BEATO BARTOLOMEO BLANCO MARQUEZ





Bartolomé era di Pozoblanco, in Spagna. Sua mamma morì prima che compisse i quattro anni, e figlio e padre andarono a vivere dagli zii. A scuola il professore, osservando la sua diligenza, gli diede il titolo di “Capitano”. Orfano anche di padre a 12 anni, dovette lasciare la scuola e mettersi a lavorare da seggiolaio nel piccolo laboratorio del cugino. Quando arrivarono i salesiani (settembre 1930), Bartolomé frequentò l’oratorio e aiutò come catechista. Trovò in don Antonio do Muiño un direttore che lo spinse a continuare la sua formazione intellettuale, culturale e spirituale. Più tardi entrò nell’Azione Cattolica, di cui fu segretario e dove profuse il meglio di sé. Trasferitosi a Madrid per specializzarsi nell’apostolato fra gli operai presso l’Istituto Sociale Operaio, vi spiccò come oratore eloquente e studioso della questione sociale e della dottrina sociale della Chiesa. Ottenuta una borsa di studio, poté conoscere le organizzazioni operaie cattoliche di Francia, Belgio e Olanda. Nella opzione politica, Bartolomé fu coerente con le sue convinzioni. Nominato delegato dei sindacati cattolici, nella provincia di Cordoba fondò otto sezioni. Fu un cristiano impegnato, con una testimonianza seria di vita interiore e una dedizione generosa all’apostolato sociale, un cristiano che lottava per i valori del Vangelo, anche in quelle attività che potevano apparire come politiche. Proprio questo fu preso a pretesto per assassinarlo, anche se in realtà egli fu ucciso perché cattolico. Quando esplose la rivoluzione, il 30 giugno 1936, Bartolomé ritornò a Pozoblanco e si mise a disposizione della “Guardia Civile” per la difesa della città che dopo un mese si arrese ai rossi. Si consegnò il 18 agosto. Accusato di ribellione fu portato in carcere, dove continuò ad avere un comportamento esemplare: “Per meritarsi il martirio, bisogna offrirsi a Dio come martiri!”. Venne processato e condannato a morte a Jaén. Disse: “Avete creduto di farmi un male e invece mi fate un bene perché mi cesellate una corona”. Fu fucilato il 2 ottobre 1936.


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