CATERINA E GIUDITTA CITTADINI
Chi
si avvicina alla storia di Caterina e Giuditta Cittadini subito intuisce di
essere di fronte a due personalità eccezionali e questo fa nascere il desiderio
di conoscere meglio, di capire quale sia la fonte di tanti doni di grazia. E
per far ciò occorre mettersi in un certo senso alla loro scuola; seguirle,
passo passo, nel loro cammino, nelle piccole e grandi difficoltà di ogni
giorno, imparando da loro, la bellezza di una vita tutta dedicata all'amore di
Dio e del prossimo. La storia delle sorelle Cittadini non è fatta di grandi
eventi. Per ripercorrerla occorre dedizione, pazienza e attenzione ai
particolari, ai frammenti di vita quotidiana, perché proprio qui sta la
straordinarietà della loro esistenza: nell'Amore che dà l'impronta ad ogni
azione.
La
storia di Caterina e Giuditta comincia all'insegna della sofferenza, della
perdita del più grande fra gli affetti terreni, quello dei genitori. Si dice,
infatti, a proposito di Caterina, nel verbale dell'orfanotrofio del Conventino
di Bergamo, datato 11 giugno 1808: "Considerato il caso particolare della
infelice figlia…", la bambina viene accolta anche se non ha ancora
compiuto i sette anni, come prescritto dal regolamento. E tre mesi dopo viene
accettata anche la sorellina Giuditta, di soli cinque anni.
Dopo
la morte della madre e la scomparsa del padre, le due bambine sperimentano
l'azione della Provvidenza: entrano in un istituto retto da persone sagge e
devote, incontrano nuove "madri" nelle persone delle loro maestre, e
un nuovo "padre" nell'illuminato sacerdote don Giuseppe Brena,
direttore del Conventino. La loro esperienza di sofferenza si trasforma così in
un dono: divenute adulte, sapranno comprendere a fondo il cuore delle fanciulle
a loro affidate, tra cui molte orfane, e diventeranno per loro "vere madri
in Cristo".
Grazie
ai regolamenti del Conventino, possiamo ricostruire come si svolgevano le
operose giornate di Caterina e Giuditta, fra studio e lavoro, fino al
raggiungimento della maggiore età e al diploma di maestre. Una
"cantata" trascritta su un quaderno, in occasione della visita
dell'Imperatore d'Austria al Conventino, ci apre anche uno spiraglio sul mondo
dei potenti, sulle vicende politiche dell'epoca in cui le sorelle si trovarono
a operare: la Restaurazione. Un periodo in cui, dopo i terribili sconvolgimenti
causati dalla Rivoluzione Francese e dalle guerre napoleoniche, l'Impero
d'Austria aveva riaffermato il suo potere sull'Italia settentrionale,
riportando la pace, anche se ad altissimo prezzo; in cui le Congregazioni
religiose sciolte da Napoleone, risorgevano una dopo l'altra, in un clima di
generale entusiasmo e fervore.
Appunto
in quest'atmosfera di rinascita le sorelle cominciarono la loro opera come
maestre elementari a Somasca, pittoresco paesello sul lago di Lecco,
nell'autunno del 1823. Ogni cosa, attorno a loro, parla di speranza, perfino
gli edifici, come la nuova chiesa che sta sorgendo a Calolzio, iniziata nel
1818, e costruita in parte sul terreno dei loro cugini, don Giovanni e don
Antonio Cittadini, che nei primi tempi le ospitano nella loro casa. A Somasca,
i Padri Somaschi hanno appena ottenuto il ripristino ufficiale della loro
Congregazione (17 agosto 1823), e si assiste dunque al rifiorire della
devozione per San Girolamo, padre degli orfani.
Dal
punto di vista dell'istruzione, proprio in questi anni cominciano ad essere
applicati i nuovi regolamenti emanati dall'Impero austriaco, che impongono la
creazione di una scuola in ogni Comune dove vi siano almeno 50 bambini in età
scolare. E alla scuola femminile di Somasca, che conta 56 allieve, viene
destinata proprio a Caterina.
Dal
primo novembre 1823 le sorelle cominciano, ogni mattina, a percorrere il
sentiero in salita che va da Calolzio a Somasca. Giuditta aiuta Caterina, in
attesa di avere anche lei un incarico regolare. Le alunne vanno dai 6 ai 14
anni, e fino a questo momento hanno avuto solo pochi rudimenti di istruzione.
In brevissimo tempo, i frutti del lavoro di Caterina e Giuditta diventano
visibili. Le autorità scolastiche fanno rapporti lusinghieri sull'operato di
Caterina. E ben presto le due sorelle pensano al modo di ampliare la loro
opera, creando un pensionato per accogliere stabilmente le allieve che
desiderano approfondire la loro istruzione e diventare maestre. Pensano soprattutto
alle bambine che abitano nelle frazioni più lontane, e alle orfane di cui ben
conoscono la sofferenza.
Nel
1826 don Antonio Cittadini acquista per conto delle cugine, con i risparmi
propri e loro, una casa situata al centro del paese di Somasca: sarà questa la
prima sede del collegio Cittadini.
Grazie
anche all'intuizione profetica di don Giuseppe Brena, le sorelle hanno ormai
scoperto la loro vocazione: "fondare una religione", un nuovo
istituto religioso, a Somasca, "ove riposano le ossa di San Girolamo
Miani". E già da ora, in casa, seguono la Regola delle Orsoline. A partire
dal 1831, Giuditta ottiene l'autorizzazione all'insegnamento privato; e nel
1835 le sorelle preparano la domanda per la apertura ufficiale di un convitto.
Seguono
anni felici: il padre somasco Marco Giovanni Ponta, in pellegrinaggio a
Somasca, visita il collegio e rimane edificato dalla "savissima disciplina
che vi governa ogni cosa", dalla "rara e singolare modestia delle
alunne" e dalla squisita e ben regolata pietà che signoreggia tutta
l'istituzione". Nuove compagne, Santa Rovaris e Maria Bianchi, si
affiancano alle sorelle nella loro opera. Ma il 24 luglio del 1840, a soli 37
anni, Giuditta muore. Le sue ultime parole, sul letto di morte, sono per la
sorella: "l'anima ad assumersi la direzione del collegio, l'assicura che
essa pregherà per lei e dal cielo la proteggerà, l'assisterà, come se le fosse
ancor vicina". Il fortissimo legame fra le sorelle non finisce con la
morte.
Caterina
sente "gli effetti" della protezione celeste di Giuditta e riesce a
portare avanti la missione di entrambe. Per lei inizia un periodo
difficilissimo: i lutti continuano. Il cugino don Antonio muore nel gennaio del
1841 e nel marzo dello stesso anno muore Don Giuseppe Brena, Caterina stessa si
ammala gravemente. Ma sente che la sua missione ancora non è compiuta: invoca
la Vergine e San Girolamo, e miracolosamente ottiene la guarigione.
Il
27 agosto del 1844, insieme con Santa Rovaris, Maria Bianchi e Luigia Pogliani,
stila un "Contratto di società e di sorte" che presenta già molte
caratteristiche di un Istituto religioso. Nel 1850 ottiene da Pio IX il Decreto
di erezione dell'Oratorio privato dove conservare la SS. Eucaristia. Nel
1850-51 rivolge al Vescovo di Bergamo, mons.
Carlo
Gritti Morlacchi, varie suppliche per ottenere l'approvazione della sua
"piccola famiglia religiosa" e una regola, ma il tempo non è ancora
maturo. Nel 1854 Caterina ha un incontro con il nuovo Vescovo, mons. Pietro
Luigi Speranza, che la incoraggia a scrivere lei stessa le regole e le promette
il suo aiuto. Caterina le stende sul modello di quelle delle Orsoline di
Milano, ma quando le presenta al Vescovo, non solo non vengono accolte, ma
Caterina viene umiliata e congedata bruscamente.
Senza
arrendersi, prepara un nuovo testo, che inoltra al Vescovo il 17 settembre
1855, accompagnato da una domanda, in cui chiede l'approvazione dell'Istituto
con il titolo di Orsoline Gerolimiane. Mons. Speranza approva le regole, ad
experimentum, promettendo la definitiva approvazione del nuovo Istituto.
Caterina attende con tanta fiducia il giorno sospirato, ma le fatiche, le
preoccupazioni, le sofferenze hanno inciso seriamente sulla sua salute e un
deperimento organico generale la riduce a poco a poco in fin di vita.
Sempre
lucida, fiduciosa e in continua preghiera, esorta le compagne ad accettare con
serenità la volontà del Signore, sicura che tutto sarebbe continuato. Muore il
5 maggio 1857, dopo un giorno di agonia, serenamente e santamente, circondata
da fama di santità e grandemente compianta dalle sue figlie, dalle educande e
dalla popolazione, lasciando a tutti il suo esempio luminoso di profonda
maturità spirituale.
A
poca distanza dalla sua morte, e precisamente il 14 dicembre 1857, giunge il
decreto di erezione canonica dell'Istituto da parte del Vescovo di Bergamo il
quale va a Somasca per la professione delle prime sette suore. Varie compagne e
le stesse fondatrici, Caterina e Giuditta, non hanno fatto in tempo a vedere in
terra quel giorno di gioia, ma nelle superstiti rimane intatto il loro spirito.
L'Istituto
avrà il riconoscimento pontificio l'8 luglio 1927.
Nei
primi decenni l'intenso apostolato educativo dell'Istituto di Caterina
Cittadini si concentra in Somasca e in Ponte S. Pietro, grossa borgata in
provincia e diocesi di Bergamo.
Dal
1902 si estende progressivamente in molte parti d'Italia e oltre i confini
nazionali: oggi le sue figlie spirituali svolgono la loro missione educativa
anche tra gli emigranti italiani in Svizzera e in Belgio, tra i poveri
dell'America Latina (Bolivia, Brasile) e dell'Asia (India, Filippine).
Sebbene
la fama di santità di Caterina sia perdurata nel tempo, la Causa di
Beatificazione e Canonizzazione della Serva di Dio iniziò soltanto nel 1967,
quando con Decreto del 21 aprile 1967 il Vescovo di Bergamo mons.
Clemente
Gaddi costituì la Commissione storica che concluse i suoi lavori il 5 maggio
1969.
Il
5 agosto 1971 venne costituito il Tribunale Ecclesiastico diocesano per il
Processo ordinario che si concluse il 14 dicembre 1978.
Il
12 gennaio 1979 si aprì il Processo presso la Congregazione per le Cause dei
Santi.
Il
Decreto sugli scritti della Serva di Dio fu approvato il 12 gennaio 1981, dopo
di che si passò alla stesura della Positio.
Completata
il 28 settembre 1989 la Positio super Virtutibus, il 19 dicembre 1989 venne
convocata la sessione dei Consultori storici e il 16 gennaio 1996 fu celebrato
con esito favorevole il Congresso peculiare dei Consultori teologi. Il 3
dicembre 1996 si tenne la Congregazione ordinaria dei Cardinali e Vescovi, e il
17 dicembre 1996 fu promulgato da Sua Santità Giovanni Paolo II il Decreto
sulla eroicità delle virtù della Serva di Dio Caterina Cittadini, fondatrice
delle Suore Orsoline di Somasca.
In
seguito, il 20 dicembre 1999, fu emanato il Decreto "Super miro" per
la guarigione del piccolo Samuele Piovani attribuita all'intercessione di
Caterina Cittadini.
Con
la sua beatificazione avvenuta il 29 aprile 2001 il Papa indica Caterina come
modello di santità feriale, come esempio luminoso di vera maternità in Cristo e
di dedizione incondizionata per le giovani generazioni.
Preghiera a
Giuditta Cittadini
Signore Dio,
Padre misericordioso,
noi ti
lodiamo e ti ringraziamo
per il dono
di Giuditta Cittadini,
autentica
testimone
della tua
passione educativa per l'umanità.
Fedele al tuo
invito ella si dedicò
alla
cristiana educazione della gioventù
con cuore di
madre.
Con la grazia
del tuo Santo Spirito,
ponila nella
tua Chiesa
come modello
di vita
totalmente spesa
nella
conformazione
a Gesù divino
maestro.
Fa' che,
attraverso il suo esempio,
possiamo
aderire al tuo progetto di salvezza
e, per sua
intercessione,
ottenere il
bene che tanto desideriamo.
Te lo
chiediamo,
per la gloria
del tuo nome. Amen
Padre nostro,
Ave Maria
Gloria alla
Santissima Trinità.
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