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Visualizzazione dei post da 2017

VENERABILE MADRE MACRINA RAPARELLI

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All’ombra del Monastero di Santa Maria Odigitria di Grottaferrata, il 2 aprile 1893 nacque la SdD Madre Macrina (al secolo Elena Raparelli) da una famiglia profondamente cristiana. Terza di nove figli, venne battezzata il giorno 5 dello stesso mese nella Chiesa dell’Abbazia, che in seguito avrebbe frequentata con grande assiduità. Due anni dopo nacque Agnese che fu sorella e collaboratrice e sostenitrice dell’Opera che il Signore doveva loro affidare. I loro confessori furono, prima P. Massimo Passamonti, stimato da tutti per la sua santità, Padre Antonio Rocchi, un santo monaco che esigeva molto esercizio delle virtù, ma il vero formatore e la vera guida spirituale fu Padre Nilo Borgia, monaco di grande virtù e santità. P. Nilo, constatando l’impegno sempre crescente nella vita spirituale, permise loro di emettere il voto di castità che fecero con la ferma decisione di rimanervi fedeli per sempre. Un giorno Elena che aveva maturato da tempo dentro di sé l’idea della fon

SANTA TERESA VERZARI

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Teresa Verzeri nasce il 31 luglio 1801 a Bergamo (Italia); è la primogenita dei sette figli di Antonio Verzeri e della contessa Elena Pedrocca-Grumelli. Il fratello Girolamo diventerà Vescovo di Brescia. La madre, dubbiosa se scegliere il matrimonio o abbracciare la vita monastica, si era sentita rispondere in tono profetico dalla zia M. Antonia Grumelli, monaca clarissa: "Dio ti destina a quello stato per renderti madre di santa prole". Nella più tenera età Teresa impara dalla mamma, donna eminentemente cristiana, a conoscere e ad amare Dio ardentemente. Nel suo cammino spirituale viene seguita dal Canonico Giuseppe Benaglio, Vicario Generale della Diocesi di Bergamo, che già accompagnava la famiglia. Teresa compie gli studi iniziali in ambito domestico. Intelligente, dotata di spirito aperto, vigilante, retto, viene educata al discernimento, alla ricerca dei valori perenni e alla fedeltà all'azione della grazia. Dalla fanciullezza fino all'età più matura Te

SAN GIUSEPPE CATASSO

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Quando varcai per la prima volta la soglia del carcere, mi sentivo disorientato. Vagavo nei corridoi senza sole, incerto sul da farsi; attraverso gli spioncini delle pesanti porte mi affacciavo alle celle scrutando chi vi abitava: visi spettrali, con i segni profondi della sofferenza, della fame, della paura. Poi, dopo pochi giorni dal mio primo ingresso nel carcere, mi si disse che avrei dovuto, l’indomani, assistere un condannato a morte. Il “mio” primo condannato a morte!». Inizia così il racconto della prima volta che padre Ruggero Cipolla (1911-2006), francescano e per cinquant’anni cappellano delle carceri giudiziarie di Torino, scriveva nel 1960. La toccante testimonianza prosegue: «Sentii nell’anima uno schianto, crebbe la mia incertezza. E mi aggrappai disperatamente al confortatore per eccellenza dei condannati a morte: san Giuseppe Cafasso, il prete della forca». Oggi Benedetto XVI del santo dei carcerati afferma: «Conosceva la teologia morale, ma conosceva altrettant

S. GUGLIELMO DA VERCELLI

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La sua statua in San Pietro a Roma ha un lupo accovacciato ai piedi, in ricordo di un prodigio che gli attribuisce la tradizione. Quando viveva da eremita sui monti, l’asino che era il suo prezioso mezzo di trasporto fu sbranato da un lupo, che poi Guglielmo prodigiosamente trasformò in mansueto animale da soma. Di Guglielmo non conosciamo i genitori, probabilmente nobili. Lo incontriamo quindicenne, già vestito da monaco e in viaggio come pellegrino. Cammina per mesi e per anni. Va a San Giacomo di Compostella, poi a Roma, poi si avvia verso la Puglia: vuole imbarcarsi per la Terrasanta. Ma lo dissuadono dapprima un futuro santo, Giovanni da Matera, da lui incontrato a Ginosa (Taranto); e poi alcuni rapinatori presso Oria (Brindisi) che lo picchiano selvaggiamente perché delusi dalle sue tasche vuote. "Non è lì che ti vuole il Signore", gli ha detto Giovanni. E lui, dopo indecisioni e prove, va infine a stabilirsi sui 1.500 metri di Montevergine, nel gruppo appenninico

PADRE GIUSEPPE PICCO

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Famiglia e prima formazione Giuseppe Picco nacque il 4 luglio 1867 a Nole Canavese (in provincia e diocesi di Torino) in una modesta famiglia, nella quale la fede era la nota dominante del vivere quotidiano. I genitori, che assistevano quasi tutti i giorni alla celebrazione della Messa, educarono i dieci figli secondo i principi cristiani; Giuseppe era il terzo. Alla sua educazione partecipò anche lo zio Giovanni Battista Picco, sacerdote e maestro nella scuola elementare di Nole. A undici anni prese a frequentare la scuola apostolica retta dal canonico Ortalda a Torino; dopo i due anni del ginnasio, si trasferì nel 1880 a Lanzo nel collegio affidato ai Salesiani di Don Bosco, dove frequentò la terza e la quarta ginnasio. Ebbe frequenti incontri con il grande santo della gioventù e gli servì parecchie volte la Messa, ricevendone un benefico influsso. Nella Compagnia di Gesù Dopo quattro anni trascorsi in collegio, il 14 ottobre 1883 Giuseppe entrò nel Seminario Arcive

MADRE AMEDEA VERCELLONE

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Caterina Vercellone nacque a Biella, dodicesima di quattordici figli, il 12 novembre 1610. La sua era una famiglia benestante, il padre aveva un posto di rilievo nel governo della città. Da entrambi i genitori ricevette una buona educazione e una profonda pietà cristiana e fin da piccola, anche se timida e talvolta scontrosa, si contraddistinse per intelligenza e determinazione. All'età di dieci anni rimase colpita dalle predicazioni che i Cappuccini tennero in città per l'incoronazione della Madonna d'Oropa nel vicino santuario, tanto da maturare qualche anno dopo il desiderio di consacrarsi al Signore come Clarissa Cappuccina. Proprio nel 1625 a Torino fu fondato un monastero dell’Ordine e Caterina, vinte le resistenze familiari, fu tra le prime quindici postulanti. Considerata inizialmente inidonea, fu accettata dopo un esame d'appello. Il 24 ottobre 1627, alla presenza dei Savoia, avvenne la solenne vestizione in Duomo. Al termine della funzione un corteo con

FRA CECILIO CORTINOVIS

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Antonio Pietro Cortinovis, nato a Costa Serina in provincia e diocesi di Bergamo, chiese in gioventù di essere ammesso nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini: vestì quindi l’abito religioso il 29 luglio 1908, assumendo il nome di fra Cecilio Maria, e scelse di essere fratello laico. Nell’aprile 1910 venne destinato al convento cappuccino di viale Piave 2 a Milano: per circa 11 anni svolse il compito di sacrestano. Dal 1921 fu portinaio e, in seguito, venne nominato questuante per i frati e i poveri della città. La sua richiesta rivolta a Dio di dare un riparo dignitoso ai poveri venne accontentata nel 1959, con la nascita dell’Opera San Francesco. Nel 1982 venne condotto all’infermeria del convento di Bergamo, dove si spense, a 98 anni, alle 21 del 10 aprile 1984. I suoi resti mortali sono stati traslati il 31 gennaio 1989 nella chiesa del Sacro Cuore annessa al convento di viale Piave a Milano, nella prima cappella a destra, vicinissima alla portineria. Il suo processo di beatifi

DINO BERNARDINO PICCINELLI

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P. Bernardino (al secolo Dino) M. Piccinelli nasce a S. Benedetto Val di Sambro, località Madonna dei Fornelli, il 24 gennaio 1905 da Agostino e da Adalgisa Marsigli. Rimasta vedova nel 1906 quando il piccolo Dino non aveva ancora due anni, la mamma si risposò nel 1909 con Giuseppe Laffi, dal quale ebbe altri due figli, oltre ai quattro già avuti dal defunto sposo. Avendo il Laffi ottenuto lavoro presso l'arsenale militare di Bologna, la famiglia si trasferì nel capoluogo emiliano, trovando abitazione nei pressi della Chiesa dei Servi, che divenne il luogo sacro frequentato da loro, particolarmente da Dino in veste di chierichetto. In seguito alla domanda di entrare nell'Ordine dei Servi di Maria, il dodicenne Dino Piccinelli viene accolto nel 1917  nel convento di Montefano in provincia di Macerata, per compiervi gli studi ginnasiali e l'anno di noviziato (1917-1921). Il primo anno di filosofia viene trascorso da fr. Bernardino (nuovo nome assunto al momento

BEATO DON JERZY POPIELUSZKO

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Già a 19 anni lo accusano di “atteggiamento ribelle”: benché seminarista, gli hanno fatto il militare con lo scopo di “fargli cambiare idea”, ma nonostante il continuo lavaggio del cervello non sono riusciti a piegare quel ragazzo, taciturno e serio, che fin da ragazzo vuole farsi prete e che non ha cambiato idea neppure dopo le angherie e le pressioni subite sotto naia. Nato in Polonia nel 1947, viene ordinato prete nel 1972 dal card.  Wyszyński e sembra quasi un segno del destino, visto che tra un po’ saranno entrambi alla gloria degli altari. Per alcuni anni vaga da una parrocchia all’altra di Varsavia, con incarichi temporanei che tuttavia “lasciano il segno”, soprattutto tra gli universitari: sembra che quel prete, timido e di poche parole, con una salute vacillante che lo limita anche nel ministero, si riscaldi improvvisamente e si trasformi quando si trova a contatto con giovani e poveri, con cui riesce a stabilire subito un filo diretto.  Nel giugno 1980 viene assegnato co

BEATA MARIA PIERINA DE MICHELI

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Giuseppina De Micheli nacque a Milano l’11 settembre 1890 in una famiglia profondamente religiosa. Orfana di padre a due anni, aveva solo dodici anni quando fu protagonista di un fatto quasi premonitore. Trovandosi nella sua parrocchia di S. Pietro in Sala, il Venerdì Santo, sentì una voce: “Nessuno mi dà un bacio d'amore in volto, per riparare il bacio di Giuda?”. Quasi non capì ma, giunto il suo turno, baciò il volto del Crocifisso con tutto il trasporto possibile. Alcuni suoi fratelli abbracciarono la vita religiosa: il 27 maggio 1899 fu ordinato sacerdote Riccardo, l’anno successivo la sorella Angelina entrò nel monastero delle Sacramentine, nel 1908 Maria si fece Orsolina di San Carlo. Fu durante la sua cerimonia di vestizione, il 1° ottobre 1909, che Giuseppina sentì la propria chiamata. Il 15 ottobre 1913 entrò dalle Figlie dell'Immacolata Concezione (dette di Buenos Aires), nella casa di Milano, accolta dalla fondatrice Madre Eufrasia Jaconis. Il 16 maggio 1914 ind

VENERABILE LUISA MARGHERITA CLARET DE LA TOUCHE

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Nacque a Saint-Germain-en-Laye il 15 marzo 1868, secondogenita di una distinta famiglia borghese, e fu battezzata coi nomi di Marguerite-Céline. Da bambina si divertiva a fare scherzi a sua sorella, alla madre e alla suora che si prendeva cura di suo nonno. A undici anni, circa tre settimane dopo la Prima Comunione, fece voto di verginità perpetua, ma era quasi ignara di cosa comportasse nel concreto. Crescendo, le venne da imitare sua sorella e le loro cugine, che trascorrevano ore intere a parlare del loro “ideale”, cioè di qualche ragazzo incontrato durante serate da ballo o in altre occasioni. Le sembrò di aver trovato il suo, ma si rese conto che non pensava continuamente a lui, come facevano le altre. Si diede quindi ad altri passatempi, come le letture di romanzi e riviste che, però, non le lasciavano una grande impressione. Spesso, inoltre, smetteva gli abiti femminili per travestirsi da ragazzo, specie quando trascorreva le vacanze in campagna. Nelle profondità del su