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Visualizzazione dei post da settembre, 2016

VENERABILE GALILEO NICOLINI

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Papà Luigi Nicolini, appaltatore di lavori stradali e impresario edile, e mamma Loreta Lucciola erano assai orgogliosi del loro bambino, Galileo, tanto piccolo e straordinariamente dotato. Nei momenti difficili chiedevano il suo parere. Lo occupavano come contabile, segretario, consigliere nella gestione dell’azienda che aveva 50 dipendenti. La vittoria di un bambino Coraggioso e intraprendente, autoritario e volitivo, allegro e assennato: così era Galileo Nicolini. Certi episodi sembrano incredibili, se non fossero documentatissimi dalle testimonianze giurate della sua “causa di beatificazione”. Un giorno, a casa sua c’è un pranzo. Un signore sparla della Chiesa come uno che pare saperla lunga. Galileo, 8 anni, sale su una sedia e, mentre tutti lo guardano con il fiato sospeso, gela l’ospite: “Lei è solo un gran maleducato, perché fa questi discorsi in casa nostra, pur conoscendo la nostra fede”. Gli capita una volta di sentir tessere l’elogio dell’anarchia da un com

VENERABILE GIUSEPPE AMBROSINI

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Il 4 febbraio 1889, alle 19, venne alla luce l’ultimogenito di Paolo Luigi Ambrosini, falegname agricolo, e di Maria Anna Verzini, casalinga. Gli altri dodici figli erano morti in tenera età e nemmeno il neonato sembrava fare eccezione: perciò venne immediatamente battezzato dalla levatrice, Luigia Brusco. Il rito venne completato nella parrocchiale di Soave il 12 febbraio, da parte del vicario cooperatore don Anacleto Provoli: il piccolo ricevette i nomi di Giuseppe Angelo. Cresciuto secondo i semplici valori trasmessi dalla fede contadina dei suoi, a poco meno di sei anni Giuseppe venne ammesso alla Cresima, ricevuta nella sua parrocchia il 13 dicembre 1894 dalle mani di monsignor Giuseppe Bacilieri, all’epoca vicario del vescovo di Verona. Cominciata la frequenza alle scuole elementari, prima di entrare in classe compiva una piccola visita in chiesa. Questo suo amore per l’Eucaristia, manifestato anche nella sua presenza tra i chierichetti parrocchiali, gli valse l’ammission

SERVO DI DIO GIROLAMO TIRABOSCHI

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Fu ritenuto da chi lo conobbe, un secondo s. Luigi Gonzaga; Girolamo Tiraboschi nacque a Dosolo (Cremona) il 23 settembre 1733, venne educato dai gesuiti a Mantova e per sette anni dal fratello don Alessandro, parroco di Mazzuolo (Mantova). A 17 anni, nel 1750 entrò come studente nel seminario di Cremona; trascorso un anno di seminario confidò al fratello di sentirsi chiamato a vita consacrata, nella famiglia dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi, conosciuti come Camilliani, fondati appunto da s. Camillo de Lellis; questa scelta per lui era “un atto della più doverosa obbedienza che io devo rendere alla chiamata divina”; aveva conosciuto i Camilliani a Mantova dove erano assistenti spirituali nell’ospedale cittadino. Il 5 ottobre 1752 entrava come novizio nella casa di Bologna, dove si distinse per lo spirito di continua preghiera, disciplina e regolarità assoluta di vita e per angelica purezza di costumi. Ma non poté terminare il biennio di noviziato, perché dieci

SAN GIORGIO, SOLDATO

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Per avere un’idea del diffusissimo culto che il santo cavaliere e martire Giorgio, godé in tutta la cristianità, si danno alcuni dati. Nella sola Italia vi sono ben 21 Comuni che portano il suo nome; Georgia è il nome di uno Stato americano degli U.S.A. e di una Repubblica caucasica; sei re di Gran Bretagna e Irlanda, due re di Grecia e altri dell’Est europeo, portarono il suo nome. È patrono dell’Inghilterra, di intere Regioni spagnole, del Portogallo, della Lituania; di città come Genova, Campobasso, Ferrara, Reggio Calabria e di centinaia di altre città e paesi. Forse nessun santo sin dall’antichità ha riscosso tanta venerazione popolare, sia in Occidente che in Oriente; chiese dedicate a s. Giorgio esistevano a Gerusalemme, Gerico, Zorava, Beiruth, Egitto, Etiopia, Georgia da dove si riteneva fosse oriundo; a Magonza e Bamberga vi erano delle basiliche; a Roma vi è la chiesa di S. Giorgio al Velabro che custodisce la reliquia del cranio del martire palestinese; a Napoli v

BEATO JOSE SANCHEZ DEL RIO

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José Luis Sanchez Del Rio nacque a Sahuayo, in Messico, il 28 marzo 1913 dai genitori Macario Sánchez e María del Río. Visitando la tomba del beato martire Anacleto González Flores, chiese a Dio di poter morire in difesa della fede. Appena quattordicenne, José fu assassinato il 10 febbraio 1928, durante la persecuzione religiosa messicana, in quanto appartenente ai “cristeros”, gli oppositori cattolici regime del presidente Plutarco Elías Calles. Un anno prima il giovane si era unito alle forze “cristeras” del generale Prudencio Mendoza. Gli domandarono di rinnegare la sua fede in Cristo sotto la minaccia della pena di morte, ma José non accettò l’apostasia. Sua madre era straziata dalla pena e dall’angoscia, ma sosteneva suo figlio. Gli spellarono allora le piante dei piedi e l’obbligarono a camminare per il paese, sulla strada verso il cimitero. Il piccolo piangeva e gemeva di dolore, ma non cedeva. Di tanto in tanto si fermavano e gli dicevano: “Se gridi, ‘muoia Cristo Re’

BEATO JUAN DUARTE MARTIN

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Juan Duarte Martín nacque il 17 marzo 1912 a Yunquera, a sessantacinque chilometri da Malaga, quarto dei dieci figli, di cui sei sopravvissuti, nati dal matrimonio fra Juan Duarte Doña e Dolores Martín de la Torre, contadini. Ricevette il Battesimo tre giorni dopo la nascita e la Prima Comunione e la Cresima fra i sette e gli otto anni. Ai suoi fratelli sembrava che la vocazione al sacerdozio fosse qualcosa d’innato in lui, sin da bambino: il suo divertimento preferito era preparare piccoli altari e, durante la Settimana Santa, fare delle processioni per gioco. Era pure molto incline alla carità e chiedeva alla madre di soccorrere i poveri che bussavano alla loro porta. I suoi genitori, quindi, non si stupirono quando dichiarò loro che voleva diventare sacerdote: gli unici dubbi erano dovuti agli scarsi mezzi economici di cui possiedevano. Per tranquillizzare il padre, Juan gli disse: “Non preoccuparti, Dio ti aiuterà”; così, a dodici anni, entrò nel Seminario di Malaga. Mol

SANTA MADDALENA NAGASAKI

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Maddalena nacque nel 1611 a Nishizaka, nei pressi di Nagasaki in Giappone, figlia di nobili e ferventi cristiani. Narrano gli antichi manoscritti che fosse una giovane gracile, delicata e bella. I suoi genitori e fratelli furono condannati a morte per la loro fede cattolica e martirizzati quando essa era ancora giovanissima. Nel 1624 conobbe due agostiniani recolletti, Francesco di Gesù e Vincenzo di Sant’Antonio, poi anch’essi martiri e beati. Attratta dalla profonda spiritualità dei due missionari, Maddalena si consacrò a Dio come terziaria agostiniana recolletta. Da allora il suo abito fu quello religioso, le sue uniche occupazioni la preghiera, la lettura di libri santi e l’apostolato. Divenne in seguito terziaria domenicana. I tempi erano assai difficili e la persecuzione che infuriava contro i cristiani era divenuta sempre più sistematica e crudele. Maddalena infondeva coraggio ai cristiani, insegnava il catechismo ai fanciulli, domandava l’elemosina ai commercianti portog

BEATO FRANCESCO KESI

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Francesco Kesi era nato a Berlino dove i suoi genitori si trovavano per motivi di lavoro. Suo padre era carpentiere, ma trasferitosi a Poznan lavorava in una centrale elettrica della città. Francesco aveva l'intenzione di entrare tra i candidati al noviziato salesiano. Durante l'occupazione, non potendo continuare gli studi, si impiegò in uno stabilimento industriale. Il tempo libero lo passava all'oratorio dove in strettissima amicizia di ideali con gli altri quattro animava le associazioni e attività giovanili. Era il terzo di cinque figli di una famiglia povera. Di lui si ricorda che era sensibile e fragile e spesso si ammalava; ma allo stesso tempo allegro, tranquillo, simpatico, amava gli animali, ed era sempre disposto ad aiutare gli altri. Di mattina si dirigeva verso la chiesa e quasi ogni giorno riceveva la comunione; la sera recitava il rosario. Fu arrestato dai nazisti nel settembre 1940 con altri quattro giovani oratoriani; furono tutti decapitati a Dresda

VENERABILE GIOVANNI BRUNI

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Era nato a san Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) da Giuseppe e Maria Antonia Marconi. Genitori a dir poco esemplari: Giuseppe, di mestiere fabbro ferraio, è iscritto a due confraternite parrocchiali e ne osserva fedelmente gli impegni; la sera in famiglia guida la recita del rosario. Maria Antonia è stimata “come una santa” ed ogni giorno partecipa alla messa. Giacomo è l’ottavo di nove figli: cinque di essi muoiono in tenera età; la primogenita Maria si farà suora nell’istituto delle Dorotee. Nasce l’8 agosto 1882; battezzato il giorno successivo gli viene dato il nome del nonno materno. La cresima appena un anno dopo. A tre anni l’asilo presso le suore Vincenziane. Subito si accorgono che è sveglio, vivace, allegro. Un giorno per uno strano ordine del sindaco portano via dalla nicchia la statua della Madonna; le suore per non estrometterla del tutto la collocano dietro una colonna in mezzo alla sala. Giacomino (chiamiamolo così anche noi, come fanno tutti in casa ed in paese

BEATO MARCELLO CALLO

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  Nasce a Rennes (Francia) nel 1921, in una famiglia dove Cristo è di casa, secondo di una nidiata di nove fratelli. A 13 anni è già apprendista in una tipografia, ma spiritualmente ha già fatto un lungo cammino: come chierichetto, prima; come boy scout, fino al 1935; da quella data in poi nella JOC, il movimento di Azione Cattolica tra la gioventù operaia. E’ soprattutto lo scoutismo a segnare in modo indelebile la sua formazione cristiana e se lo lascia è soltanto per obbedienza all’assistente ecclesiastico, che lo vuole impegnato in mezzo ai giovani lavoratori. Soprannominato per disprezzo “Gesù Cristo” dai compagni di lavoro, che lo boicottano e per un bel pezzo non gli rivolgono la parola, riesce ad imporsi alla loro stima per la serietà e l’applicazione con cui lavora e per essersi speso nel difendere la dignità lavorativa di qualche collega. Approfitta di questo varco che è riuscito a crearsi in quel clima anticlericale per aiutare chi può, comporre i dissidi tra gli operai

SERVA DI DIO IRENE STEFANI

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Irene (al secolo Aurelia Mercede) Stefani (Anfo, 2 agosto 1891 – Gikondi, 31 ottobre 1930) è stata una religiosa italiana della congregazione delle suore della Consolata, missionaria in Kenya: è stata proclamata beata sotto il pontificato di papa Francesco; il rito è stato celebrato il 23 maggio 2015. Entrata nella congregazione delle suore missionarie della Consolata nel 1911, nel 1915 partì per il Kenya, lavorò come infermiera e insegnante. Morì per una malattia contagiosa contratta assistendo i malati. L'inchiesta diocesana sulla beatificazione di suor Stefani si è aperta a Nyeri nel 1984 e si è chiusa nel 1987; nel 1996 la positio è stata sottoposta all'esame della Congregazione delle cause dei santi,il 2 aprile 2011 papa Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione a promulgare il decreto riguardante le virtù eroiche della missionaria, riconoscendole il titolo di venerabile. Nel 2014 è stata riconosciuta l'autenticità di un miracolo attribuito all'interc

BEATO FRANCESCO MAQUEDA LOPEZ

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Francesco Maqueda Lopez nacque il 10 ottobre 1914 a Villacanas, in Spagna. Entrato nel seminario diocesano di Toledo, ricevette il suddiaconato il 5 giugno 1936. Era in quel tempo scoppiata la sanguinosissima Guerra Civile Spagnola, che tante vittime fece tra la popolazione cattolica. Prevedendo l’arresto, l’11 settembre 1936 il giovane Francesco digiunò e trascorse la mattinata raccolto in preghiera. Verso mezzogiorno i rivoluzionari bussarono alla porta della sua casa e lo condussero nella chiesa dell’Addolorata, adibita a prigione. Il seminarista non mancò di incoraggiare tutti gli altri detenuti, guidando la recita del Santo Rosario e di altre preghiere in preparazione alla morte ormai imminente. Durante la notte, insieme ad altri prigionieri, venne trasportato su di un camion lungo la strada nazionale per l’Andalusia; giunti a Dosbarrios, li fecero scendere e li fucilarono. Era il 12 settembre 1936, nel pieno della guerra. La fama di santità e di martirio di questo giovane