PADRE GIUSEPPE PICCO
Famiglia
e prima formazione
Giuseppe
Picco nacque il 4 luglio 1867 a Nole Canavese (in provincia e diocesi di
Torino) in una modesta famiglia, nella quale la fede era la nota dominante del
vivere quotidiano. I genitori, che assistevano quasi tutti i giorni alla
celebrazione della Messa, educarono i dieci figli secondo i principi cristiani;
Giuseppe era il terzo. Alla sua educazione partecipò anche lo zio Giovanni
Battista Picco, sacerdote e maestro nella scuola elementare di Nole.
A undici
anni prese a frequentare la scuola apostolica retta dal canonico Ortalda a
Torino; dopo i due anni del ginnasio, si trasferì nel 1880 a Lanzo nel collegio
affidato ai Salesiani di Don Bosco, dove frequentò la terza e la quarta
ginnasio. Ebbe frequenti incontri con il grande santo della gioventù e gli
servì parecchie volte la Messa, ricevendone un benefico influsso.
Nella
Compagnia di Gesù
Dopo
quattro anni trascorsi in collegio, il 14 ottobre 1883 Giuseppe entrò nel
Seminario Arcivescovile di Chieri e due anni dopo, il 22 settembre 1885, passò
al Noviziato della Compagnia di Gesù, sempre a Chieri; anche un suo fratello,
Giulio, divenne gesuita nel 1893. Iniziò così il lungo periodo di formazione
tipico dei gesuiti: dopo il noviziato, svolse per due anni studi umanistici e
poi fu Assistente dei ragazzi dell’Istituto Sociale di Torino e del collegio
San Tommaso di Cuneo.
Dal
1891 al 1894 svolse il triennio di studi di Filosofia, fu ancora Assistente dei
ragazzi all’Istituto Sociale di Torino e nel 1896 iniziò lo studio della
Teologia presso la Facoltà dei gesuiti a Chieri. In quei anni di studi intensi,
pur senza trascurarli, si dedicò anche alla cura di un gesuita ammalato, padre
Romualdo Fumagalli, il cui corpo era ricoperto di piaghe profonde. Le sue forze
fisiche si logorarono e, dopo la morte del confratello, ebbe bisogno di un
lungo periodo di riposo, per cui si dovette rimandare l’ordinazione
sacerdotale, che poté ricevere solo l’8 aprile 1901, Lunedì dell’Angelo, a 34
anni.
Un
gesuita “itinerante”
Quasi
a voler recuperare il tempo trascorso, gli vennero affidati in rapida
successione vari ministeri apostolici: dal 1902 al 1912 fu di nuovo
all’Istituto Sociale di Torino, poi alla Casa di Genova, a Quarto al Mare,
ancora a Genova, al Collegio di Cuneo e alla Residenza di Sanremo. Nell’ottobre
1912 fu destinato come assistente, detto allora “Adiutor”, del direttore della
Casa di Esercizi per gli Operai di Gozzano (Novara) e promotore degli esercizi
e delle Leghe di perseveranza dell’Alto novarese. Tranne un periodo trascorso a
Cuneo come cappellano dell’ospedale militare, durante la Prima Guerra Mondiale,
il luogo del suo lavoro di “Operarius”, cioè di “sacerdote missionario
itinerante” rimase fino al termine della vita la città di Gozzano e i paesi
limitrofi. Nel 1902 e dal 1927 in poi svolse sempre le sue vacanze estive
presso il Santuario di San Chiaffredo a Crissolo, dove esercitava i ministeri
sacerdotali per i pellegrini e assisteva i pastori presso le baite alpine.
Ha
detto di lui padre Paolo Molinari, suo confratello e a lungo Postulatore
generale delle Cause di beatificazione e canonizzazione dei gesuiti: «Egli fu
il sacerdote della Compagnia di Gesù che, spinto dall’amore di Dio e dallo zelo
per le anime, si prodigò instancabilmente nell’assolvimento del ministero
sacerdotale, recandosi di villaggio in villaggio, da un casolare all’altro, per
portare il conforto ai bisognosi, l’Eucaristia agli ammalati ed ai moribondi,
il perdono ai peccatori, la parola di Dio ai fedeli ed anche ai lontani».
L’anima
degli Esercizi per la povera gente
Visse
per circa 30 anni ai piedi del Monte Rosa e per parecchie estati ai piedi del
Monviso, sempre al servizio del popolo di Dio. Tanti sono i luoghi che lo
videro impegnato nell’apostolato e che custodiscono con devozione il suo
ricordo. Fu apparentemente sempre e solo un “Aiutante” delle felici iniziative
dei gesuiti nei “Ritiri operai” e nelle “Leghe di perseveranza”, svolte in
collaborazione col clero diocesano. In realtà, però, padre Giuseppe Picco ne
era il filo conduttore, il vero animatore, nell’adunare e assistere gli
esercitanti e nel contatto personale delle Confessioni.
Per
la gente di Gozzano, di Crissolo e delle zone circostanti era santo già in
vita, come si esprime felicemente un altro suo confratello, l’agiografo padre
Domenico Mondrone, intitolando un articolo di La Civiltà Cattolica su di lui
«Padre Picco: Lo canonizzarono contadini e povera gente».
La
morte e le semplici esequie
Morì
a Gozzano il 31 agosto 1946. Per sua volontà fu rivestito con la vecchia
sottana, rattoppata e logora, senza funerali solenni, con discorsi e onori, ma
con esequie in semplicità, come semplice era stata tutta la sua vita.
Il
29 ottobre 1950 la sua salma fu traslata in una nuova tomba monumentale del
cimitero di Gozzano.
Il
processo di beatificazione
Sin
da subito, dopo la sua morte, padre Picco ha avuto il merito di aggregare un
numeroso gruppo di fedeli che volevano custodirne l’insegnamento, e che si
associarono in un Comitato di Amici di Padre Picco. Il 7 dicembre 1954 uscì il
primo numero del bollettino «Agli amici del padre Giuseppe Picco S.J.» e, due
giorni dopo, il Superiore generale dei gesuiti, padre J. B. Jansenss, autorizzò
l’avvio del processo di beatificazione.
L’anno
successivo, il 30 marzo 1955, iniziò il Processo informativo diocesano a
Novara, concluso il 5 novembre 1956. Il Processo apostolico ha avuto inizio,
invece, il 10 dicembre 1973. Entrambe le inchieste sono state convalidate il 14
aprile 1978.
Nel
1991 è stata presentata la “Positio super virtutibus”, discussa dai consultori
teologi e dai cardinali e vescovi membri della Congregazione delle Cause dei
Santi, rispettivamente l’11 marzo 1997 e il 2 dicembre dello stesso anno;
entrambe le riunioni hanno avuto esito positivo.
Il
18 dicembre 1997 Papa san Giovanni Paolo II ha autorizzato la promulgazione del
decreto con cui il gesuita padre Giuseppe Picco veniva dichiarato Venerabile.
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