BEATO EGIDIO D’ASSISI
E'
il terzo compagno di san Francesco d’Assisi, dopo i concittadini Bernardo di
Quintavalle e Pietro Cattani. Entrambi benestanti e colti, i due hanno lasciato
tutto una settimana prima di lui, per vivere col Poverello nella zona boscosa
della Porziuncola, in capanne singole di tronchi e rami, mangiando di solito
pane e olive.
Egidio
li raggiunge il 23 aprile 1208, e non aveva nulla da abbandonare. È un
bracciante analfabeta, padrone solo di un mantello: ma anche questo gli dura
poco, perché dopo alcuni giorni lo regala a un mendicante. Ha tre passioni:
viaggiare, predicare, lavorare. Va a giornata dai contadini dove e quando è
possibile, e così procura cibo ai primi confratelli. Cerca di istruirsi, fa
l’apprendistato accompagnando Bernardo, e a volte con lui prende botte, perché
la gente li scambia per “ribaldi”.
Nella
primavera del 1209, con una decina di confratelli, accompagna Francesco a Roma,
dove il papa Innocenzo III approva la
prima regola dei frati Minori, ma solo a voce. Nel 1212-1213 va pellegrino a
Santiago de Compostela, a San Michele al Gargano, a San Nicola di Barie poi in
Terrasanta. Sempre lavorando anche qui, perché conosce tutti i mestieri delle
campagne.
Francesco
chiede ai suoi frati di predicare innanzitutto “attraverso le azioni”, ossia
col loro comportamento. Ma quando ci sono problemi di lingua, si predica “con
le azioni”, anche in senso letterale. Ad esempio, Francesco si copre il capo di
cenere quando invita alla penitenza. Pure Egidio si aiuta con azioni mimiche:
inscena la disperazione dei dannati con gesti delle braccia e con movimenti del
corpo; oppure “illustra” la beatitudine dei giusti con gli atti di chi suona
campane celesti. Una predicazione che stupisce, attrae, ma a volte provoca le
reazioni aggressive di chi non capisce. Nell’ottobre1226, lui e frate Bernardo,
i due primi compagni (Pietro Cattani è già morto), sono accanto a Francesco
morente, che vorrebbe benedire Bernardo ma, essendo cieco, pone dapprima la
mano sul capo di Egidio. Nel ricordo dei frati Minori, questi è il confratello
limpido e laborioso, il portatore di gioia. I Fioretti ricordano la sua visita
a frate Bernardo morente: «Venne quello ierarchico e divino frate Egidio, il
quale veggendo frate Bernardo, con grande allegrezza disse: “Sursum corda,
frate Bernardo, sursum corda!”». Sempre nei Fioretti troviamo un episodio di
pura fantasia, mai avvenuto, che tuttavia rivela l’amore di tutto l’Ordine per
questo generoso pioniere: vi si racconta che il re Luigi IX diFrancia sarebbe
accorso come pellegrino a Perugia, soltanto per conoscerlo, e per stare con lui
"per grande spazio...,senza dirsi parole insieme".
La
vita di frate Egidio si conclude nel convento francescano di Monteripido presso
Perugia, dove il lavoratore instancabile si ritira nel silenzio. Nel 1777, il
pontefice Pio VI conferma il culto di lui come beato. Il Martirologio romano ne
ricorda "l’intrepida fede e la meravigliosa semplicità".
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