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Visualizzazione dei post da 2018

SERVA DI DIO CATERINA PODESTÀ

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Madre Caterina Podestà nella sua lunga vita, fu plasmata dalla Grazia di Dio, che la condusse per sentieri imperscrutabili e che lei percorse fiduciosa e abbandonata alla Sua volontà. Fu fanciulla e giovinetta di forte temperamento, sostegno della famiglia, orfana prematura, giovane sposa e madre, subito vedova; una delle prime suore Gianelline, cofondatrice, superiora per 52 anni, grande propagatrice della nuova Congregazione delle “Figlie di Maria SS. dell’Orto, che alla sua morte nel 1884, conterà 80 Case in Europa e in America. Caterina Podestà nacque a Paggi, piccola frazione di Chiavari (Genova) il 9 ottobre 1809, secondogenita dei quattro figli di Antonio Podestà e di Bianca Ginocchio; dopo qualche anno la famiglia si trasferì a Chiavari. Aveva dodici anni quando divenne orfana di padre; con la mamma si assunse la responsabilità della gestione del negozio di tessuti, di proprietà della famiglia. Con la sua intraprendenza, il suo forte temperamento, la volontà ferma, l’

SUOR ENRICHETTA ALFIERI

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Al San Vittore ci finisce per caso. E non per espiare. Suor Enrichetta Alfieri nasce a Borgo Vercelli il 23 febbraio 1891, in una famiglia semplice, che la cresce a fede e lavoro: dopo le elementari subito a darsi da fare, in casa e nei campi, imparando anche il ricamo negli scampoli di tempo. Deve aspettare i 20 anni per entrare in convento, perchè i genitori glielo chiedono: così la sua vocazione si irrobustisce e diventa ancor più solida. Tra le figlie della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, a Vercelli, sembra subito trovare il suo posto; qui si accorgono delle sue spiccate attitudini educative e la fanno studiare. Nel 1917 inizia a lavorare come maestra in un asilo a Vercelli, ma pochi mesi dopo si deve fermare per motivi di salute. I medici cincischiano un bel po’ prima di diagnosticare la sua malattia, che solo nel 1920 ha un nome preciso: spondilite degenerativa, ossia la “malattia di Pott”, una tubercolosi vertebrale, che la immobilizza in un letto tra dolori atroci

BEATO JOHN HENRY CARD. NEWMAN

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«Ex umbris et imaginibus in Veritatem» («Dalle ombre e dagli spettri alla Verità»), così recita l’epitaffio sulla tomba del cardinale John Henry Newman (1801-1890), il pastore anglicano che abbracciò il Cattolicesimo dopo lunghi anni di elaborazione intellettuale, filosofica, teologica e che il 19 settembre è stato beatificato a Birmingham da Benedetto XVI, durante il suo viaggio in Gran Bretagna (16-19 settembre 2010). Tutta la sua vita è la prova più evidente e concreta che la ragione può unirsi alla Fede per approdare a Santa Romana Chiesa, l’unica vera custode degli insegnamenti di Gesù Cristo, Figlio di Dio, Via, Verità e Vita. Ancora cardinale, Joseph Ratzinger, il 28 aprile 1990, in occasione del centenario della morte di Newman, dichiarò: «… fu la sua coscienza che lo condusse dagli antichi legami e dalle antiche certezze dentro il mondo per lui difficile e inconsueto del Cattolicesimo. Tuttavia, proprio questa via della coscienza è tutt'altro che una via della sogget

MARIA ELISABETTA MAZZA

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Maria Elisabetta Mazza, nata sul finire del Diciannovesimo secolo, è stata il prototipo della donna cristiana moderna, raccogliendo in sé sia la ricca eredità spirituale prodotta dal movimento cristiano nei secoli precedenti, che le istanze provenienti dagli ambienti più progrediti del mondo cattolico del primo Novecento, favorevoli ad una presenza cristiana attiva in ogni ambito della società. Ricca di tale patrimonio, agì e combatté per difendere e diffondere il primato della Chiesa in ogni luogo, anche se il campo privilegiato della sua azione fu l'ambiente scolastico. Nata a Martinengo, paese rurale della pianura bergamasca, i cui luoghi sono stati così ben descritti da Ermanno Olmi, in una famiglia numerosa ma benestante, a otto anni rimase orfana della mamma Agostina e poco tempo dopo venne affidata dal padre Carlo alla zia paterna Lucia, residente a Mornico, un paese confinante con Martinengo. Fin da giovane aspirava all’insegnamento, ma la sua carriera scolastica f

SAN RAFFAELLA MARIA PORRAS Y AYLLON

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La Spagna è una Nazione che da secoli dà alla Chiesa un’abbondante fioritura di Santi e Beati, frutto di una intensa spiritualità cristiana, che la pone come numero di figure sante, forse al secondo se non al primo posto in Europa culla del cristianesimo. E fra i suoi degni figli si annovera santa Raffaella Maria del Sacro Cuore, al secolo Rafaela Porras y Aillón, che nacque il 1° marzo 1850 a Pedro Abad (Cordova), decima dei tredici figli di Idelfonso Porras e Rafaela Aillón, appartenenti alla agiata borghesia. A quattro anni perse il padre, pur avendo la possibilità di frequentare la migliore società di Cordova, Cadice e Madrid, non si lasciò attirare dalla vita mondana e a 15 anni si consacrò a Dio facendo il voto di castità. A diciannove anni perse anche la madre e vincendo l’ostilità dei fratelli, si dedicò con l’unica sorella della numerosa famiglia Dolores, alla pratica della carità, assistendo gli ammalati e aiutando i poveri. Avendo avvertita in loro la chiama

MADRE CLELIA MERLONI

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Madre Clelia Merloni nacque a Forlì il 10 marzo 1861 da Teresa Brandinelli e Gioacchino Merloni, ricco industriale. Ella, giunta all’età di 33 anni, compì il primo passo per la fondazione dell’Istituto. Tutto il periodo precedente fu di preparazione: remota o prossima, esplicita o implicita, luminosa o oscura ma sempre preparazione, ossia un camminare progressivo verso quella data che nel progetto di Dio era già dichiaratamente fissata: Viareggio 30 maggio 1894. Era un giorno come tutti gli altri, quel 24 aprile 1894, quando Clelia Merloni insieme ad una sua amica, Elisa Pederzini, si metteva in viaggio alla volta di Viareggio. A distanza di qualche settimana si unirà a loro una terza amica: Giuseppina D’Ingenheim. Clelia, Elisa, Giuseppina: le prime tre. Clelia non sapeva neppure dove fosse questa città. Non l’aveva mai sentita nominare. L’aveva vista in sogno e poi l’aveva cercata sulla carta geografica. Giunta alla stazione di Viareggio, si avviò sulla strada che le si ap

SAN BERNARDO TOLOMEI

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Ha aspettato 661 anni per vedersi proclamare santo: vicende storiche e l’incessante scorrere dei secoli hanno pesato sulla sua causa di canonizzazione, al punto che solo domenica 26 aprile il Papa ha potuto dichiarare santo Giovanni Bernardo Tolomei, il fondatore degli Olivetani. Nasce il 10 maggio 1272 a Siena e viene battezzato con il nome di Giovanni; la sua è una delle famiglie più nobili e potenti della città, e questo potrebbe fare la differenza tra noi e lui; ma la crisi politica, economica e morale che caratterizza il periodo in cui vive lo rende straordinariamente nostro contemporaneo, a dimostrazione che nulla di nuovo avviene sotto il sole e, soprattutto, che in qualsiasi momento si può fare della nostra vita un capolavoro d’amore. Un brillante percorso scolastico e una memoria prodigiosa fanno di lui, ancora giovanissimo, uno dei docenti di Giurisprudenza nella prestigiosa università senese. Sono stati invece i domenicani della città a trasfondergli una fede autentic

GIOVANNA SPANU

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La vita "Terra voluta da Dio, pensata e creata per noi con quelle bellezze naturali, quel colore del mare, del cielo, quel profumo intenso di mirto, di lentisco..." Così Giovanna descrive la "sua" Sardegna, in un biglietto indirizzato ad un'amica. È in Sardegna infatti, precisamente a Bidunì, frazione di Alghero (SS), che Giovanna nasce il 9 dicembre 1955. Nella famiglia Spanu si respira amore: un legame tenerissimo, alimentato da mille attenzioni quotidiane, unisce papà Antonio e mamma Leonarda; mentre intesa profonda e affettuosa complicità caratterizzano il rapporto fra Giovanna e la sorella minore Maria. Approdata a Parma all'età di dieci anni, Giovanna compirà nella città emiliana gli studi fino a conseguire il diploma di fisioterapista, professione che eserciterà con passione e competenza per anni. Nel frattempo dà vita a rapporti di profonda amicizia con alcuni giovani che frequentano la parrocchia dello Spirito Santo. E sarà propr

SAN CARLO BORROMEO

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Nella storia civile e anche in quella della Chiesa troviamo vari personaggi cui i posteri hanno decretato il titolo di Magno. Non li enumero qui perché sono facili da ricordare e poi non sono moltissimi. Al santo che vi presento, San Carlo Borromeo, non è stato dato il titolo di Grande, ma secondo me lo meriterebbe, almeno nell’ambito della storia ecclesiastica. È un personaggio centrale del 1500, una delle figure più eminenti, la cui opera, specialmente per Milano, ha superato la forza dell’oblio. Carlo nacque ad Arona, sul Lago Maggiore, nel 1538, in una nobile e ricca famiglia. Il padre, Gilberto, era noto per la profonda religiosità e per la sua generosità verso i poveri. Anche la madre, Margherita, era piissima: purtroppo morì quando Carlo aveva solo nove anni. Questo influsso dei genitori rimarrà fondamentale nella sua educazione. A 12 anni, Carlo fu nominato commendatario di un’abbazia benedettina di Arona, che fruttava una rendita di 2000 scudi. Una cifra considere