MADRE MARIA CANDIDA CASERO
Famiglia
e primi anni
I
genitori le avevano programmato una vita assolutamente normale, in sintonia con
la mentalità sicula di fine Ottocento. E la vita di Maria Barba per 35 anni è
normalissima e nascosta, come quella di Cristo a Nazaret.
Nasce
a Catanzaro il 16 gennaio 1884, in una famiglia borghese. Viene battezzata tre
giorni dopo la nascita. Suo padre, Pietro, è consigliere della Corte d’Appello.
Sua madre, Giovanna Florena, si prende invece cura dei numerosi figli: ne ha
avuti dodici (Maria è la penultima), ma cinque sono morti in tenera età.
Tornata
con la famiglia a Palermo, bambina sveglia e vivace, vorrebbe bruciare le tappe
per poter ricevere Gesù e aspetta il ritorno della mamma da messa per ricevere
da lei un bacio o un respiro che le “trasmetta” Gesù: un amore per l’Eucaristia
che nessuno le ha insegnato o inculcato, ma che sembra nato con lei.
La
“prima conversione” di Maria
A
15 anni la prima svolta, quella che lei chiamerà la «prima conversione». La
ragazzina avviata ad una brillante vita sociale sente per la prima volta il
fortissimo desiderio di essere «tutta di Gesù», per realizzare in pieno la sua
«vocazione per l’Eucaristia» con l’aiuto della spiritualità carmelitana che ha
conosciuto grazie alla «Storia di un’anima» di santa Teresa di Gesù Bambino.
La
famiglia non accetta e non si lascia neanche sfiorare dall’idea che lei possa
farsi suora e questo si trasforma in aperta opposizione quando, morti entrambi
i genitori, sono i suoi fratelli a sentirsi responsabili di lei.
Giudicano
eccessivi certi suoi slanci spirituali, le sue preghiere e le sue devozioni e arrivano
a limitare anche la sua partecipazione alle funzioni religiose perché non le
permettono di uscire sola da casa. «Croce ben grande e tormentosa» diventa in
quel periodo non poter ricevere la Comunione con la frequenza cui è abituata.
Nel
Carmelo di Ragusa
Maria,
in silenzio e carità, accetta questa incomprensione familiare e per 20 anni si
prende cura della casa. Il 13 novembre 1911, quasi clandestinamente, riceve il
Sacramento della Cresima.
Ferma
e risoluta, a 35 anni riesce ad entrare nel poverissimo convento delle
Carmelitane Scalze di Ragusa. Alla partenza i fratelli si rifiutano di
salutarla e da quel giorno manterranno con lei un inspiegabile silenzio. Il 16
aprile 1920 inizia il noviziato, con il nuovo nome di suor Maria Candida
dell’Eucaristia. Un anno dopo emette i primi voti e, il 23 aprile 1924, quelli
solenni.
Priora
per cinque volte
Benché
siano passati solo pochi mesi dai voti, viene eletta priora con una speciale
dispensa il 10 novembre 1924. Viene confermata nella carica nel 1927, 1933,
1937, 1940, 1944. Nel triennio 1930-‘33, l’unico in cui non è priora, è invece
sacrestana e maestra delle novizie.
Durante
il suo mandato, fa restaurare tre antichi monasteri in Sicilia e ottiene del
ritorno dei padri Carmelitani Scalzi nell’isola, nel 1946. Viene anche
incaricata di fondare un nuovo Carmelo a Siracusa, ma non riesce a vedere
l’opera completata.
Mistica
dell’Eucaristia
Suor
Maria Candida dona un’impronta eucaristica a tutta la vita del convento. Resta
eco della sua spiritualità in ricchissime pagine autobiografiche che fanno di
lei un’autentica “mistica dell’Eucaristia”.
Il
primo manoscritto che lei stende è “Salita: primi passi”. Lo scrive a partire
dal 16 giugno 1922, in obbedienza alla sua seconda maestra delle novizie, madre
Maria Evangelista di San Luca. Contiene il racconto della sua vocazione e del
suo arrivo al Carmelo. È seguito da “Il Canto sulla Montagna”, iniziato il 5
novembre 1926 e richiesto dal suo direttore spirituale, don Giorgio La Perla.
Quello
che forse è il suo capolavoro è, però, costituito dai “Colloqui Eucaristici”,
nati nel 1933. In occasione dell’Anno Santo della Redenzione, la priora, madre
Maria Teresa di Gesù, le aveva dato l’ordine di comporre delle riflessioni sul
Sacro Cuore. Nel giro di due anni, madre Maria Candida completa l’opera, che
viene pubblicata nel 1979 col titolo “L’Eucaristia”.
La
sua ultima fatica è “Perfezione carmelitana”, dedicata alle consorelle e
iniziata nel 1947, dopo il termine del suo mandato come priora.
Madre
Maria Candida vive nello stupore sempre nuovo di questo «modo così tenero per
donarsi e per lasciarsi possedere interamente» che Gesù ha trovato e chiede a
Gesù di «metterla a custodia di tutti i tabernacoli del mondo, fino alla fine
dei tempi».
Diceva
di essere «rinvenuta» quando aveva trovato e scoperto il mistero
dell’Eucaristia. Così lodava il Signore: «Tu solo mi hai fatto felice; ora so
dov’è la gioia, il sorriso. Vorrei additarti al mondo intero, o fonte di
felicità, o paradiso. Vorrei trascorrere la vita ai tuoi piedi, vorrei vederti
assediata o divina Eucaristia, da tanti cuori».
La
malattia e la morte
Due
anni dopo aver terminato il suo ultimo mandato, nel 1949, madre Maria Candida
viene colpita da un carcinoma al fegato. Sopporta la lunga sofferenza con
nobiltà d’animo, rassegnazione alla volontà di Dio e raccolto silenzio. Diventa
quindi un esempio dell’oblazione amorosa delle sofferenze, donate a Dio per la
Chiesa e per le anime tribolate, come insegnava santa Teresa di Gesù, la
riformatrice del Carmelo.
Invita
perciò le religiose che l’assistono a ringraziare Gesù per quel che le è
accaduto: per lei è una «carezza della misericordia infinita», di cui non si
sente degna. Si dichiara «beatissima, felicissima» del suo dolore.
Negli
ultimi giorni, quasi agonizzante, vuole «immolarsi a Gesù con tutta felicità»,
affermando con serenità: «Non mi pento d’essermi data a Gesù». Muore quindi consumata
dalla malattia il 12 giugno 1949, nel suo convento di Ragusa.
Le
sue ultime parole sono un’invocazione alla Vergine Maria, che in vita
ringraziava considerando: «Da te ho avuto l’Eucaristia». Avrebbe voluto dire a
tutto il mondo la sua esperienza interiore: «L’amore a Maria vi darà l’amore a
Gesù».
La
sua particolare adesione allo spirito carmelitano teresiano le ha procurato,
sia in vita che dopo morta, una fama di santità eccezionale, unita a numerose
grazie attribuite alla sua intercessione. Già il giorno dei suoi funerali, il
14 giugno, la chiesa del Carmelo di Ragusa era affollata di persone che la
definivano “santa”. Anche la sua sepoltura, nella tomba del suo direttore
spirituale presso il cimitero di Ragusa, è stata seguita da molti fedeli. I resti
mortali, il 12 novembre 1970, sono stati traslati da lì alla chiesa del Carmelo
di Ragusa.
La
causa di beatificazione fino al decreto sulle virtù eroiche
Il
processo informativo diocesano per l’accertamento delle virtù eroiche di madre
Maria Candida si svolse nella diocesi di Ragusa dal 5 marzo 1956 al 28 giugno
1962. Dopo il decreto sul “non culto”, iniziò la fase romana, col decreto
sull’introduzione della causa, del 15 ottobre 1981.
Gli
atti dei processi informativo e apostolico furono convalidati il 31 maggio
1991. La sua “Positio super virtutibus” fu consegnata il 9 novembre 1992 e
accettata il 25 marzo 1993.
I
consultori teologi della Congregazione delle Cause dei Santi, il 28 aprile
2000, si pronunciarono affermativamente circa l’esercizio in grado eroico delle
virtù cristiane da parte della Serva di Dio. I cardinali e i vescovi della
stessa Congregazione, nella sessione plenaria del 17 ottobre 2000, ebbero
uguale parere positivo.
Il
18 dicembre 2000 il Papa san Giovanni Paolo II autorizzò quindi la
promulgazione del decreto con cui madre Maria Candida dell’Eucaristia veniva
dichiarata Venerabile.
Il
miracolo per la beatificazione
Come
possibile miracolo per ottenere la sua beatificazione è stato esaminato quanto
accaduto durante la notte tra il 12 e il 13 giugno 1949, nel Carmelo di Ragusa,
poche ore dopo la morte di madre Maria Candida.
Suor
Maria Margherita del SS. Sacramento, al secolo Teresa Occhipinti, si affidò
alla sua intercessione: guarì improvvisamente da un gravissimo eczema al piede destro
che l'affliggeva da molti anni e che i medici avevano giudicato incurabile.
Morì poi nel 1967, per cause estranee alla precedente malattia.
L’inchiesta
diocesana su tale asserito miracolo si è svolta nella diocesi di Ragusa dal 12
giugno 1986 al 9 dicembre dello stesso anno. La commissione medica della
Congregazione delle Cause dei Santi, il 23 maggio 2002, si è pronunciata a
favore dell’inspiegabilità scientifica dell’accaduto. I consultori teologi,
invece, il 13 dicembre 2002 hanno confermato il nesso tra la guarigione e
l’intercessione della Venerabile. Anche i cardinali e i vescovi della stessa
Congregazione, il 4 marzo 2003, hanno emesso uguale parere positivo.
Infine,
il 12 aprile 2003, il Papa san Giovanni Paolo II ha promulgato il decreto con cui
la guarigione di suor Maria Margherita del SS. Sacramento veniva dichiarata
inspiegabile, completa, duratura e avvenuta per intercessione della Venerabile
Maria Candida dell’Eucaristia.
Lo
stesso Pontefice ha celebrato la sua beatificazione il 21 marzo 2004 in piazza
San Pietro a Roma, fissando la sua memoria liturgica, per l’Ordine dei
Carmelitani Scalzi, al 14 giugno, giorno anniversario dei suoi funerali. Il
Martirologio Romano, invece, la ricorda il 12 giugno, giorno della sua nascita
al Cielo.
Un
secondo miracolo in esame per la canonizzazione
Per
ottenere la sua canonizzazione è stato preso in esame un altro evento
prodigioso. Come riferisce il sito «Il Carmelo di Sicilia», il 15 gennaio 2007
un sacerdote della Comunità dei Figli di Dio, insieme a un gruppo di fedeli
della stessa Comunità, andò a celebrare la Messa nel Carmelo di Ragusa, al
posto del cappellano abituale.
La
monaca sacrestana, nel pomeriggio del 14 gennaio, controllò, insieme alla madre
priora, se ci fossero nel Tabernacolo sufficienti particole. La pisside ne
conteneva una ventina, per cui pose, sulla patena del celebrante, altre quattro
particole. Tuttavia, all’inizio della celebrazione, le monache si accorsero che
c’erano più fedeli rispetto al solito: sapevano del cambio di celebrante, ma
non che sarebbe stato accompagnato da altre persone.
A
quel punto, la sacrestana e la priora si rivolsero alla Beata Maria Candida,
affinché ottenesse da Dio che tutti potessero ricevere la Comunione. Anche
l’accolito istituito, un uomo di 57 anni, medico di professione, fece lo
stesso, appena scoperchiò la pisside. Il celebrante cominciò a distribuire le
Ostie consacrate, che erano meno di trenta. Alla fine, tutti poterono ricevere
un’Ostia intera, anzi, ne avanzarono circa cinquanta.
Questo
asserito miracolo è stato indagato nell’inchiesta diocesana relativa, aperta il
29 giugno 2007 e conclusa il 19 giugno 2008.
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