SAN MAURO ABATE
Un
prete di vita sconcia, per far fuori Benedetto da Norcia, gli manda nella sua
comunità di Subiaco l’omaggio tradizionale di un grosso pane benedetto. Ma a
lui basta toccarlo per “sentire” che è avvelenato. E chiama un corvo suo amico,
che pronto arriva a uncinare il pane col becco e a portarlo lontano. Un
affresco nel Sacro Speco di Subiaco mostra il corvo già in volo col pane,
Benedetto che lo saluta e due ragazzi che stanno a guardare stupe fatti. Si
chiamano Placido e Mauro, figli dei patrizi romani Tertullo ed Eutichio, che li
hanno condotti nella “confederazione” di piccoli monasteri creata da Benedetto,
e a lui li hanno affidati per l’educazione.
Parla
di Mauro il papa Gregorio Magno (590-604) nei suoi Dialoghi e gli attribuisce
gesta prodigiose. Come quando, visto cadere Placido nel vicino lago, lo
raggiunge camminando sull’acqua e lo tira in salvo per i capelli. O quando si
mette a pedinare un monaco che taglia sempre la corda nell’ora del la
preghiera: e smaschera così un piccolo diavolo che sta vicino a lui, e lo tira
per la tonaca... Ma tutto avviene sempre per ordine e con l’aiuto del padre
spirituale, cioè di Benedetto. (Con i Dialoghi, papa Gregorio voleva
trasmettere insegnamenti ascetici e morali; non certo fare opera di puro
cronista. I suoi molti racconti hanno appunto questo scopo. Ma va anche detto
che gli studiosi del nostro tempo si stanno interessando anche all’importanza
storica dell’opera).
Quando
Benedetto lascia Subiaco per Montecassino (verso il 529), Mauro quasi
certamente rimane lì, come abate di Subiaco. E a questo punto finisce la sua
storia, già tanto esile e monca: non conosciamo gli anni di nasci ta e di morte
né alcun altro fatto che lo riguardi. Affondato nel mistero.
Trecento
anni dopo (863) compare in Francia una sedicente “biografia” di lui. Autore:
l’abate Odone di Glanfeuil, che dice di aver praticamente riscritto il racconto
di un certo Fausto, amico di Mauro e arrivato con lui in Francia, portandovi la
Regola benedettina. Non c’è alcun documento che confermi il racconto di Odone o
che certifichi la presenza di Mauro in terra francese. Pura fantasia, si
direbbe. Eppure...
Eppure
il paese dell’abate Odone, Glanfeuil, si è poi chiamato Saint Maur sur Loire.
Eppure nel 1618, mille anni dopo Mauro, nasce in Francia una congregazione
benedettina, che nel 1766 avrà 191 case e 1.917 monaci. E con loro, ecco
tornare il nome del discepolo di san Benedetto: questi religiosi si chiamano
infatti monaci maurini. La fine della loro congregazione, poi, è una grande
pagina di storia benedettina: nei “massacri di settembre” della Francia
rivoluzionaria (1792) viene messo a morte l’ultimo abate generale: Agostino
Chevreux. E con lui altri quaranta confratelli. Tutti monaci maurini. Ne ha
fatto di strada, questo nome.
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