SERVO DI DIO SALVO D’ACQUISTO
Salvo
D'Acquisto nacque a Napoli il 7 ottobre 1920. Nel 1939 si arruolò nell'Arma dei
Carabinieri, segnalandosi per le sue qualità. Pur vivendo in un'epoca alquanto
difficile era caratterizzato da ottimismo e gioia di vivere. Aspirava a
formarsi una famiglia. Di lui si conservano ancora le bellissime lettere
scritte alla sua fidanzata. Le sue doti di bontà ed il senso cristiano della
vita risplendono nell'atto eroico di Palidoro (Roma), allorché, Vice-Comandante
della locale stazione dell'Arma, si offrì come vittima innocente per salvare la
vita a 22 ostaggi che stavano per essere fucilati.
Dopo
l' 8 settembre del 1943, un reparto di SS si era installato in una caserma
abbandonata della Guardia di Finanza sita nella Torre di Palidoro, presso la
località di Torrimpietra. In tale caserma, la sera del 22 settembre, alcuni
soldati tedeschi, rovistando in una cassa, provocarono lo scoppio di una bomba
a mano: uno dei militari rimase ucciso e altri due furono gravemente feriti.
L'episodio, del tutto fortuito, fu attribuito dai tedeschi ad un attentato dei
partigiani.
La
mattina dopo, il comandante del reparto tedesco, recatosi nella Stazione di
Torrimpietra per cercare il comandante della locale stazione dei Carabinieri,
vi trovò il vice brigadiere D'Acquisto, al quale ordinò di individuare i
responsabili dell'accaduto.
Il
giovane sottufficiale tentò senza alcun risultato di convincerlo che si era
trattato solo di un tragico incidente. L'ufficiale tedesco fu irremovibile e
promise una rappresaglia esemplare.
Poco
dopo, Torrimpietra fu circondata e 22 cittadini innocenti furono rastrellati,
caricati su un camion e trasportati presso la Torre di Palidoro.
Il
vice brigadiere Salvo D'Acquisto, resosi conto che stava per accadere l'irreparabile,
affrontò una seconda volta il comandante delle SS, nel tentativo di ricondurlo
ad una valutazione oggettiva dell'accaduto. La risposta fu: "Trovate i
colpevoli"! Alle rimostranze del giovane sottufficiale, l'ufficiale
nazista reagì in modo spietato. Gli ostaggi furono costretti a scavarsi una
fossa comune, alcuni con le pale, altri a mani nude.
Visto
questo gesto Salvo D'Acquisto si autoaccusò come responsabile dell'attentato e
chiese che gli ostaggi fossero liberati.
Subito
dopo la liberazione degli ostaggi, il vice brigadiere venne freddato da una
scarica del plotone d'esecuzione nazista. Aveva ventitre anni.
Alla
Memoria del vice brigadiere Salvo D'Acquisto il Luogotenente Generale del
Regno, con Decreto Motu Proprio del 25 febbraio 1945, conferì la Medaglia d'Oro
al Valor Militare con la seguente motivazione:
"Esempio
luminoso di altruismo, spinto fino alla suprema rinunzia della vita, sul luogo
stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, erano stati condotti
dalle orde naziste 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, non
esitava a dichiararsi unico responsabile d'un presunto attentato contro le
forze armate tedesche. Affrontava così da solo, impavido, la morte imponendosi
al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile
di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell'Arma".
Il 4
novembre 1983, nella sede dell'Ordinariato Militare, è stato insediato il
Tribunale ecclesiastico per la causa di beatificazione del vicebrigadiere dei
Carabinieri Salvo D'Acquisto.
Commenti
Posta un commento