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Visualizzazione dei post da luglio, 2016

SERVA DI DIO ARCANGELA FILIPPELLI

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Arcangela nacque nella contrada “Timpa”, situata lontana dal centro abitato di Longobardi, in provincia di Cosenza, il 16 marzo del 1853, anche se venne registrata in Comune il giorno successivo. I suoi genitori, Vincenzo Filippelli, brac¬ciante e Domenica Pellegrini, filatrice, l’insegnarono a vivere con devozione le principali solennità religiose ed erano noti tra i concittadini per la loro onestà. Crescendo, finì col diventare la ragazza più bella del paese non solo per i suoi capelli biondi e l’incarnato roseo, ma soprattutto per il suo sorriso con cui i compaesani la ricordavano e che traeva origine dai lunghi colloqui con Dio nella Chiesa del paese che frequentava con assiduità e nella quale si accostava ai sacramenti. Il 7 febbraio 1869, domenica di Carnevale, la madre decise di mandare la ragazza da un’amica, Anna Provenzano, per procurarsi della legna da ardere. La signora, tuttavia, non ne aveva neppure per sé, quindi mandò insieme alla fanciulla le sue tre figlie in

BEATO CLEMENTE RODRIGUEZ TEJERINA

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Clemente Rodríguez Tejerina nacque a Santa Olaja de la Varga , provincia e diocesi di León, il 23 Luglio del 1918. Sua sorella Josefa, religiosa della Sacra Famiglia di Bourdeaux, ci dice:   “la condizione socio-economica della mia famiglia era semplce, era quella di chi lavorava nei campi” . Erano dodici fratelli, dei quali sei consacrati: due Cappuccini, due religiose della Sacra Famiglia e due Oblati: Clemente e Miguel. Solo questo datto dà idea della dimensione religiosa della famiglia. Sua madre era una donna molto religiosa e, benché non avesse avuto una grande istruzione, aveva letto molti libri che le procurarono una buona formazione religiosa che cercava di inculcare ai suoi figli. “Tutte le notti, scrive Maruja, sorella di Clemente, ci riuniva, tutti i fratelli, nella sala da pranzo e pregava offrendo i suoi figli al Sacro Cuore. Inoltre chiedeva la perseveranza di tutti noi. Apparteneva all’associazione delle “Maríe dei Sacrari” e le feste eucaristiche avevano per lei

SERVA DI DIO ANNA KOLESAROVA

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Anna Kolesárová nacque nel villaggio di Vysoka nad Uhom, presso la città di Michalovce, nell’attuale Slovacchia. Era la secondogenita dei contadini Ján Kolesár, detto Hruška, e Anna Kušnírová, che la portarono al Battesimo il giorno dopo la nascita. Quando la bambina, soprannominata Anka, ebbe dieci anni, sua madre morì. Toccò quindi a lei badare alla casa e fare da madre a Michal, suo fratello maggiore. Aveva una condotta di vita semplice, ritmata dai tempi degli impegni domestici, quindi non aveva molto tempo per andare a trovare le amiche. Erano loro a venire da lei e, insieme, si recavano a Messa. La sua tranquilla esistenza, come quella degli abitanti del suo villaggio, venne sconvolta dall’occupazione, il 22 novembre 1944, da parte delle truppe dell’Armata Rossa; si era nella fase conclusiva della seconda guerra mondiale. Jan Kolesár e i suoi familiari si nascosero nella cantina della loro abitazione, situata sotto la cucina. Ma un soldato russo, durante la perquisizione de

VENERABILE CECILIA EUSEPI

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Una nuova beata davvero “buona a nulla”, o almeno così si riteneva la diciottenne Cecilia Eusepi, beatificata lo scorso 17 giugno, nel viterbese. Eppure, nella storia di questo “pagliaccio, mezzo grullo, buono a nulla”, la Chiesa ha trovato i segni di una straordinaria santità nell’ordinario, da ritenere di poterla proporre a modello di perfezione laicale.  D’altronde, lei stessa è perfettamente convinta che “la santità non consiste nella grandezza e straordinarietà delle opere, quella santità non è da tutti, ma bensì nel fare tutte le nostre azioni ordinarie, anche minime, allo scopo unico di piacere a Gesù". Il che è precisamente quanto lei ha cercato di fare. Nasce il 17 febbraio 1910 a Monte Romano, Viterbo, undicesima figlia di un semplice contadino che ad un mese e mezzo la lascia orfana. Insieme alla mamma va ad abitare a Nepi, in una tenuta dei duchi Lante della Rovere di cui è fattore uno zio e che si prende tanto a cuore l’istruzione della nipote da metterla a stud

BEATO BERNARDO FRANCESCO HOYOS

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Bernardo Francisco de Hoyos nasce a Torrelobatón (Valladolid), nell'anno 1711. All'età di 10 anni viene mandato a studiare al Collegio diretto dai padre gesuiti a Medina del Campo.Profondamente attratto dallo stile di vita dei gesuiti, a 14 anni il giovane Bernardo chiede a suo padre il permesso per entrare nell'Ordine. Dopo 3 mesi di insistenze, ottiene il permesso ma non senza difficoltà da parte dell'Ordine per la sua apparente debolezza fisica, e viene accolto come novizio gesuita nel 1726. Tra lotte e consolazioni spirituali, trascorre i due anni di noviziato fino al pronunciamento dei voti. Nel 1731 studia Teologia al Collegio di Sant'Ambrogio di Valladolid, l'odierno Santuario internazionale della Grande Promessa. Sarà questa la tappa che segnerà per sempre la sua vita e nella quale riceverà una grande missione. Infatti il 4 maggio del 1733, durante un'apparizione, il Sacro Cuore di Gesù gli disse: “Voglio, attraverso di te, estendere la devozione

SERVO DI DIO DANIELA ZANETTA

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Daniela Zanetta nasce il 15 dicembre 1962 a Maggiora (NO). Fin dalla nascita deve convivere con una rarissima malattia, epidermolisi bollosa distrofica: una malformazione ereditaria dell'epidermide che provoca in tutto il corpo bolle e lacerazioni alla pelle. Le speranze di guarigione vengono subito escluse dai medici e l’unica cura consiste nel sottoporsi giornalmente a tre ore di delicate e dolorose medicazioni. Nonostante la gravità della malattia Daniela, con l'aiuto e l’amore dei genitori, Lucia e Carlo, e dei fratelli minori, Fabrizio ed Emanuele, cresce insieme alle sue coetanee, frequenta con ottimi risultati le scuole, lasciando negli insegnanti un ricordo indelebile e conseguendo il diploma magistrale. Fin dai primi anni manifesta una spiccata attenzione verso gli altri bambini malati che incontra negli ospedali dove passa lunghi periodi di cura. Ogni qual volta riceve dei doni dice: “mamma porta qualcosa anche per gli altri”, sembrando non considerare la s

BEATA CATERINA TEKAKWITHA

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A quattro anni la beata rimase orfana. Il vaiolo scoppiato nel 1660 le aveva distrutto la famiglia e le aveva deturpato il volto attorno agli occhi. Venne accolta nella capanna di un suo zio paterno, nel villaggio di Gandaouagué, costruito dopo l'epidemia, dove crebbe ritirata e serena, dedita alle faccende domestiche, con un'anima naturalmente cristiana. Quando doveva uscire dalla capanna per andare a fare legna nella foresta o ad attingere acqua alla sorgente vicina, si avvolgeva in un ampio scialle dal colore cremisi per difendere gli occhi malati dalla viva luce del sole. Nelle ore di riposo, paga della compagnia delle zie e di una sorella adottiva, confezionava piccoli utensili domestici con le fibre delle radici o le cortecce degli alberi. Essendo assai ricercati, rappresentavano una fonte non indifferente di guadagno per la famiglia che l'ospitava. Più tardi imparerà a tramutare la pelle dell'alce e del bufalo in graziose borsette, e ad arabescare di cent

SERVO DI DIO ALFREDO DALL’OGLIO

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Alfredo Dall’Oglio è una persona probabilmente sconosciuta ai più, ma il cui ricordo è stato gelosamente conservato. Solo per caso è stato toccato dalla grande storia e la sua vita è stata risucchiata nella grande tragedia del totalitarismo. Oggi è in corso l’iter di beatificazione. Alfredo Dall’Oglio nacque a Borgo Valsugana da Antonio ed Elisa Moggio il 6 luglio 1921 nella casa in via della Gora al n° 21; e il 10 successivo ebbe il battesimo nella chiesa arcipretale della borgata. La sua famiglia, molto povera e coraggiosa ma profondamente cristiana, era segnata dagli sconvolgimenti succedutisi nei decenni a cavallo dei secoli XIX e XX e come molte intraprese la dura strada dell’emigrazione, dirigendosi verso la Francia. Dat e le difficili condizioni economiche Alfredo interruppe gli studi ed entrò nel mondo del lavoro. Erano i tempi eroici del Cardinale Suhard, arcivescovo di Parigi, in una Francia allora definita “terra di missione”.  Alfredo si iscrisse alla Gioventù opera

BEATO ANDREA DI PHU YEN

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Nacque in Vietnam nel 1626, appunto nella provincia di Phú Yên, ultimo dei figli della cristiana Giovanna; il padre morì quando Andrea era un neonato, per cui crebbe educato dalla madre con saggezza e premura. Dotato di viva intelligenza era fisicamente abbastanza gracile; il gesuita missionario francese padre Alexandre de Rhodes (1591-1660), l’accolse fra i suoi studenti dietro le insistenze della madre.   Nel 1641, a quindici anni, ricevé il battesimo insieme alla madre; nell’anno seguente il giovane Andrea passò a far parte del gruppo dei più stretti collaboratori di padre de Rhodes, iniziando il corso per catechisti nell’Associazione chiamata “Maison Dieu” (La casa di Dio); gli iscritti formulavano una promessa, con la quale si impegnavano formalmente e pubblicamente ad essere sempre al servizio della Chiesa, nell’aiutare i sacerdoti e a diffondere il Vangelo. Il gruppetto di esemplari convertiti, costituì poi il primo nucleo del clero autoctono del Vietnam.   Il catechi

SERVA DI DIO BARBORA UMIASTAUSKAITE

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Barbara Umiastauskaitė nacque nel 1628 a Žvelgaičiai, nella regione di Joniškis, in Lituania, e visse nella vicina città di Žagare (motivo per cui è nota anche come Barborą Žagarietę). Suo padre, Tadas Umiastauskasera, era un “bajoras”, ossia un membro della nobiltà, che vigilava dalla torre di Raktuve contro le invasioni del Paese da parte teutonica. Come in certe favole, la piccola Barbara rimase orfana e venne maltrattata dalla nuova moglie del padre. Suo unico conforto era la preghiera assidua, insieme all’assistenza ai più poveri. Ciò non era visto di buon grado dal padre, che avrebbe preferito darla in sposa, dato che era la sua unica erede. Barbara, però, non era del medesimo parere: entrò quindi nel monastero benedettino di Riga, ma fu per breve tempo. Le esatte ragioni possono essere ricondotte o alla sua cagionevole salute o, come in altri casi, all’obbligo a tornare a casa da parte dei familiari. Quasi alla stregua della sua omonima martire di Nicomedia, anche lei

VENERABILE BRUNO MARCHESINI

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Era nato a Bagno di Piano, piccolo borgo della Romagna, l’8 agosto 1915. La voce di Gesù lo aveva raggiunto ancora nella sua fanciullezza per bocca dell’arcivescovo della sua diocesi, il card. Nasalli Rocca, il quale si trovava in visita pastorale nella sua parrocchia e rapito dalla sua pronta intelligenza e ispirato da Dio, il buon Pastore gli domanda: «Vuoi farti prete?». Bruno, commosso, gli risponde ripetutamente: «Sì, sì!». Ed eccolo a Bologna, nel Seminario diocesano, sotto la illuminata guida del padre spirituale mons. Cesare Sarti. Compiuto il ginnasio, già distinguendosi per il suo amore a Gesù e il suo stile di preghiera, gli viene assegnato per concorso un posto nel Seminario Romano Minore per compiervi gli studi liceali. Di lì, sempre nell’Urbe, passa al Seminario Maggiore dove trascorre i due anni di Filosofia e i primi due anni di Teologia. A metà del primo anno di Teologia, per la festa della Madonna della Fiducia, Patrona del Seminario, riceve la tonsura, e nel

BEATO CZESLAW JOZWIAK

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Czeslaw Jozwiak era legato all'oratorio salesiano di Poznan sin dalla fanciullezza. Aveva dieci anni quando vi mise piede per la prima volta. Suo padre lavorava come funzionario della polizia giudiziaria. Egli frequentava il ginnasio "San Giovanni Kanty" e allo stesso tempo svolgeva il compito di animatore di un circolo giovanile all'oratorio. Allo scoppio della guerra, pure lui si mise a lavorare in un negozio di cosmetici per l'impossibilità di continuare la scuola. Di lui si dice che era collerico di natura, spontaneo e pieno di energia, ma padrone di se stesso, constante, pronto al sacrificio e coerente. Guidato dal direttore don Agostino Piechura, lo si vedeva aspirare consapevolmente alla perfezione cristiana e progredire in essa. Godeva di indiscussa autorità di fronte ai più giovani. Secondo un suo compagno di carcere: "Era di buon carattere e di buon cuore, aveva l'anima come di cristallo…quando si è aperto di fronte a me ho capito che il suo

SERVO DI DIO ALDO MARCOZZI

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Aldo Marcozzi di 14 anni, il quale nacque a Milano il 25 luglio 1914 da una buona e distinta famiglia. Ricevé un’ottima educazione cristiana, prima dai genitori, poi dalle insegnanti della scuola e a nove anni prese a frequentare l’Istituto Gonzaga di Milano, retto dai Fratelli delle Scuole Cristiane. Della sua breve esistenza non vi sono episodi straordinari, ma tutto nella vita quotidiana fu eccezionale in lui, come l’intelligenza, il candore della sua anima, lo studio, la devozione ardente a Gesù e alla Madonna, la fedeltà ai doveri quotidiani, la bontà verso il prossimo, la preghiera. Appassionato per lo sport, alto, slanciato, elegante e gentile nei modi, premuroso, espansivo, sempre sorridente, Aldo fu una bella figura di ragazzo cristiano e nei suoi occhi puri e gioiosi, si poteva leggere tutta la serenità della sua anima. Leggeva ogni giorno il Vangelo, eletto a codice della sua vita; totalmente fedele a Gesù rinunciava volentieri a tutto per Lui, come la domenica se

SERVO DI DIO ANGELO BONETTA

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  Angelo Bonetta , adolescente di 14 anni, che nacque il 18 settembre a Cigole (Brescia) da Francesco Bonetta e Giulia Scarlatti. Vivacissimo e intelligente crebbe con l’argento vivo addosso, come si suol dire, sempre pronto a combinare guai uno dietro l’altro, provocando così la forte reazione di genitori. E nell’ambito di questa vivacità, a stento tenuta a freno, si inserisce la sua passione per il nuoto; Angelo andava spesso da ragazzino a fare il bagno nel fiume Mella, abbastanza pericoloso come tutti i fiumi, e ciò di nascosto dei genitori, con la complicità della sorella; naturalmente quando la sorella confessò alla madre le scappate di Angelo, questi le prese di santa ragione con la proibizione di nuotare nel fiume. Frequentò l’asilo dalle Suore Canossiane, le quali vigilanti ed attente, notarono la forte predisposizione alla preghiera del piccolo Angelo e la profonda devozione per Gesù; pertanto l’aiutarono ad accrescere negli anni successivi, l’amore per l’Eucarist

BEATO BARTOLOMEO BLANCO MARQUEZ

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Bartolomé era di Pozoblanco, in Spagna. Sua mamma morì prima che compisse i quattro anni, e figlio e padre andarono a vivere dagli zii. A scuola il professore, osservando la sua diligenza, gli diede il titolo di “Capitano”. Orfano anche di padre a 12 anni, dovette lasciare la scuola e mettersi a lavorare da seggiolaio nel piccolo laboratorio del cugino. Quando arrivarono i salesiani (settembre 1930), Bartolomé frequentò l’oratorio e aiutò come catechista. Trovò in don Antonio do Muiño un direttore che lo spinse a continuare la sua formazione intellettuale, culturale e spirituale. Più tardi entrò nell’Azione Cattolica, di cui fu segretario e dove profuse il meglio di sé. Trasferitosi a Madrid per specializzarsi nell’apostolato fra gli operai presso l’Istituto Sociale Operaio, vi spiccò come oratore eloquente e studioso della questione sociale e della dottrina sociale della Chiesa. Ottenuta una borsa di studio, poté conoscere le organizzazioni operaie cattoliche di Francia, Belg