battista: ”Ecco l’Agnello di Dio!” indicando Gesù, si era recato a conoscerlo ed ascoltarlo e convintosi, disse poi a Simone “Abbiamo trovato il Messia!” e lo condusse con sé da Gesù. Pietro fu chiamato da C

IL SERVO DI DIO MONS. LUIGI SODO

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Luigi Sodo nacque a Napoli nel rione Chiaia il 26 maggio 1811, quando il mare in quell’epoca lambiva la cosiddetta Riviera di Chiaia, poi arretrato per la realizzazione della monumentale Villa Comunale e il celebre lungomare. I suoi genitori Baldassarre e Marianna Riccio, ebbero cinque figli di cui due, Giovanni e Luigi, intrapresero la vita ecclesiastica. Verso i 13 anni, guidato spiritualmente dal canonico Antonio Grasso, si orientò verso il sacerdozio, frequentando da esterno il liceo arcivescovile napoletano, distinguendosi sia negli studi classici, sia in quelli teologici. Venne ordinato sacerdote nel dicembre 1834 dal cardinale Giudice Caracciolo e laureandosi in Teologia qualche tempo dopo, nella Regia Università di Napoli. Quando fu ordinato sacerdote, anche il fratello Giovanni lasciò la famiglia, per andare a vivere insieme al fratello, cominciando a partecipare alle prime esperienze pastorali di Luigi, e da allora gli fu intimo collaboratore per tutta la vita. Il

BEATO TOMMASO MARIA FUSCO

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Qualcuno gli aveva predetto che avrebbe dovuto trangugiare un sacco di amarezze, ma sicuramente neanche lui si sarebbe immaginato quante e, soprattutto, da parte di chi. Nasce il 1° dicembre 1831 a Pagani, in provincia di Salerno, proprio mentre in Italia, e soprattutto nel Meridione, è tutto un fermento di indipendentismo che alimenta rivoluzioni e disordini. E’ il settimo degli otto figli di una famiglia agiata e molto in vista: suo papà è farmacista, sua mamma una nobildonna, ma se ne vanno troppo presto, tanto che a 10 anni è già orfano di entrambi i genitori. Nel 1839 a Pagani si festeggia solennemente la canonizzazione di Alfonso Maria de’ Liguori: “sarò prete anch’io”, promette a se stesso e agli altri il bambino che ha solo 8 anni. Le prime difficoltà nascono proprio in casa, dove il fratello maggiore e uno zio paterno sono già preti, perchè due vocazioni in una casa sono ritenute più che sufficienti. Senza contare che su di lui si concentrano le speranze per la continuità