BEATA PIERINA MOROSINI
Nasce
nel 1931 a Fiobbio di Albino, nella bergamasca, a pochi chilometri in linea
d’aria da dove si è consumata la più recente tragedia di Yara Gambirasio. È la
primogenita di una famiglia di nove figli, con un papà invalido che guadagna qualcosa facendo il guardiano
notturno in uno stabilimento, mentre mamma tira su un specie di “baby parking”,
badando oltre che ai suoi anche ai figli degli altri solo in cambio del pane
con cui riempire la bocca della sua nidiata. Con simili premesse Pierina
cresce, imparando da subito ad archiviare i sogni senza troppi rimpianti: deve
rinunciare a studiare ed a diplomarsi maestra, anche se ne avrebbe i numeri;
deve rinunciare ad una vocazione religiosa, che tutti dicono sia solida e ben
fondata; deve rinunciare anche al sogno missionario, il cui solo pensiero le fa
battere il cuore come se fosse il primo amore. A 15 anni, infatti, è già
operaia in un cotonificio di Albino e questo stipendio è l’unica entrata fissa
su cui può contare la sua famiglia. Per il primo turno deve svegliarsi alle
quattro del mattino, ma invariabilmente trova ancora il tempo di prendere un
“pezzo” di messa e soprattutto di fare la Comunione, che l’accompagnerà per
tutto il giorno. Pierina prega lungo la
strada, prega quando è al telaio, prega quando riesce a scappare per qualche
minuto in chiesa. Animatrice missionaria, zelatrice del seminario, terziaria
francescana, è però soprattutto dirigente parrocchiale di Azione Cattolica e
attivissima in parrocchia, il suo specifico campo di apostolato. Trova, così,
in famiglia, il convento cui ha dovuto rinunciare; nella fabbrica, la scuola in
cui aveva sperato di insegnare; nella sua parrocchia, la missione in cui aveva
sognato di andare. Si da un regolamento di vita e soprattutto traccia per se
stessa alcuni propositi che, nella loro semplicità, danno la misura di
quest’anima innamorata di Dio. Tra le altre cose, si propone di “tener la pace
in famiglia”, di “mostrarsi sempre allegra” e di “cercare di non sapere le cose
altrui”. Tra i suoi appunti spicca una frase in cui è condensata tutta la sua
vita: “il mio amore, un Dio Crocifisso; la mia forza, la Santa Comunione; l'ora
preferita, quella della Messa; la mia divisa, essere un nulla; la mia meta, il
cielo”. Nel 1947 è a Roma, per la beatificazione di Maria Goretti e ne resta
affascinata; alla nuova beata “ruba” il segreto che l’ha portata sugli altari,
lasciandolo maturare lentamente in lei, e dieci anni dopo confida ad uno dei
suoi fratelli: “Piuttosto che commettere un peccato mi lascio ammazzare”. Che,
questo, non sia solo un pio desiderio lo dimostra appena un mese dopo aver
pronunciato questa frase. Pierina, nella freschezza dei suoi 26 anni, anche se
volutamente vestita in modo dimesso, non può nascondere la sua avvenenza, che accende
insani desideri in una mente malata. Il 4 aprile 1957, pochi minuti prima delle
15, di ritorno dal suo turno di lavoro in fabbrica, viene assalita dal
violentatore nel castagneto che abitualmente, due volte al giorno, attraversa da undici anni per recarsi al
lavoro. È inutile il suo tentativo di fuga, perché l’uomo le fracassa il cranio
a colpi di pietra. Trasportata in ospedale a Bergamo, vi muore due giorni dopo,
senza aver ripreso conoscenza. È fin troppo facile, per la gente, vedere in lei
una nuova Maria Goretti; ed è infatti proprio la sua gente ad impedire che
Pierina resti a lungo sottoterra e che il suo omicidio venga semplicemente
archiviato come un pur tragico fatto di cronaca nera. Così, mentre la giustizia
umana compie il suo corso nei confronti del giovane di Albino individuato come
l’omicida, la Chiesa comincia invece ad interessarsi di lei fino ad arrivare a
definire la sua morte, in modo inconfutabile, come autentico martirio. Così il
4 ottobre 1987, durante l'assemblea del Sinodo dei Vescovi dedicata al tema
«Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo», Giovanni Paolo II
proclama beata la martire Pierina
Morosini, autentica icona di un laicato maturo e coerente, anche a costo della
vita.
Nella
diocesi di Bergamo la sua memoria si celebra il 6 maggio.
silovana slicno Mariji Goretti, Ovo posvećujem svim divnim bakama, majkama, ženama i djevojkama jer su one stup vjere i obitelji, one su jake i snažne, ali istovremeno, krhke, osjetljive i podložne stresovima.
RispondiEliminaNetko će uvijek biti ljepši...
Netko će uvijek biti pametniji...
Nečija kuća će biti veća...
Netko će voziti bolji automobil...
Nečija djeca će biti uspješnija u školi...
Nečiji muž će biti uspješniji u kućnim popravcima...
Zato zaboravi na sve to i voli sebe i okolnosti u kojima živiš.
Razmisli o tome…
Najljepša žena na svijetu možda ima pakao u svom srcu.
Osoba sa najviše pohvala u svom poslu možda ne može imati dijete.
Najbogatija osoba, koju poznaješ – ima automobil, kuću, odjeću – ali možda je vrlo usamljena.
Zato voli sebe, voli sebe kakva si upravo sada. Reci sebi: ‘Dovoljno sam sretna, ne moram biti u stresu.’
Svi mi težimo biti najbolji, najpoznatiji, najuspješniji i sve ostalo naj naj mogućnosti al u stvarnom životu to nije moguće, netko će uvijek biti naj al zar to baš moramo mi. Čovjek jednostavno treba biti sretan sa onim što ima i ne uspoređivati se s drugima, ne natjecati se sa susjedima, kolegama i bilo kim drugim. Ako je čovjek zadovoljan sa malim stvarima i prihvati život onako kako dolazi, u srcu postaje zadovoljan i sretan. Žene, znamo da vam nije lako ni danas ni kroz tisućljeća, ali znajte, MILOSRDNI GOSPODIN VAS VOLI! Žene budite kao Marija koja je u srcu ohrabrivala, u srcu patila, prebirala i s jednostavnošću prihvaćala Očevu volju. Njena je snaga u prihvaćanju i vršenju, ne svoje, nego Božje volje. Snaga koja ovom svijetu, pogotovo ženama ‘novog doba’ strahovito nedostaje. Bog vas blagoslovio sve žene na svijetu.https://www.padrepio.hr/blagoslov-sv-padre-pija/
https://lh3.googleusercontent.com/proxy/cN7_O155RQmubCl0uVRDWRKrHcisOB6wNCb3odQd8lAMb1qwRLT7GJ9bzJDg4ZN0KK5qtav840M7A2O9Hi2P93RqSWE8ZKnNo5UvyZbE1E6IGyErOXicY14xyA9ubuJtEXITpWc4-TBZcPkf_9awufGDscEFkH9-R_KW7LsvcGgI7C0CZey-Qe16TAzgghMV7NKJOEK9GXt_13gD1tS8HzgQPpj29Q=w286-h430-n-rw
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