VENERABILE ANNA DE GUIGNÈ
Piccole
pesti trovano spazio in paradiso, anche se di prima qualità in quanto a
cocciutaggine, irascibilità e gelosia. La nostra, per di più, è primogenita e
figlia di conti, e questo è un valore aggiunto al suo caratterino tutto pepe.
Guardata a vista per limitare i suoi danni da genitori affettuosi ma per nulla
indulgenti verso i suoi difetti, Anna de Guignè, fin da piccolissima non
avrebbe le carte in regola non dico per accedere alla santità, ma neppure per
aspirare ad una serena convivenza, pronta com’è sempre a cercar lite con
chiunque incroci il suo cammino. È nata nel castello di La Cour, presso Annecy
(Francia), il 25 aprile 1911; cresciuta inevitabilmente nella bambagia,
dimostra quale unica nota positiva, oltre alla bellezza fisica, una sincerità
disarmante, che costringe i suoi genitori a vivere sempre sulla difensiva per
cercar di riparare i disastri che provoca all’etichetta ed alla loro vita di
relazione. A poco più di quattro anni resta orfana di papà, che muore eroicamente
sui Vosgi, nel corso della prima guerra mondiale. Dal momento in cui il sindaco
di Annecy bussa alla porta di casa per annunciare quella morte, la vita e
l’atteggiamento di Anna cambiano radicalmente: con il proposito di confortare
mamma e di renderle meno penosa la vedovanza, diventa improvvisamente dolce,
conciliante remissiva, obbedientissima in tutto. Cosa comune, forse, anche ad
altri bambini nella fase di elaborazione del lutto, che però si risolve
perlopiù in un fuoco di paglia. Sorprendentemente, in Anna diventa invece il
suo nuovo stile di vita, che le costa sforzi immensi per dominare il suo
carattere irruente e la sua facilità ad arrabbiarsi. Soltanto le guance un po’
arrossate tradiscono però i suoi sforzi, celati sempre dietro ad un sorriso che
diventa il suo più simpatico biglietto da visita. Questa metamorfosi si
accompagna ad un ancor più stupefacente, data l’età, innamoramento per Gesù,
nel quale cerca conforto ed al quale cerca di piacere in tutto. “Mio Gesù, io
voglio ciò che tu vuoi”, “Gesù, io ti amo e per piacerti prendo la decisione di
obbedire sempre”; così l’amore per la mamma è diventato la strada di Anna per
arrivare a Gesù. La prima Comunione è una tappa fondamentale di questa sua
“conversione”: la riceve ad appena sei anni, nel 1917 e per via dell’età le
occorre una dispensa vescovile. Il gesuita, incaricato di esaminarla, è
obbligato a riconoscere che neppure un cristiano adulto sarebbe preparato come
quella bimba, alta appena un soldo di cacio, ma con il cuore pieno di amore per
Gesù. Che, come al solito, non viene da Anna a mani vuote, rendendo ancor più
salda la trasformazione che in lei è avvenuta. La bambina scopre il gusto della
preghiera, che diventa un prolungato colloquio con Gesù; in particolare, anche
se può sembrare sproporzionato all’età, Anna
comincia a cogliere il senso della preghiera di intercessione, facendosi
carico dei problemi e delle necessità degli altri. Sono soprattutto i
poveri a trovare posto nel suo cuore e
nelle sue preghiere e, tra questi, “i poveri più poveri” che lei individua in
quelli che hanno perso la fede e sono lontani da Dio. Per questi offre, insieme
alle preghiere, i suoi sforzi per diventare più buona e le sue piccole
sofferenze, preparandosi così all’offerta più grande. Nel 1921 Anna è in
un’esplosione di vita e di gioia e il pediatra ad ottobre la trova in perfetta
salute. Il 19 dicembre, mentre si trova a Cannes con la famiglia, è assalita da
fortissimi dolori di testa e di schiena e alcuni giorni dopo le viene
diagnostica una meningite. Il quadro clinico peggiora di giorno in giorno, le
sofferenze diventano lancinanti ed Anna soffre in silenzio “per gli altri”.
“Posso andare con gli angeli?”, chiede all’alba del 14 gennaio alla suora che
l’assiste: obbedientissima sempre, soltanto quando questa le risponde di sì,
Anna dolcemente chiude gli occhi per riaprirli nell’incanto di Dio. La Chiesa
si è domandata a lungo se i bambini possono praticare in grado eroico le virtù
cristiane, cioè se, in definitiva, possono essere proclamati santi, arrivando
solo nel 1981 ad una risposta affermativa. Soltanto allora la causa di
beatificazione di Anna, avviata nel 1932, ha potuto decollare e nel 1990
Giovanni Paolo II l’ha dichiarata venerabile. Si attende ora un miracolo, che
permetta di proclamare beata la piccola peste che, in dieci anni appena, è
diventata una meraviglia di Dio.
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