BEATA MARIA CANDIDA DELL’EUCARISTIA



Il suo nome da laica era Maria Barba, nacque a Catanzaro da una famiglia di origine siciliana, il 16 gennaio 1884; ritornata la famiglia in Sicilia, frequentò il Collegio di Maria al Giusino a Palermo; verso i 15 anni, avvertì la chiamata alla vita religiosa, dopo aver trascorso un breve periodo dedito alle vanità, tipiche dell’adolescenza femminile.
Pensò di orientarsi verso le suore della Visitazione, ma poi scelse le Carmelitane; ma non poté realizzare subito questo suo desiderio, per motivi di famiglia, anzi trascorsero molti anni, perché solo nel 1919, a 35 anni, su consiglio dell’arcivescovo di Palermo Lualdi, poté entrare fra le Carmelitane Scalze di Ragusa.
Il distacco dalla famiglia di cui era stata il sostegno, fu straziante, i fratelli non andarono neppure a salutarla. Il 16 aprile 1920 iniziò il Noviziato con il nuovo nome di Maria Candida dell’Eucaristia, un anno dopo emise i primi voti e il 23 aprile 1924 quelli solenni.
Benché fossero passati solo pochi mesi dai voti, fu eletta priora con una speciale dispensa il 10 novembre 1924, carica che le fu confermata ripetutamente nel 1927, 1933, 1937, 1940, 1944. Inoltre negli anni 1930-33, quando non fu priora, ebbe il compito di sagrestana e maestra delle novizie; restaurò tre antichi monasteri in Sicilia e fu l’artefice del ritorno dei Carmelitani Scalzi nel 1946 nell’isola; incaricata di fondare un nuovo Carmelo a Siracusa, non riuscì a vedere l’opera completata.
Dal 1947 ritornò fra le sue consorelle a vivere in ubbidienza la vita del chiostro; due anni dopo nel 1949 fu colpita da un carcinoma al fegato, malattia mortale che si accompagnò con una lunga sofferenza, molto dolorosa per Maria Candida dell’Eucaristia, la quale sopportò il lungo martirio, con nobiltà d’animo, rassegnazione alla volontà di Dio e raccolto silenzio, dando un fulgido esempio alla Comunità delle Carmelitane Scalze, del senso teresiano dell’oblazione amorosa delle sofferenze, che con gioia venivano donate a Dio per la Chiesa e per le anime tribolate.
Alle religiose che l’assistevano, le invitava a ringraziare Gesù per il suo martirio, da lei definito “carezza della misericordia infinita”, di cui non era degna.
Si dichiarava “beatissima, felicissima” del suo dolore e negli ultimi giorni, quasi agonizzante volle “immolarsi a Gesù con tutta felicità”, affermando con serenità “Non mi pento d’essermi data a Gesù”, le sue ultime parole furono d’invocazione a Maria, suo grande amore.
Morì consumata dalla malattia il 12 giugno 1949, nel suo convento di Ragusa. Donna d’intensa spiritualità, vissuta in umiltà e semplicità, Maria Candida con il candore proprio del suo nome, seppe incarnare in sé l’immagine della vera figlia di s. Teresa d’Avila, la grande riformatrice del Carmelo, la cui vita è proiettata tutta al compimento totale dei suoi doveri, sia piccoli che grandi, per il bene della Chiesa, dei sacerdoti e di tutti i peccatori.
La sua spiritualità fu tutta centrata nell’Eucaristia e su Maria, Madre di Gesù; fra le sue affermazioni c’è quella di essere “rinvenuta” quando aveva trovato e scoperto il mistero dell’Eucaristia e diceva: “Tu solo mi hai fatto felice; ora so dov’è la gioia, il sorriso. Vorrei additarti al mondo intero, o fonte di felicità, o paradiso. Vorrei trascorrere la vita ai tuoi piedi, vorrei vederti assediata o divina Eucaristia, da tanti cuori”.
E davanti all’Eucaristia in preghiera, veramente si trasfigurava, offrendo di sé l’immagine dell’adoratrice in spirito e verità.
Verso la Madonna aveva un’eccezionale fervore, perché Maria Candida la ringraziava considerando “da te ho avuto l’Eucaristia”, avrebbe voluto dire a tutto il mondo la sua esperienza interiore: “L’amore a Maria vi darà l’amore a Gesù”.
Il suo programma di suora, al quale con il sorriso fu sempre fedele con eroismo, risulta anche attraverso i suoi tanti scritti: “Ho sempre aspirato di dare al mio Dio il massimo di purezza, il massimo di amore, il massimo di perfezione religiosa”.
La sua particolare adesione allo spirito carmelitano di s. Teresa di Gesù, le ha procurato sia in vita che dopo morta, una fama di santità eccezionale, che con le innumerevoli grazie attribuite alla sua intercessione, fecero introdurre la causa per la sua beatificazione il 15 ottobre 1981.
È stata beatificata a Roma il 21 marzo 2004 da papa Giovanni Paolo II.
La Chiesa la ricorda il 12 Giugno, mentre i Carmelitani Scalzi ne fanno memoria il 14 Giugno.


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