SANTO ANTONIO FANTOSATI
Il 1° ottobre del 2000, papa Giovanni
Paolo II ha canonizzato un numeroso gruppo di 120 martiri in Cina, vittime
delle ricorrenti persecuzioni, che si scatenarono contro la cristianità in quel
grande Paese, fino al secolo XX.
Fra questi c’è un gruppo di 29
martiri, vittime nei primi giorni di luglio dell’anno 1900, dei famigerati
‘boxers’, che avevano scatenato una furiosa e sanguinosa persecuzione contro i
cristiani e gli europei in generale, provocando in soli cinque mesi e nelle sole
province dello Shan-si e dell’Hu-nan, una carneficina di circa 20.000 vittime
fra vescovi, sacerdoti, religiosi, suore, catechisti e cristiani cinesi.
In questo gruppo di 29 santi martiri,
che furono beatificati nel 1946 da papa Pio XII e che comprende 3 vescovi, 4
sacerdoti, 1 fratello religioso tutti Minori Francescani, 7 suore Francescane
Missionarie di Maria, 5 seminaristi cinesi e nove domestici-collaboratori
cristiani cinesi, 26 morirono decapitati a Tai-yuen-fu, sede del Vicariato
dello Shan-si e tre nel Vicariato dello Hu-nan.
In questa scheda parleremo di mons.
Antonino Fantosati, che insieme ai due sacerdoti francescani Giuseppe Maria
Gambaro e Cesidio Giacomantonio, diedero la loro vita per Cristo nello Hu-nan
in Cina, nei giorni precedenti il massacro del 9 luglio a Tai-yuen-fu;
anch’essi vittime dei sanguinari ‘boxers’ e dei loro fiancheggiatori pagani,
aizzati dagli invidiosi bonzi confuciani, con vergognose calunnie contro i
missionari; i quali erano favoriti dal crudele viceré Yü-sien e tollerati dalla
settantenne imperatrice Tz-Hsi.
Antonio Fantosati nacque nella borgata
di S. Maria in Valle nel Comune di Trevi (Perugia) il 16 ottobre 1842; di
costituzione debole e di natura timida, sembrava destinato ad essere un bravo
campagnolo. Ancora ragazzo fu mandato a scuola dai Francescani, nel vicino
Convento di S. Martino; la frequentazione di questa Comunità di religiosi,
l’assiduità alle funzioni della parrocchia come chierichetto, fecero nascere in
lui la vocazione di far parte della Famiglia Francescana e così a 16 anni, con
il consenso dei genitori, vestì l’abito religioso nel Convento della Spineta a
Todi, cambiando il nome in fra Antonino.
Dopo l’anno del noviziato, Antonino fu
mandato a compiere gli studi a Spoleto dove fece la Professione Solenne il 28
luglio 1862; avendo scampato all’arruolamento da parte delle truppe piemontesi
e garibaldine nel settembre 1860, Antonino continuò gli studi a Roma ed infine
fu ordinato sacerdote il 13 giugno 1865 a 23 anni.
Un paio d’anni dopo nel 1867 dopo un
incontro con il Ministro Generale a Roma, decise di partire missionario per la
Cina, aggregandosi a Marsiglia ad altri otto francescani, fra cui padre Elia
Facchini, che morirà martire due giorni dopo di lui e un folto gruppo di Suore
Canossiane; guidava la spedizione mons. Zanoli Vicario Apostolico dell’Hu-pè,
venuto in Europa in cerca di nuovi collaboratori.
Dopo 66 giorni di viaggio a partire
dal 15 dicembre 1867 da Roma e poi Marsiglia, giunsero ad Uccian capitale del
Hu-pè e residenza principale della Missione; qui padre Antonino Fantosati
dovette lasciare come d’uso il saio francescano e vestire abiti cinesi,
prendendo il nome in lingua locale di Fan-hoae-te e dopo un certo periodo di
riposo e di adattamento al clima, alla lingua ed agli usi cinesi, il 6 gennaio
1868, insieme ad un altro confratello, prese a salire verso l’Alto Hu-pè, meta
del suo campo apostolico che gli era stato assegnato; il viaggio, come del
resto i successivi, fu lungo, denso di avventure, pericoli, soprattutto con
barche sui fiumi ed affluenti e durò praticamente più di un mese.
Trascorse sette anni di intensa
attività apostolica, spostandosi nelle varie Comunità cattoliche tra Scian-kin
e He-tan-kon, il periodo fu sereno e denso di conversioni; imparò speditamente
la lingua cinese al punto che venne chiamato “maestro europeo”.
Dopo fu chiamato a spostarsi nella
città di Lao-ho-kow, centro fluviale di grande importanza, bagnata dal fiume
Han; qui nella Cina tartara del 1900, dilagava l’uso dell’oppio, del vizio,
dell’oppressione dei più deboli, quindi il compito anche sociale del
missionario, per di più europeo, era di enorme delicatezza e tatto e padre
Antonino riuscì con metodo e perspicacia, ad inserirsi nella società cinese
locale, e senza urtare nessuno; la sua Missione divenne il centro di contatti
continui con personaggi più o meno illustri.
Erano mercanti, letterati, mandarini,
studenti, aristocratici e popolino, bonzi disoccupati, barcaioli di passaggio,
tutti interessati, meravigliati, chiedevano le stesse cose con un’infinità di
lunghi e noiosi complimenti. Prese a praticare tutte le loro usanze, dai
bastoncini per mangiare, al mostrarsi goloso delle loro pietanze.
Eliminò dal frontone della Casa, la
dicitura “Chiesa Cattolica” per non inimicarsi i bonzi-confuciani e mettendo
“Ospizio di Francia”. Nel 1870-71 divenne Vicario Generale del nuovo Vicario
Apostolico dell’Alto Hu-pè, mons. Belli, ma nel 1878 la Cina in generale e la
provincia dell’Alto Hu-pè in particolare, venne colpita da una spaventosa
carestia seguita dalla peste, che spopolò intere province e fra le centinaia di
migliaia di vittime, ci fu anche il Vicario mons. Belli, che dopo 24 anni di
missione, non sopravvisse a tanto strazio, morendo il 2 maggio 1878.
Padre Antonino Fantosati si trovò ad
assumere subito la responsabilità dell’Alto Hu-pè e nominato Amministratore
Apostolico dalla Santa Sede il 22 giugno 1878. Organizzò subito un orfanotrofio
per i bimbi rimasti soli, raccolse aiuti in Europa che distribuiva in
vestiario, cibo, medicinali, contrasse lui stesso la peste aiutando gli
ammalati, riuscendo però a guarirne.
La sua opera fu ben apprezzata e nel
giro di tre mesi 90 famiglie si convertirono e le Autorità civili e militari
assecondarono i suoi desideri. Nel 1880 egli divenne il Vicario Generale del
successore di mons. Belli, il nuovo Vicario Apostolico mons. Ezechia Banci;
collaborò all’erezione del grandioso tempio di Hu-pè di 100 mq e alto 30 metri,
che sostituì per i riti cattolici la piccola cappella del S. Cuore, ormai
insufficiente.
Nel 1888 dopo 20 anni di missione,
esausto nelle forze, fece un ritorno in Italia durato otto mesi, visitando i
luoghi francescani e la Terra Santa. Nel giugno 1889 ritornò in Cina e dopo un
po’ ebbe da Roma la nomina a Vicario Apostolico dell’Hu-nan Meridionale.
Questi ultimi undici anni della sua
vita furono densi di emozioni e di zelo apostolico, a partire dal novembre 1892
quando sopra una barca lasciò definitivamente l’Alto Hu-pè, che era diventato
la sua seconda patria. Arrivato nello Hu-nan, provincia di 216.000 kmq e 21
milioni di abitanti, mons. Fantosati iniziò subito le visite pastorali che si
susseguirono negli anni, nelle varie direzioni della vasta provincia,
nonostante che sulla sua testa, durante la prima visita pastorale, fosse stata
messa una taglia di cento once d’argento, mettendo in pericolo di morte la sua
vita, e nonostante un agguato tesogli nello stesso luogo dove 80 anni prima,
era stato ucciso il beato Giovanni da Triora.
Venne sottoposto ai vari giudizi con
accuse fatte da pagani interessati e contrari al cristianesimo, tutto questo
procurò le inimicizie e la sete di vendetta anche di alcuni potenti mandarini.
I suoi ultimi anni furono amareggiati da croci e persecuzioni, ma lui non smise
mai di edificare, restaurare e abbellire chiese e luoghi di culto, sia
nell’Alto Hu-pè, sia nell’Hu-nan.
E così si arrivò all’anno 1900; il 3
luglio i ‘boxers’, appoggiati dagli ordini imperiali che incitavano soldati e
popolo a scacciare, uccidere e distruggere i missionari e le loro opere,
distrussero prima la chiesa dei Protestanti di Hoang-scia-wan, città ove era la
residenza del Vicariato Cattolico del Hu-nan; il 4 luglio la Casa episcopale
del vescovo Fantosati, assente da due mesi, fu assalita e distrutta come pure
l’Orfanotrofio e varie case di cristiani bruciate; si ebbe anche la prima
vittima, il sacerdote francescano Cesidio Giacomantonio bruciato ancora vivo.
Mons. Fantosati impegnato nella
ricostruzione della chiesa di San-mu-tciao, distrutta l’anno prima dai pagani;
fu informato di quanto stava accadendo e il giorno 6 luglio insieme a padre
Giuseppe M. Gambaro francescano e quattro cristiani, salì su una barca per
tornare a Hoang-scia-wan, nonostante i tentativi di molti cristiani di
trattenerlo.
Verso mezzogiorno del 7 luglio, la
barca arrivò sul fiume nei pressi della città; riconosciuti da alcuni ragazzi e
al grido “morte agli Europei”, la plebaglia dalla riva, prese le barche dei
pescatori e circondarono quella dei missionari, i quali a stento riuscirono a
scendere sulla riva, dove aggrediti dalla folla urlante, furono massacrati con
sassi e colpi di bastone; padre Gambaro morì dopo una ventina di minuti di
percosse, mentre al vescovo Fantosati, agonizzante per le botte, ma ancora
vivo, un pagano gl’infilò un palo di bambù con punta di ferro da dietro; negli
spasmi il martire riuscì a sfilarlo, ma un altro pagano preso lo stesso palo,
lo conficcò in modo che uscì dall’altra parte; dopo due lunghe ore di martirio
moriva così il vescovo Fantosati, dopo 33 anni di missione a 58 anni di età.
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