SAN GIOVANNI BATTISTA
Il
24 giugno si festeggia il cosiddetto “Natale estivo”. La Chiesa celebra la
festa di tre natività soltanto: quella di Cristo, quella della Madonna e quella
del Precursore. Per gli altri Santi, infatti, si festeggia non la loro nascita
nella carne, bensì la loro entrata nel Cielo.
San
Giovanni Battista occupa quindi senz’altro una posizione eminente nella schiera
dei Santi. Secondo la Tradizione è in Paradiso il più alto dopo la Madonna
(certo, dobbiamo anche riservare il posto di San Giuseppe!), perché assomiglia
di più a Nostro Signore, e perché, anche se non fu preservato come Maria
Santissima dal peccato originale, fu purificato e consacrato nel grembo di sua
madre Elisabetta nel giorno della Visitazione.
È
difficile pronunciare il panegirico di San Giovanni Battista. Cosa possiamo
aggiungere di più dopo che Nostro Signore stesso l’ha lodato, dicendo che: “Fra
i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni”?
Mi
accontenterò di tre sguardi, tre “istantanee” su Giovanni Battista:
contempliamo l’austerità del Profeta nel deserto; la fortezza del Testimone
della luce; l’umiltà del Precursore che si scansa davanti a Colui che annuncia.
Primo
sguardo: il deserto, l’ascetismo
«Che
cosa siete andati a vedere nel deserto?» chiedeva Gesù parlando del Battista.
«Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e
vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re» (Lc 7,24).
Ecco
il primo aspetto della personalità di San Giovanni Battista, quello che ci fa
maggiormente impressione: Giovanni nel deserto, l’aria scontrosa, vestito di
pelle di cammello, cibandosi di cavallette e di miele selvatico come un orso
(cf. Mc 1,6). Che personaggio strabiliante!
Quello
che stupisce prima di tutto del più grande di tutti i Profeti è l’austerità
della sua vita, il suo amore alla solitudine e il suo spirito di preghiera. A
noi che siamo prigionieri della nostra comodità e che ci perdiamo nelle cose
vane, San Giovanni Battista viene a ricordare il ruolo del silenzio, del
distacco e della mortificazione per ogni anima che vuole darsi a Dio. San
Giovanni Crisostomo, quando descrive la vita del Battista, si meraviglia
dolorosamente: «Se un uomo di tale santità ha vissuto una vita così austera,
come, noi, che crolliamo sotto il peccato, non faremmo la più piccola
penitenza?». Che lezione per noi! Il primo predicatore del Vangelo, il più
grande testimone della verità, quello che additò la Verità stessa, fu anzitutto
un’anima solitaria, distaccata da tutto, che fuggiva i piaceri e le mondanità.
Giovanni non frequentò i palazzi dei Re, non fu di quei “predicatori” che
cercano prima di tutto di farsi valere, di risplendere nel loro apostolato, e
che in realtà non fanno altro che predicare se stessi.
Questo
distacco, questa austerità del Battista si vede anche nella sua conversazione.
Il primo predicatore del Vangelo non è un chiacchierone. Ciò è paradossale
soltanto per coloro che hanno dimenticato che “il silenzio è il padre dei
predicatori”. Quando i sacerdoti e i leviti gli chiedono: «Tu, chi sei?»,
risponde di punto in bianco: «Io non sono il Cristo». «Sei tu Elia?». «Non lo
sono». «Sei tu il profeta?». «No». Non si potranno mai abbastanza ammirare la
brevità e la semplicità di queste risposte. Sono quelle di un’anima silenziosa
che cerca soltanto la verità e che dimentica il proprio interesse. «Est, est.
Non, non». “Che il vostro sì sia sì, che il vostro no sia no” (cf. Mt 5,37).
San Giovanni Battista è puro e trasparente come il diamante. E del diamante
possiede anche la durezza.
Secondo
sguardo: la fortezza
«Cosa
siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?». Sicuramente
no. Giovanni Battista non fu un uomo che si piega sotto la spinta di qualsiasi
vento. Viveva solo per Dio, completamente staccato dall’opinione degli uomini,
non dava retta alle dicerie... Non cercava di piacere; non accarezzava i suoi
contemporanei, i “media” del suo tempo, dicendo loro soltanto quello che
volevano sentire. Come si rivolgeva loro? «Razza di vipere!» (Lc 3,7). E cosa
dice? Quale è il tema della sua predica? Anzitutto i Novissimi e l’urgenza che
c’è di convertirsi. «Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni
albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco» (Mt 3,10).
Certo, l’immagine che il Profeta infallibile ci dà del Salvatore del mondo non
è sdolcinata: «Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo
frumento nel granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile» (Mt
3,12). La predicazione di San Giovanni non è un raccolta di cose pie e
sentimentali. Ma la preferiamo così. E tremiamo di essere anche noi della
paglia...
Giovanni,
qua, sembra terribile. Terribile perché parla in nome delle esigenze dell’Amore
oltraggiato, terribile perché deve scuotere l’indifferenza del mondo. Attraverso
i secoli, viene a sollevare anche noi dalla nostra torpidezza e dalla nostra
tiepidezza. San Giovanni è un testimone della luce e ci ricorda che – oggi come
nel suo tempo – non può esistere un compromesso tra la luce e le tenebre, tra
Cristo e Belial.
E
perché non cerca di piacere al mondo, ai potenti e ai “media” dell’epoca?
Perché vuole anzitutto essere vero, la sua testimonianza ci tocca. Ci insegna
cos’è la testimonianza. Come battezzati e soprattutto cresimati, tutti noi
siamo chiamati a testimoniare. Cos’è un testimone? Il testimone è colui sulla
cui parola riposa la nostra fede come su una roccia. Non crediamo alla parola
di un uomo che cambia sempre, che si sottomette alla moda, che è tutto
preoccupato di sentire da che parte tira il vento. «Io credo soltanto alle
storie i cui i testimoni si farebbero sgozzare», diceva Pascal. Giovanni
Battista fu uno di quelli. Storicamente fu il primo a confessare la Divinità di
Cristo: «Io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio» (Gv 1,34);
«Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me» (Gv 1,16).
Ed è anche il primo che confessa la sua azione redentrice: «Ecce Agnus Dei»,
«Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29).
Tuttavia,
San Giovanni non è morto per aver confessato la Divinità di Cristo, né per
averlo designato come il Messia. Il suo martirio è per noi molto significativo.
È morto per aver denunciato un adulterio, un matrimonio illegittimo. Il primo
martire, quello che nella Santa Messa il Sacerdote cita prima di Santo Stefano
(cf. Canone Romano), fu un martire della legge naturale! È morto, insomma, per
aver detto di no a una legge civile che contradirebbe la legge morale. Per aver
rimproverato un cosiddetto “divorziato-risposato”, peccatore pubblico, che
voleva comportarsi davanti a tutti come se la sua seconda unione fosse
legittima. Nei tempi che viviamo ciò dovrebbe farci riflettere.
Però,
quest’anima forte e terribile contro il peccato e l’errore, fu anche un’anima
dolce e umile.
Terzo
sguardo: la dolcezza e l’umiltà del Precursore
Ciò
non deve stupirci. La grande santità si caratterizza soprattutto dall’unione
delle virtù le più diverse, che solo Dio può unire così intimamente. È l’unione
della fortezza con la dolcezza, dell’amore per la verità o la giustizia, con la
misericordia per i peccatori. Questa unione è sempre il frutto di una grande
vicinanza con Dio, perché quello che è diviso nella natura, si unisce nel regno
di Dio, specialmente in Dio stesso. La santità è un’immagine dell’unione
misteriosa delle perfezioni le più diverse, dell’infinita giustizia e
dell’infinita misericordia, nell’eminenza della Deità, nella vita intima di
Dio.
San
Giovanni Battista, il temibile profeta che annunciava la collera che viene, fu
anche dolce e umile di cuore, come Colui del quale ha reso testimonianza.
Guardiamolo. Fin dall’inizio del suo ministero si mostra pieno di bontà per i
piccoli e gli umili. Ai pubblicani di buona volontà dice soltanto: «Non esigete
nulla di più di quanto vi è stato fissato». Ai soldati: «Non maltrattate
nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Quest’alleanza
di forza e di dolcezza spiega anche l’ammirazione che ha potuto suscitare nei
suoi discepoli. Come Gesù, Giovanni Battista fu molto amato. I suoi discepoli
non lo dimenticheranno mai. Per esserne convinti basti rileggere le righe che
gli dedicherà, ormai molto anziano, il più puro e il più delicato di tutti i
suoi discepoli. Comincerà così il suo Vangelo: «In principio era il Verbo», e
poi, subito, si ricorderà del suo maestro: «Venne un uomo mandato da Dio: il
suo nome era Giovanni». Però Giovanni l’Evangelista, anche lui, lascerà il
Battista per Gesù.
E il
Battista si è rallegrato di vedere partire i suoi migliori discepoli. Qua,
anche, sta la sua grandezza: nella sua umiltà. Ha accettato di spogliarsi, cioè
di essere un precursore e soltanto questo. Ha avuto questa abnegazione – così
rara tra i precursori – di cedere il primo posto, quando la sua missione fu
compiuta.
San
Giovanni Battista ha accettato di essere un puro strumento, in totale
dipendenza dall’azione del Padre. Dirà: «Nessuno può prendersi qualcosa se non
gli è stata data dal cielo» (Gv 3,27). L’unica cosa importante per San Giovanni
fu di essere fedele al dono che gli era fatto. Era la voce, e adesso risuona la
Parola; era la lampada, che doveva abituare gli occhi alla luce, e adesso
risplende il Sole. E Giovanni non se ne rattrista, bensì se ne rallegra: «Lo
sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è
presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo» (Gv 3,29). Al
contrario di alcuni dei suoi discepoli, che si offendono perché le folle lo
stanno lasciando per seguire Gesù, Giovanni sa vedere al di là delle apparenze.
Con lo spirito di profezia, contempla la meraviglia che sta per compiersi:
questa meraviglia è la presenza dello Sposo. Lo Sposo è il Verbo di Dio. La
sposa, è la natura umana che si unisce a Lui. È anche la Chiesa che sta
nascendo.
La
stessa realtà, cioè che quelli che lo seguivano adesso seguono Gesù, butta i
suoi discepoli nella tristezza, perché si fermano alle cose materiali, ma fa
esultare Giovanni di gioia, perché ne penetra il contenuto spirituale: «Ora
questa mia gioia è piena» (Gv 3,29). Alla tristezza carnale dei discepoli si
oppone la gioia spirituale di Giovanni. Non per caso, nella colletta della sua
Messa, chiediamo la gioia spirituale. Giovanni è l’uomo della gioia divina in
mezzo ai distacchi umani.
Giovanni
Battista è stato completamente distaccato. Non ha cercato altro che la verità,
ha dimenticato se stesso, non ha voluto vedere niente altro che il Signore.
Quando sarà venuto il momento non esiterà ad insorgere contro Erode, per
difendere la verità. In questi tempi duri di dittatura del relativismo, che il
suo esempio luminoso ci dia forza e coraggio per testimoniare anche noi la
Verità!
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