MADRE SCOLASTICA RIVATA
La
“Provincia Granda” si prepara alla beatificazione di un’altra cuneese: dopo la
proclamazione della “venerabilità” dello scorso 9 dicembre, infatti, basterà il
riconoscimento di un miracolo per portare sugli altari Suor Scolastica (Orsola)
Rivata. Nata a Guarene il 12 luglio 1897, primogenita di quattro figli, a sei
anni è già orfana di mamma. Come istruzione non può andare oltre il ciclo
elementare, ma come autodidatta si affida a tutte le letture “buone” che riesce
a trovare, cercando le quali un giorno si imbatte in don Alberione che della
“buona stampa” ha fatto lo scopo della sua vita e per la cui propagazione sta
cercando nuove vocazioni. L’incontro è provvidenziale per Orsola, che ha già
riconosciuto a Dio il primato assoluto nella sua vita: “Signore, tu solo e
basta!”, ha detto il giorno in cui papà le ha proposto per marito un bel
ragazzo, che è pure un “buon partito”. Ha il suo bel daffare per convincere i
genitori, che considerano la congregazione di don Alberione ancora troppo nuova
per garantirle un futuro, ma alla fine riesce a spuntarla e il 29 luglio 1922
entra ad Alba tra le Figlie di San Paolo, nella prima casa che il fondatore ha
messo loro a disposizione. Anzi, quest’ultimo, con l’inconfondibile fiuto dei
santi, le mette gli occhi addosso per una futura missione, che forse non si è
neppur ancora concretizzata nella sua mente, ma verso la quale si sente spinto
dalla forza dello Spirito. Con la professione religiosa di due anni dopo, suor
Scolastica si vede affidare l’incarico di formare un nuovo gruppo di suore,
quasi una “costola” della già esistente congregazione. Con il preciso scopo di
“aver cura del Divin Maestro e dei suoi ministri”, il fondatore chiede loro,
come specifica vocazione e missione, di incentrarsi sull’Eucaristia, il
Sacerdozio e la Liturgia: l’Eucaristia, da adorare perpetuamente in turni di
due ore ciascuna; il sacerdozio, da supportare con la preghiera; la liturgia,
da far amare e gustare anche attraverso il confezionamento di paramenti e suppellettili.
Il cammino della neonata creatura è tutto irto di difficoltà, a cominciare
dalla sua configurazione giuridica; Suor Scolastica sembra fatta apposta per
tradurre in concretezza quanto il Fondatore ha appena intravisto e sognato.
Lavora sodo, come ha imparato a fare nei campi di casa sua; prega molto, com’è
sua abitudine fin dalla giovinezza; parla pochissimo, anzi quasi nulla, tutta
impegnata a scomparire dietro la possente statura morale del fondatore. L’unica
volta che si permette di parlare viene subito zittita dal Vaticano: nella
delicatissima fase di approvazione della regola delle Pie Discepole, va
personalmente a Roma, davanti alla Congregazione dei Religiosi, a difendere in
modo appassionato le sue suore. Viene scambiata per una sovvertitrice, che
voglia attentare all’unità della già approvata congregazione delle Figlie di
San Paolo; forse c’è anche qualcuno che soffia sul fuoco e la conclusione è
quanto di meno ci si possa augurare: la sua immediata destituzione
dall’incarico di Prima Maestra e il suo trasferimento in Francia. Dando prova
di perfetta obbedienza e di piena sottomissione alla volontà di Dio, senza
neppure tentare una difesa dei suoi diritti e delle sue intenzioni, si lascia
“esiliare” e privare della sua “creatura”. Bastano pochi mesi per ristabilire
la verità dei fatti e arriva l’approvazione pontificia delle Pie Discepole, ma
non il suo reintegro nell’incarico di Superiora. Nel 1948 la mandano in
Argentina, dove resta fino al 1963 come umile gregaria, entusiasta e contagiosa
nel suo fervore apostolico. Quando la richiamano in Italia obbedisce
altrettanto prontamente, semplice suora tra le suore, pur essendo alle origini
delle congregazione e pur avendo contribuito in modo determinante alla sua
fondazione. Va all’adorazione con il giornale sotto il braccio, per trasformare
in preghiera i fatti di cronaca e per portare davanti a Gesù il mondo intero,
come ha lasciato scritto: “Leggere giornali, ascoltare radio e televisione per
conoscere le necessità delle anime e pregare per tutti i bisogni del paese,
della Chiesa, delle anime, dell’ intera umanità”.. Nel 1981 è accolta tra le suore anziane di
Sanfrè, dove arriva la paralisi a confinarla in un letto, privandola poi anche
dell’uso della parola: inalterata rimane solo la sua voglia di consumarsi per
Cristo per il bene delle anime. Sempre, e ancor più, nel silenzio. Si spegne il
24 marzo 1987 e già sei anni dopo inizia il processo per la sua beatificazione.
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