FRATE AVE MARIA
Nato
il 24 febbraio a Pogli di Ortovero, presso Savona, Cesare Pisano, trascorre pio
e spensierato la sua fanciullezza fino a quando, un giorno normale, mentre
gioca in paese con alcuni coetanei, per un involontario colpo di fucile ritenuto
dai bambini scarico, sparato dall'amico Bartolomeo Vignola, diventa cieco.
Ospitato
in un istituto di Don Luigi Orione, assistito e confortato da una suora
Missionaria della Carità, dopo aver superato una crisi di fede, sente nascere
in sè la vocazione, con una particolare devozione per la Madonna. Nel 1923,
entra tra gli Eremiti ciechi della Divina Provvidenza (ramo religioso maschile
fondato da Don Orione), e viene destinato all'Eremo di S. Alberto di Butrio,
nell'omonima località, frazione di Ponte Nizza, in provincia di Pavia, dove,
rivestito l'abito religioso, prende il nome di Frate Ave Maria. Don Orione,
aveva scelto questo nome per Cesare, perchè aveva visto in lui un antico devoto
della Madonna, che dopo aver abbandonato la vita mondana, si era ritirato in un
eremo per la sola vita contemplativa e, alla sua morte un gliglio candidissimo,
che affondava le radici nel suo cuore, era spuntato dal petto, e portava sulla
corolla, a caratteri d'oro la scritta Ave Maria. Questo era il segno della sua
santità, ottenuta col materno aiuto di Maria. Il segreto della santità di Frate
Ave Maria, si capisce in queste parole che pronuncia appena dopo la vestizione
religiosa: "Io non ho altro desiderio se non quello di adempiere sempre la
santissima volontà di Dio. Questo è il solo desiderio che mi rende
felice".
Nonostante
la malattia, il valore spirituale dell'anima trapela dalla sua costante,
sorridente e umile bontà. La lunga esperienza meditativa, la saggezza delle sue
parole, l'aspetto di chi è rapito da Dio, attirano su di lui la venerazione di
tante anime che desiderano incontarlo per edificarsi alla sua conversazione e
trarne beneficio, conforto e incitamento al bene. Soleva ripetere: "Io,
povero e ignorante peccatore, sono solo capace di pregare e di essere felice.
Non ho niente e sono felice, ho solo una cosa: l'amore verso Dio. Io sono
capace di due cose soltanto: parlo a Gesù adele anime o parlo alle anime di
Gesù".
Nel
suo 50° anno di cecità disse: "50 anni fa, Tu o Padre per mezzo di un caro
amico, mi toglievi la luce terrena per darmi quella celeste". Numerose
persone accorrono all'eremo per essere ascoltati, consigliati e aiutati
spiritualmente da Frate Ave Maria che, sempre disponibile accoglie tutti.
All'
inizio del gennaio 1964, viste le precarie condizioni di salute, viene
trasportato all' ospedale di Voghera, dove muore santamente il 21 gennaio,
proclamato santo dal popolo, che accorre in massa ai funerali. Le sue spoglie,
venerate nell' eremo che lo ha visto diventare santo, sono meta di pellegrinaggio.
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