SERVA DI DIO BARBORA UMIASTAUSKAITE


Barbara Umiastauskaitė nacque nel 1628 a Žvelgaičiai, nella regione di Joniškis, in Lituania, e visse nella vicina città di Žagare (motivo per cui è nota anche come Barborą Žagarietę). Suo padre, Tadas Umiastauskasera, era un “bajoras”, ossia un membro della nobiltà, che vigilava dalla torre di Raktuve contro le invasioni del Paese da parte teutonica.
Come in certe favole, la piccola Barbara rimase orfana e venne maltrattata dalla nuova moglie del padre. Suo unico conforto era la preghiera assidua, insieme all’assistenza ai più poveri. Ciò non era visto di buon grado dal padre, che avrebbe preferito darla in sposa, dato che era la sua unica erede.
Barbara, però, non era del medesimo parere: entrò quindi nel monastero benedettino di Riga, ma fu per breve tempo. Le esatte ragioni possono essere ricondotte o alla sua cagionevole salute o, come in altri casi, all’obbligo a tornare a casa da parte dei familiari.
Quasi alla stregua della sua omonima martire di Nicomedia, anche lei trovò la morte per causa del padre. Fonti storiche affermano che nel 1648, per sfuggire a un tentativo di violenza da parte sua, la giovane saltò da una finestra situata al secondo piano della propria abitazione e morì; aveva vent’anni. Tuttavia, a causa della posizione di prestigio ricoperta dal genitore, nessuno osò accusarlo. Quanto a lui, pentito, fece costruire una cappella sulla capella in pietra, a sua memoria.
Il corpo di Barbara venne chiuso in un sarcofago, sepolto nella villa di Butlerai, presso Žvelgaičiai. Quando venne riesumato, risultò intatto, poi venne seppellito nel cimitero comunale. Nel 1711, ottenuti i debiti permessi, venne inserito in un’urna di vetro, collocata nella chiesa del centro storico di Žagare.
La buona fama della giovane venne inizialmente sostenuta dal vescovo di Samogitia, Antanas Samogitian Tiškevičius, che presentò a Roma una relazione dettagliata, con l’attestazione di sette miracoli ottenuti per sua intercessione e il racconto di come, nonostante un grave incendio appiccato dagli invasori svedesi, i suoi resti mortali non erano andati persi tra le fiamme.
Nel 1870, un secolo dopo la prima commemorazione ufficiale di Barbara, il vescovo Motiejus Valačius incaricò il parroco della chiesa di Limaževicius di raccogliere le segnalazioni di grazie ricevute per sua intercessione.
La venerazione popolare subì una prima battuta d’arresto quando, nel 1878, lo zar ordinò di murare la porta della cripta dov’era custodito il corpo della potenziale martire. Diciannove anni dopo, nel 1897, grazie ad alcuni lavori di restauro, il luogo tornò accessibile e molti fedeli, specialmente dalla Lettonia, vennero a pregare là.
Un nuovo ostacolo si manifestò nel 1937, quando ignoti profanarono la cripta e abbandonarono per strada i resti di Barbara. La popolazione s’indignò e, dopo averli recuperati, li ricollocò nell’urna. È attestato che, nonostante tutte quelle traversie, il corpo non aveva subito nessun danno.
Tre anni dopo, con l’occupazione sovietica della Lituania, sorsero problemi ancora più gravi, peggiorati dal 1957 in poi. Il danno maggiore avvenne nel 1963: la chiesa venne sconsacrata e adibita a granaio e deposito per gli autoveicoli. Quanto a Barbara, la sua urna andò definitivamente dispersa, anche se, oggi, si continua a pregare per il suo ritrovamento.
I primi segnali di riscoperta della sua figura avvennero nel 1994: il parroco della chiesa dei santi Pietro e Paolo, Boleslovas Babrauskas, annunciò di aver rinvenuto un registro risalente al 1940, dov’erano riportati ben 97 miracoli, tenuti nascosti negli anni del comunismo.
Il perdurare della fama di Barbara e l’immutata devozione da parte del popolo ha condotto il vescovo di Šiauliai, Eugenijus Bartulisa, a chiedere alla Santa Sede il nulla osta per l’avvio della fase diocesana del processo per indagare le virtù eroiche della ragazza. L’autorizzazione giunse il 13 maggio 2005: il processo diocesano fu quindi intrapreso il 24 settembre del medesimo anno.


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