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Visualizzazione dei post da giugno, 2016

BEATA CAROLINA KOZKA

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Nacque il 2 agosto 1898 a Wal-Ruda (Tarnów), in una famiglia contadina, povera, umile e numerosa; ed è in questo ambiente rurale che matura la sua santità, frutto di quel tempo e della regione in cui visse.   Giovanetta seguì la guida del suo padre spirituale Ladislao Mendrala, il quale la inserì nella vita attiva del nucleo parrocchiale del villaggio.   Il suo tempo libero lo impiegava insegnando il catechismo ai fratelli e sorelle ma anche ai ragazzi delle case vicine; inoltre assisteva anziani ed ammalati. A maggio 1914 ricevette il sacramento della cresima e sei mesi dopo, il 18 novembre 1914, in piena I Guerra Mondiale, che sul fronte Orientale vedeva la Russia invadere la Prussia e la Polonia con fasi alterne, Carolina venne aggredita da un soldato russo e trascinata nella foresta di Wal-Ruda con la forza, ma con altrettanta forza lei si oppose alla violenza sessuale e per questo fu uccisa, aveva solo sedici anni.   Il suo corpo fu ritrovato solo sedici giorni do

SERVO DI DIO ALBERTO MICHELOTTI

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L’adolescenza e i primi anni della giovinezza di Alberto Michelotti, nato a Genova il 14 agosto 1958, si srotolano tutti all’ombra del campanile: animatore ACR, catechista, impegnato in parrocchia in mille modi. La svolta significativa della sua vita arriva però grazie al nuovo parroco, in una sintonia spirituale e in uno stimolo reciproco che fa bene ad entrambi. È lui ad avvicinarlo ai Focolarini, soprattutto con la Mariapoli del 1977 durante la quale “Dio amore” entra nella vita di Alberto così prepotentemente da scolvolgerla. Questo e non altro deve amare, vivere e testimoniare nella normalità degli atti quotidiani di ragazzo entusiasta, innamorato della vita, brillante negli studi di ingegneria. Ha la stoffa del leader e la utilizza per tessere rapporti duraturi con gli amici, soprattutto i GEN, ma anche con i tanti diseredati che va a scovare nei carrugi della sua Genova. Vive d’Eucaristia e la comunione quotidiana diventa il suo irrinunciable appuntamento quotidiano, anch

SANT'AGNESE, VERGINE E MARTIRE

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Nulla sappiamo della famiglia di origine di Sant’Agnese, popolare martire romana. La parola “Agnese”, traduzione dell’aggettivo greco “pura” o “casta”, fu usato forse simbolicamente come soprannome per esplicare le sue qualità. Visse in un periodo in cui era illecito professare pubblicamente la fede cristiana. Secondo il parere di alcuni storici Agnese avrebbe versato il sangue il 21 gennaio di un anno imprecisato, durante la persecuzione di Valeriano (258-260), ma secondo altri, con ogni probabilità ciò sarebbe avvenuto durante la persecuzione dioclezianea nel 304. Durante la persecuzione perpetrata dall’imperatore Diocleziano, infatti, i cristiani furono uccisi così in gran numero tanto da meritare a tale periodo l’appellativo di “era dei martiri” e subirono ogni sorta di tortura. Anche alla piccola Agnese toccò subire subire una delle tante atroci pene escogitate dai persecutori. La sua leggendaria Passio, falsamente attribuita al milanese Sant’Ambrogio, essendo posteriore

BEATO ADILIO DARONCH

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Adilio Daronch nacque il 25 ottobre 1908 presso Dona Francisca, nella zona di Cachoeira do Sul (Rio Grande do Sul) in Brasile. I suoi genitori, Pedro Daronch e Judite Segabinazzi, avevano 8 figli: nel 1911 la famiglia si trasferì a Passo Fundo e nel 1913 a Nonoai. Adilio faceva parte del gruppo di adolescenti che accompagnava Padre Manuel nei suoi lunghi e faticosi viaggi pastorali, tra cui quello presso gli indios Kaingang. Fedele chierichetto, Adilio era anche alunno della scuola fondata dal missionario. Il vescovo di Santa Maria , monsignor Atico Eusebio da Rocha, chiese al sacerdote spagnolo di recarsi in visita presso un gruppo di coloni teutonici brasiliani stanziati nella foresta Tres Passon. Dopo aver celebrato la Settimana Santa nella parrocchia di Nonoai, Padre Manuel si incamminò con il giovane Adilio nonostante la regione fosse scossa da movimenti rivoluzionari. Sostò in un primo tempo a Palmeria, ove amministrò i sacramenti e non mancò di esortare al rispet

SERVI DI DIO JOZEF E WIKTORIA ULMA CON I SEI FIGLI

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Li hanno ribattezzati “i samaritani di Markowa”, dal nome del loro villaggio polacco, ma è ingiusto o almeno riduttivo chiamarli così. Perché, mentre quello di evangelica memoria, oltre ad aver vinto il secolare pregiudizio ed essere sceso dalla propria cavalcatura, ha rimesso di suo, oltre al tempo, soltanto l’olio e il vino utilizzati per la medicazione e i due denari dati all’albergatore, i “samaritani” polacchi in gioco hanno messo la loro stessa vita. Prima della seconda guerra mondiale, Markowa è un vivace villaggio agricolo, profondamente cattolico e intraprendente, dove vive anche un centinaio di ebrei. Qui si sperimentano nuove coltivazioni e nuove tecniche agrarie, in cui eccelle Giuseppe Ulma, classe 1900, abile frutticoltore e appassionato apicoltore, che coltiva anche interessi culturali ed è attivissimo nel circolo della Gioventù Cattolica. Divora libri e coltiva anche l’hobby della fotografia grazie al quale oggi disponiamo di un’ottima documentazione fotografica d

BEATO FRANCESCO MARTO VEGGENTE DI FATIMA 10 ANNI

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Il beato Francesco Marto nacque ad Alijustrel, nella parrocchia di Fatima, l'11 giugno 1908; è il penultimo degli undici figli di Emanuele Pietro Marto e Olimpia di Gesù. Con la sorellina Giacinta e la cugina Lucia sarà il terzo protagonista delle apparizioni del 1917. Alla fine del 1918 Francesco e Giacinta furono irrimediabilmente colpiti dall'epidemia di broncopolmonite, la terribile "spagnola", che seminò tanti morti in tutta l'Europa. La malattia lo rendeva così debole da non aver più la forza di recitare il Rosario. Egli sapeva perfettamente che sarebbe morto e tale certezza gli veniva da quanto la "Bianca Signora" aveva detto a Fatima nell'apparizione del 13 giugno 1917: "Vorrei chiedervi di portarci in cielo", domandò Lucia alla Vergine, a nome suo e dei cugini. "Sì, Giacinta e Francesco li porterò presto", fu la risposta, "ma tu devi restare qui ancora un po' di tempo". Durante la malattia Francesco

SANTA MARIA GORETTI

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Con il riconoscimento ufficiale della Chiesa di questa forma di martirio, quello che fino allora poteva considerarsi, secondo il linguaggio di oggi, come uno stupro finito tragicamente per la resistenza della vittima, assunse una luce nuova di martirio, visto la personale spiritualità della vittima, il concetto di difesa della purezza come dono di Dio, il ribellarsi coscientemente fino alla morte; piace qui ricordare s. Domenico Savio che nella sua pura adolescenza, diceva: “La morte ma non il peccato”.   In quest’ottica va inquadrata la vicenda terrena di Maria Goretti, nata a Corinaldo (Ancona) il 16 ottobre 1890 e battezzata lo stesso giorno, fu poi cresimata, secondo l’uso dei tempi in piccola età, il 4 ottobre 1896 quando il vescovo Giulio Boschi, giunse in visita pastorale nel paesino.   Nel 1897, i genitori Luigi Goretti e Assunta Carlini che avevano oltre la primogenita Maria, altri quattro figli, essendo braccianti agricoli e stentando nel vivere quotidiano con la numer

SANTA SOFIA FEDE SPERANZA E CARITA

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S. Sofia è venerata insieme alle figlie Pistis, Elpis, Agape, nomi greci che tradotti sono Sapienza, Fede, Speranza, Carità. Tutte e quattro martiri sotto Traiano; la più antica notizia sulla loro esistenza e venerazione risale alla fine del sec. VI, come autore il presbitero Giovanni, il quale raccolse gli olii sui sepolcri dei martiri romani al tempo di s. Gregorio Magno (590-604); egli dice, in contraddizione, che esse erano venerate sulla via Aurelia con nomi greci e sulla via Appia con nomi latini.   E questo alternarsi di conoscenza e citazioni và avanti nei secoli successivi, una volta coi nomi greci e una volta coi nomi latini. Al tempo di papa Paolo I (760), i corpi delle sante martiri, sepolte sulla via Aurelia furono trasferiti nella chiesa di s. Silvestro in Campo Marzio.   I loro nomi furono inseriti al 1° agosto nel Martirologio di Usuardo, mentre nel 1500 il Baronio li inserisce nel Martirologio Romano ma dividendole: le tre figlie al 1° agosto e la madre al 30 set

SERVA DI DIO ODETTE VIDAL DE OLIVEIRA

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Odette Vidal de Oliveira nacque il 15 settembre 1930 nella città di Rio de Janeiro (Brasile), sua padre era Francisco Rodrigues de Oliveira e la madre era Alice Vidal de Oliveira, famiglia di ricchi commercianti. I genitori erano profondamente religiosi e soprattutto di grande carità verso i bisognosi. La bambina fin dalla più tenera età apprese dai genitori a recitare le preghiere e ad avere una tenera devozione per la Madonna e aveva un amore tutto particolare per la Santa Messa. Normalment e i genitori frequentavano la chiesa di San Luigi, in Rio de Janeiro e una volta, aveva poco più di tre anni, al momento della consacrazione gridò verso la madre: «Mamma, vado a prendere il Bambino!». Spesso, ancora piccolissima, recitava questa di sovente la giaculatoria: «Gesù io ti amo» - che ripeté fino al momento della sua morte. Quando fu più grande ripeteva anche quest’altra giaculatoria: «O mio Gesù io ti amo molto e preferisco morire anziché offenderti». All’età di cinque anni

SANT'UGO DI LINCOLN

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Sant’Ugo (Hugh) di Lincoln, il primo è un fanciullo, l’altro è il celebre vescovo di cui parliamo.   Francese d’origine, nacque ad Avalon vicino Grenoble in Borgogna, verso il 1140, rimasto orfano entrò in una casa degli Agostiniani dove fu professo. A 25 anni ormai già diacono, entrò come monaco nella vicina Grande Chartreuse e verso il 1175 ne divenne procuratore, con l’incarico dell’accoglienza degli ospiti e del controllo dei fratelli conversi.   Ebbe così l’opportunità di conoscere personalmente Pietro di Tarantasia, futuro papa Innocenzo V e il cavaliere di Maurienne, che lo fece conoscere al re Enrico II d'Inghilterra.   E quando nel 1178 re Enrico, in riparazione della morte di s. Tommaso di Canterbury, volle erigere vari monasteri e riedificandone altri, tra i quali la Certosa di Witham, chiamò dalla Grande Chartreuse vari monaci; ma la fondazione, per tanti aspetti negativi, sembrò fallire, allora venne inviato Ugo a prenderne il controllo nel 1179.   La comun

SANTI TOMMASO CESAKI ANTONIO DA NAGASAKI E LODOVICO IBARKI

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Agli inizi del 1597 la cittadina di Osaka in quella fredda mattina era tutta in fermento: stava per arrivare l'imperatore Taicosamaci con il figlioletto di 5 anni; una lunga processione di soldati precedeva il principino, cavalieri e dignitari... Ma un altro corteo si snodava invece dall'altra parte della città: erano 26 persone povere e lacere, sfinite dal lungo viaggio compiuto, giovani e più anziani; insomma, erano prigionieri ma le loro facce erano solari, illuminate da una felicità interiore. Erano cristiani e venivano oltraggiati per la loro fede, mentre camminavano.   Anni prima era arrivata in Giappone una nave con dei portoghesi che si erano poi stabiliti a Nagasaki ed avevano dato vita ad una comunità che era diventata sempre più numerosa, ospitando poi anche dei missionari e persino S. Francesco Saverio che riuscì a portare il Cristianesimo in quelle terre. I cristiani si moltiplicarono ed anche alcuni re vennero battezzati alla nuova Fede e mandarono ambasceri

SERVO DI DIO NELSON SANTANA

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Nelson Santana nacque nella Fazenda Ronca, nella città di Ibitinga, stato di San Paolo in Brasile, il 31 luglio del 1955, era il terzo figlio di João Joaquim Santana e Ocrécia Aparecida Santana. Fu battezzato l’1 ottobre 1955 in Ibitinga. La famiglia era composta da otto fratelli, l’infanzia fu vissuta lontana dalla città e ricevette una prima istruzione religiosa dalla sua famiglia. Frequentò la scuola per pochi anni nella stessa Fazenda Ronca, dove risiedeva. Nel 1964 fu ricoverato nell’ospedale pediatrico della Santa Casa di Araquara (stato di San Paolo) a causa di forti dolori al braccio. Durante il suo ricovero conquisto la simpatia e l’amore dei medici, degli infermieri e di altri bambini anch’essi ricoverati. Particolarmente importante fu per lui Suor Genarina Gecchele, della Congregazione degli Apostoli del Sacro Cuore di Gesù, che notò la purezza del bambino e in tutto il periodo che Nelson fu ricoverato in ospedale si occupò di trasmettergli una buona catechesi cristi

BEATI CRISTOFORO, ANTONIO E GIOVANNI ADOLESCENTI, PROTOMARTIRI DEL MESSICO

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Il 6 maggio 1990 papa Giovanni Paolo II ha proclamati beati i tre adolescenti Cristoforo, Antonio e Giovanni, martiri per la fede cristiana, considerati dagli storici della Chiesa messicana i protomartiri non solo del Messico ma dell'intero Continente Americano; primizie dell'evangelizzazione del Nuovo Mondo. I missionari Francescani arrivarono in Messico a Tenochtitlàn nel 1524, quindi tre-quattro anni prima della loro morte, dividendosi poi in quattro regioni, Mexico, Texcoco, Huetzingo e Tlaxcala. In quest'ultima località, che nel 1526 divenne la prima diocesi, si svolse la breve vicenda terrena dei tre ragazzi; le cause dell'avversione ai missionari delle popolazioni indigene, fu che queste erano molto attaccate alle loro tradizioni; nel contempo i missionari basavano l'evangelizzazione sul concetto che la salvezza era un bene assoluto da conseguire, soprattutto eliminando gli idoli pagani. Bisogna dire che al tempo della conquista spagnola nel 1519

VENERABILE ANTONIETTA (NENNOLINA) MEO FANCIULLA

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  I capelli neri tagliati a caschetto, gli occhi vispi e fondi che danno luce a un viso pensoso e bello. La bambina che occhieggia dalla fotografia è Antonietta Meo, “Nennolina” per i familiari e per i suoi numerosi amici sparsi nel mondo, i quali attendono che la Santa Sede - al termine del complesso iter introdotto vari anni fa presso il Vicariato di Roma - si pronunci favorevolmente sulla santità di questa giovanissima serva di Dio elevandola alla gloria degli altari. Nennolina diventerebbe in questo modo la più giovane santa, non martire, della storia della Chiesa. Quasi a suggellare, per così dire, la profezia formulata un giorno da san Pio X: “Io vi dico che vi saranno dei santi fra i bambini!”. Nennolina ha lasciato un diario e più di cento letterine rivolte a Gesù, Maria e Dio Padre che rivelano una vita di unione mistica davvero straordinaria. Il “sistema” teologico che traspare dai suoi scritti, vergati con mano infantile e nella grafia semplice e spesso incerta

SERVO DI DIO ULRICO SARTI

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Ulrico era nato a Cervia, il 1° luglio 1930 da Alfredo e Teresa Mezzanotte. Fin da piccolo dimostrò un temperamento esuberante e volitivo, come ci testimoniano le maestre che lo ebbero come scolaro, prima all’asilo, poi alle elementari. A due anni fu affidato all’asilo delle suore della Carità, che aveva come sede l’edificio adiacente al Suffragio. Da subito emersero le sue buone e precoci capacità, per cui le suore lo prepararono perché potesse essere senz’altro ammesso alla 2^ classe, saltando un anno. Frequentò le scuole elementari lasciando alla maestra Ines Zanotti, un ricordo inconfondibile, per la sua esuberanza di sentimento e di vitalità, ma anche per la sua generosità e disposizione alla riflessione. La sua preparazione spirituale, iniziata presso le suore della Carità, continuò a perfezionarsi quando si iscrisse all’Associazione “Pier Giorgio Frassati” della Gioventù Italiana di Azione Cattolica, prima come fanciullo poi come aspirante, sotto la guida spirituale di

SERVO DI DIO SILVIO DISSEGNA

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Nato a Moncalieri (Torino) il 1° luglio 1967, Silvio Dissegna vive la sua fanciullezza cristiana nella sua bella casa, con i suoi genitori e il fratello minore Carlo, a Poirino, nell’ondulata pianura di Torino. Dal giorno della sua Prima Comunione, il 7 settembre 1975, ricevuta per un piccolo privilegio, nella cappellina di famiglia, dedicata a San Pio X, Silvio vive un intenso rapporto con Gesù nella preghiera personale, nella partecipazione alla Messa con la Comunione ogni settimana, con la fedeltà ai suoi piccoli doveri di ragazzo, con una bontà dolce e splendente verso tutti. A undici anni, nella primavera del 1978, si ammala. Il bollettino medico non lascia speranza: cancro alle ossa. Ma lui non si dispera, né si arrende. Vive la sua lunga e dolorosa Via Crucis in unione con Gesù, carico della croce e crocifisso, alimentato dalla Comunione eucaristica quotidiana, in continua offerta del suo dolore e della sua vita a Dio Padre, per la salvezza del mondo. Nelle intermina

SERVO DIO GUASTAVO MARIA BRUNI

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Gustavo Maria Bruni, fu ed è conosciuto come il “Piccolo Serafino di Gesù Sacramentato”; è un dono che si riceve nel tempo e nella compenetrazione del mistero, ma ad alcuni bambini è dato di amare angelicamente già nella loro tenera età, come la già citata beata Imelda Lambertini, che tanto desiderò di ricevere Gesù Eucaristia, da morirne inginocchiata nel banco della chiesa. Gustavo faceva parte dell’Associazione dei ‘Piccoli Serafini di Gesù Sacramentato’ per l’adorazione quotidiana; di carattere gioviale e vivacissimo, amava tutti con grande trasporto, si privava di qualsiasi cosa da donare agli altri con generosità, come pure sapeva essere riconoscente per ogni servizio ricevuto. La mano di Dio lo provò con molte sofferenze; si era in un’epoca in cui le malattie spesso erano inguaribili, perché tanti medicinali non erano stati ancora scoperti ed i ragazzi erano colpiti come e più degli adulti, la mortalità infantile era enorme. La sofferenza vissuta da ragazzi e adolescent