BEATO ANDREA DA SPELLO
Il
B. Andrea Caccioli nacque a Spello, piccolo e ameno paese dell’Umbria, il 30
novembre 1194. Di nobile famiglia, gli fu dato il nome del glorioso apostolo la
cui festa ricorre il giorno della sua nascita. Fu educato secondo i sani
principi della fede cristiana, dai primi biografi sappiamo che si distinse
presto per la bontà con cui trattava il prossimo e che amava ritirarsi
solitario in preghiera. Luogo preferito era il Monte Subasio dove sorgevano due
monasteri: quello dei Benedettini e quello delle Clarisse. Il giovane Andrea
spesso vi si recava per cercare la pace interiore. La consacrazione al Signore
fu meditata a lungo, si concretizzò a ventidue anni quando venne ordinato
sacerdote dal Vescovo di Spoleto (1216). Autentico uomo di Dio, il suo
ministero fu incondizionato. Un anno dopo, rimasta vacante la Parrocchia del
suo paese, tutti videro in lui il successore ideale. Aveva solo ventitre anni.
Poco
distante da Spello, alcuni anni prima, Francesco d’Assisi aveva dato vita al movimento
dei Frati Minori. Nel suo pellegrinare il Poverello contagiava molti a vivere
in modo distaccato dalle cose terrene, volgendo gli occhi al cielo. Le comunità
francescane si diffondevano ovunque; il B. Andrea ne era affascinato.
Giovane
parroco, si prodigava instancabilmente nella cura delle anime affidategli, ma
era anche attratto dalla preghiera contemplativa che solo un convento può
assicurare. Il sospirato incontro con il Padre Serafico avvenne nel monastero
delle Clarisse di Vallegloria. Francesco gli disse che doveva ancora per
qualche tempo essere parroco per condurre a termine i lavori intrapresi e per
badare alla mamma anziana, il Signore avrebbe disposto al meglio. Con l’animo
più sollevato resse ancora per quattro anni la parrocchia preparandosi
spiritualmente al tanto sospirato ingresso in convento. Solo dopo la morte
della mamma si ritenne libero di andare dal Vescovo e manifestare i suoi
propositi. La notizia si diffuse in un baleno; molti cercarono di fargli
cambiare idea ma, arrivato il permesso, benedisse tutti lasciando Spello per il
convento di S. Maria degli Angeli di Assisi. Aveva ventinove anni. Prima di
partire, come prevede la regola francescana, vendette tutti i suoi beni per
distribuirne il ricavato ai poveri.
Fu
accolto da S. Francesco che volle dargli personalmente il povero saio: il cuore
di Andrea scoppiava di gioia. Visse l’anno di noviziato proprio nella comunità
primitiva. Dal Padre assimilò parole, gesti e virtù: la sua esistenza era
trasformata. Emise la professione solenne prostrato davanti al Serafico Padre:
era il primo parroco-sacerdote che diventava frate. Dalla “Prima Vita” del B.
Tommaso da Celano conosciamo il modo eroico in cui viveva la prima comunità di
S. Maria degli Angeli, la più amata da Francesco. I primi frati furono degli
autentici privilegiati.
Il
Santo di Assisi morì, logorato dalle fatiche, il 3 ottobre 1226. Tra i presenti
c’era il nostro Beato. Rivolgendosi a lui gli raccomandò l’importanza della
proclamazione della Parola di Dio. Dopo tale incarico Andrea rinunciò alla vita
eremitica per annunziare a tutti la Lieta Novella. Suo direttore spirituale
divenne il B. Egidio.
Andrea
assistette alla canonizzazione di Francesco, che avvenne ad Assisi solo due
anni dopo la sua morte, ad opera di Gregorio IX, il 16 luglio 1228. Il giorno
successivo si pose mano alla costruzione della nuova basilica, ai cui lavori
presenziò anche il nostro beato. Il 25 maggio 1230 si fece la solenne
traslazione del corpo del santo. In quell’occasione Andrea ebbe l’ispirazione
di chiedere al Papa la consacrazione della chiesa di S. Lorenzo di Spello. In
un tripudio di gioia, il corteo papale giunse nella cittadina e si procedette
alla celebrazione con tutta la solennità dovuta.
Nel
1233 Andrea venne inviato in Spagna al Capitolo dei Frati di Soria. Si verificò
in quell’occasione il miracolo che avrebbe fatto denominare Andrea come “il
santo delle acque”. Vi era in quelle terre una gravissima siccità, la
popolazione, molto provata, si rivolse ai frati che decisero di intraprendere
alcune preghiere penitenziali. Per guidarle fu scelto proprio Andrea, anche se
straniero e le sue doti oratorie non erano particolarmente conosciute. Gli
argomenti da lui trattati furono il peccato, il castigo di Dio, il pentimento e
la divina misericordia. I fedeli rimasero molto colpiti, in breve tempo cadde
tanta pioggia e ci fu abbondanza di raccolto. Il popolo riconobbe in lui il
salvatore venuto dall’Italia.
Qualche
tempo dopo, l’appellativo fu confermato da un fatto altrettanto prodigioso.
Avvenne che le Clarisse di Vallegloria rimasero senz’acqua, tanto da essere
costrette a uscire fuori dalle mura della clausura per approvvigionarsene. Le
monache si rivolsero a lui piene di fiducia. Andrea disse loro di pregare e di
meritare la grazia con una santa condotta di vita. In poco tempo fu scoperta
una fonte dentro il convento e si gridò al miracolo. Tale fonte è ancora oggi
viva e l'acqua che ne scaturisce è considerata dalla popolazione terapeutica e
ottima per la cura del mal di fegato. Da quel momento ci si rivolgeva a lui in
ogni periodo di siccità, e sempre con successo.
Fu
nominato predicatore dell’Ordine, col permesso di predicare sempre e ovunque.
Iniziò nel 1235 e per otto anni fu instancabile: si recò a Verona, Como, Crema,
Padova, Reggio Emilia, Roma e anche in Francia. Quando le chiese non erano
sufficientemente capienti predicava in piazza. La sua parola semplice
commuoveva e convertiva. Spesso seguivano i miracoli.
Restava
comunque un contemplativo e quindi si imponeva alcuni periodi di ritiro; tra i
luoghi preferiti vi era l’Eremo delle Carceri presso Assisi. Durante le lunghe
preghiere rimaneva assorto e per due volte ebbe il dono mistico singolare di
stringere tra le braccia il Bambin Gesù.
Fino
alla fine dei suoi giorni ebbe la cura spirituale delle Monache di Vallegloria
che gli erano state affidate direttamente da S. Chiara. Per le sue preghiere il
Monastero fu anche preservato dai soldati dei Federico II.
Carico
di fatiche e d’anni, i suoi concittadini manifestarono il desiderio che
concludesse la sua vita tra loro. Offrirono all’Ordine la Chiesa di S. Andrea
Apostolo con i locali annessi, chiedendo al Ministro Generale, Fra Giovanni da
Parma, di mandare una comunità di frati. L’offerta fu benevolmente accolta e
Fra Andrea fu eletto Guardiano (1253). Il suo ingresso fu un trionfo.
Con
la sua permanenza a Spello riuscì a riconciliare le fazioni opposte dei Guelfi
e dei Ghibellini, ma ormai erano numerosi i malanni, a cui si aggiunsero anche
alcune aridità spirituali. Confortato dai sacramenti e dalla presenza del Beato
Egidio, spirò predicendo a Fra Tommaso l’elezione a Ministro Provinciale. Era
il 3 giugno 1254 e aveva sessant’anni. Alle esequie partecipò una moltitudine
di popolo.
Il
corpo fu deposto in due casse, una di legno e una di marmo; già nei primi
dipinti venne raffigurato con l’aureola. Una ricognizione del corpo ci fu nel
1623, il 3 giugno 1597 gli era già stato dedicato un nuovo altare. Anche nella
casa natale dei Caccioli la sua stanza era stata trasformata in cappella. Il 25
luglio 1738 Clemente XII confermò il culto, ma dal 1360 era già compatrono di
Spello. Ancora oggi i suoi confratelli e i suoi concittadini custodiscono con
venerazione il suo corpo e i suoi luoghi.
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