SANTA EMILIA DE VIALAR

 



Sua madre muore mentre in carrozza accompagna lei tredicenne al collegio parigino delle Dame dell’Abbaye-au-Bois, per signorine di alta condizione. Dal lato paterno, Emilia appartiene a un casato di uomini di legge; e il suo nonno materno è il ricchissimo barone Antonio Portal, scienziato e medico del re Luigi XVIII. Da Parigi, Emilia ritorna quindicenne a Gaillac per stare col padre e i due fratelli, più giovani di lei. Ma il padre sembra ormai indifferente a tutto e a tutti. Chi manda avanti la casa è una domestica fidata, laboriosa, decisionista.

E per Emilia questi sono anni confusi: bella e ricca com’è, non si sposa, e pare che non sappia cosa fare. Durante una missione popolare, i predicatori la orientano verso i drammi della povertà, e lei dà una prima risposta aprendo casa sua a molti infelici. Ma così entra in conflitto col padre e con Toinon (Antonietta), l’autoritaria domestica, che l’accusa di rovinare la famiglia. Intanto ha radunato un gruppetto di ragazze che condividono il suo aiuto ai poveri e le sue speranze in qualcos’altro. E questo “altro” giunge nel 1832: la morte del nonno materno procura una ricca eredità a Emilia, che subito compra una casa, raccogliendovi le compagne, e con l’aiuto del vescovo di Albi fonda la congregazione delle Suore di San Giuseppe dell’Apparizione. Si è ispirata al Vangelo di Matteo, là dove narra dell’Angelo che appare a san Giuseppe per rassicurarlo: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quello che è generato in lei viene dalloSpirito Santo" (Mt 1,20).

Agostino de Vialar, fratello di Emilia, vive in Algeria, già occupata dai francesi, e le propone di aprire un ospedale a Boufarik, presso Algeri. Lei arriva con le prime compagne, in tempo per affrontare un’epidemia di colera. Col denaro del nonno crea ospedali e scuole, tra l’ammirazione dei musulmani. (Uno di essi, mentre lei gli medica una gamba in cancrena, le indica il Crocifisso dicendo: "Lui deve essere molto buono se ti spinge a fare questo per me"). Ma nel 1843 il vescovo francese di Algeri fa richiamare tutte le suore in Francia, e si tiene le loro opere. Così Emilia è anche povera, adesso: ma non ha visto ancora il peggio. Riparte dalla Francia portando scuole e ospedali a Malta, Cipro, Tripoli, Beirut; viaggia nel mondo spingendosi fino all’Australia.

E intanto arriva, per lei, il disastro proprio in casa: a Gaillac, nella sua prima comunità. Qui la superiora locale rovina tutto con un’amministrazione disastrosa, e poi se ne va facendo anche causa a madre Emilia, per avere indietro la dote. Povertà, debiti, ondate di maldicenza, sembra davvero la fine. Ma lei è tranquilla: "Il nostro Ordine deve prosperare nella povertà". Abbandonata Gaillac, il cuore della Congregazione trova sistemazione definitiva nel 1852 a Marsiglia, con l’aiuto del vescovo che è un padre di missionari e futuro santo: Eugenio di Mazenod, fondatore degli Oblati di Maria Immacolata. Emilia non ha più eredità da spendere, ma avrà sempre più esempi da mostrare, dovunque operino le Suore dell’Apparizione, in Europa, in Asia, in Africa.

Muore a 59 anni, e già la dicono santa quelli che l’hanno conosciuta in Francia e fuori, cristiani e non cristiani. Pio XII la canonizza nel 1951.


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