VENERABILE MADRE LAURA BARAGGIA
Nascita
e famiglia
Il
1° maggio 1851, a Brentana, frazione del paese di Sulbiate, nacque la nona dei
dodici figli di Cesare Baraggia, gestore di un mulino, e Giovannina Ravanelli.
Dopo poche ore dalla nascita, venne portata al fonte battesimale della
parrocchia di Sant’Antonino e le vennero imposti i nomi di Laura Rosa.
La
sua nascita passò quasi inosservata nella numerosa famiglia, composta dai
genitori, dai fratelli, dai nonni paterni e da alcuni zii. Trascorse i nove
mesi dell’allattamento nella camera dei genitori, mentre la madre badava agli
altri figli. Per questo, quando fu in grado di camminare da sola e fu portata
fuori dalla stanza, si mostrò irrequieta e timida.
La
prima infanzia
Laura
venne quindi affidata a una zia molto malata, ma anche molto religiosa, che le
insegnò a pregare. Quando la zia si aggravò, passò a dormire nella camera dei
genitori e si accorse che loro, prima di mettersi a letto, si mettevano insieme
in ginocchio; le venne spontaneo imitarli.
A
quattro anni sapeva già leggere: le sue prime letture furono il Vangelo e la
vita di san Luigi Gonzaga, al quale rimase sempre devotissima. Alla stessa età
cominciò a confessarsi, sentendosi spesso «cattiva e dissipata» e temendo di
offendere gravemente il Signore. In seguito, la madre cercò di farla socializzare
con alcune ragazze più grandi di qualche anno, ma i loro giochi e i loro
discorsi le lasciarono un senso di disagio.
La
scoperta del Crocifisso
Un
primo evento di rilievo, che segnò la sua spiritualità, avvenne quando Laura
aveva circa sette anni. Mentre giocava con la sua bambola in una stanza e aveva
di fronte un Crocifisso, sentì interiormente una voce: «Laura, che ci guadagni
giocando con la bambola? non ti sarei più caro io che questa bambola?». Quelle
parole le impressero un senso di commozione, per cui staccò il corpo di Gesù
dalla croce e lo sostituì alla bambola, coprendolo con un vestitino di seta.
Da
allora iniziò un vero e proprio cammino di fede e di confidenza con Gesù, fatto
di consolazione e preghiera ma anche di piccoli sacrifici e mortificazioni. Non
solo: s’impegnò a ubbidire al suo confessore, il parroco di Sulbiate don Pietro
Pirovano, che le suggeriva di giocare di più.
Verso
i nove anni si confessò per la prima volta al nuovo parroco, don Ercole Riva,
che le dichiarò: «Il Signore ti vuol bene e ha disegni su di te, vuol essere da
te amato in modo particolare, ma quanto sei imperfetta!». Si sentì punta sul
vivo, tanto da soffrire per circa un anno perché non si sentiva capace di
corrispondere a quell’amore tanto grande.
Cresima
e Prima Comunione
Laura
ricevette la Cresima il 6 ottobre 1861 nella parrocchia di Cornate, premettendo
una confessione generale. Lo Spirito in lei agiva, ma continuava a non essere
contenta e a sentire il peso dei suoi difetti.
In
preparazione alla Prima Comunione, tra gli undici e i dodici anni, intensificò
il suo cammino spirituale. Don Riva, per frenare le sue imprudenze, le ordinò
di tenere un diario spirituale, che in seguito è stato distrutto. La sera prima
del giorno decisivo, al termine di tre giorni di ritiro spirituale, chiese
perdono ai genitori di tutto il male che aveva commesso e ricevette la loro
benedizione.
L’indomani,
con addosso un abito verde, simbolo di speranza, e un velo bianco sul capo,
segno di purezza, Laura si accostò all’Eucaristia: «Incominciò allora»,
scrisse, «quella santa comunicazione, conoscenza, amicizia con Gesù
Sacramentato che fu sempre vita della mia vita e dura tuttora…».
Allieva
delle Suore Marcelline a Vimercate
Nel
giugno 1862 Laura terminò le prime classi di scuola elementare in paese. Per
due anni aiutò la mamma in casa, ma avvertiva il desiderio di continuare gli
studi, perché intuiva che divenendo maestra avrebbe potuto meglio far conoscere
ed amare Gesù.
Grazie
al fratello Francesco, maestro, i genitori trovarono a Vimercate una famiglia
di contadini che l’ospitassero, dietro un modico compenso, perché frequentasse
come esterna il collegio delle Suore Marcelline, fondate nel 1838 da monsignor
Luigi Biraghi (Beato dal 2006) e da madre Marina Videmari. Il suo profitto non
fu eccezionale, ma le sue maestre l’ebbero in alta considerazione, tanto da
nominarla assistente delle altre allieve.
A
Milano, a servizio della famiglia Biffi
Nel
luglio 1865 Laura concluse la terza classe elementare e tornò a casa. Qualche
mese dopo, i genitori la mandarono a chiamare alla loro presenza. C’era anche
don Riva, che aveva un annuncio da farle: senza chiedere il suo consenso,
avevano preso accordi con il cavalier Francesco Biffi, un anziano proprietario
terriero che abitava a Milano, perché facesse da segretaria a lui e da dama di
compagnia alle sue sorelle Clara e Caterina.
La
ragazza rimase ammutolita, mentre si sentiva spezzare il cuore. Alla domanda
della madre se fosse contenta, alla fine, rispose: «Sì… perché siete contenti
voi e il signor parroco che mi tenete il posto del Signore, dunque è contento
anche Lui».
Il
17 gennaio del 1866, ormai quindicenne, fu accompagnata dalla madre e dal
fratello a Milano. Il cavalier Francesco le fece prender lezioni di
computisteria e di lingua francese, necessarie per il suo lavoro, mentre le due
sorelle le assegnarono una camera tutta per lei e le diedero vestiti alla moda.
Tutti e tre erano comunque molto religiosi e incoraggiavano la devozione dei
loro domestici e sottoposti.
Noviziato
nel mondo, sull’esempio di Bartolomea Capitanio
La
casa dei Biffi si trovava in corso Monforte, molto vicino alla chiesa di San
Babila: dalla finestra di camera sua, Laura poteva scorgere la lampada del
Tabernacolo, e pregava a lungo guardandola. Chiedeva in particolare come far
coincidere il suo desiderio di essere del Signore con le abitudini della
società in cui doveva vivere.
Le
capitò quindi tra le mani una biografia della giovane Bartolomea Capitanio,
fondatrice a Lovere delle Suore di Carità poi dette di Maria Bambina (è stata
canonizzata nel 1950 con l’altra fondatrice, suor Caterina Gerosa) e morta
appena una trentina d’anni prima, nel 1833. Decise quindi di far proprio, coi
dovuti adattamenti, il Metodo di vita che quella ragazza si era data.
Un
nuovo direttore, padre Ottone Terzi
Dato
che riteneva di avere un confessore troppo generoso, decise di trovarne uno
nuovo. L’occasione accadde quando, a diciott’anni, partecipò a una conferenza
nella chiesa di Santo Stefano, organizzata dalle Madri Canossiane che tenevano
l’oratorio femminile. L’oratore era un gesuita, padre Ottone Terzi, che le
diede un’ottima impressione, confermata da quanto sentiva interiormente.
Si
confessò subito da lui, il quale le confermò di vederla incline alla vita
consacrata. Volle ugualmente metterla alla prova, chiedendole di continuare a
vivere nel mondo e di assistere ancora di più il cavalier Biffi, rimasto solo
dopo la morte delle sorelle. Intanto le sottopose le regole degli Ordini
religiosi femminili presenti a Milano e le consentì di formulare il voto
privato di verginità.
La
“notte bella” tra il 2 e il 3 febbraio 1879
Il
2 febbraio 1879 a San Babila si svolgevano le Quarantore e Laura ottenne di
poter andare in chiesa alle 13.30. Si mise in un posto appartato, per pregare e
piangere senza essere vista, poi si sentì quasi guidata dal Signore a
considerare come lui fosse abbandonato e offeso.
Mentre
gli domandava come potesse amarlo e farlo amare, fu invitata a guardare in un
certo punto: le parve di avere di fronte una rete, nella quale erano impigliate
innumerevoli anime. Poco dopo, la scena cambiò, mostrandole parrocchie, scuole,
varie opere. «Ecco il tuo compito, coraggio, Laura, Io sono con te e tu dal mio
Cuore otterrai lumi, forza, aiuto, soccorso… Non temere!», fu l’incoraggiamento
che udì.
La
sera, tornata a casa, non riuscì a prendere sonno perché era ancora scossa.
Nella notte seguente, che in seguito definì “notte bella”, scrisse come sotto
dettatura un intero quaderno, dove si delineò più precisamente il disegno
divino su di lei: la fondazione di una nuova realtà, una vera Famiglia
consacrata al Cuore di Gesù.
Nella
Compagnia delle Orsoline
Padre
Terzi, quando Laura gli raccontò l’accaduto e gli mostrò il quaderno (andato
perduto), cercò di dissuaderla da quel pensiero, poi le consigliò di entrare
nella Compagnia di Sant’Orsola fondata da sant’Angela Merici, che all’epoca
stava risorgendo a Milano. Le sue aderenti, dette “Orsoline di famiglia”,
vivevano appunto in casa ed emettevano voti privati. All’inizio dell’estate
1879, dunque, la giovane chiese di farne parte e fece la vestizione religiosa
il 13 maggio 1880.
Nel
frattempo, morto il cavalier Biffi, aveva da lui ereditato una discreta somma
di denaro ed era rimasta libera. Il confessore, tuttavia, le ordinò di andare
in pellegrinaggio a Brescia sulla tomba di sant’Angela Merici e di parlare con
il superiore delle Orsoline, padre Giuseppe Chiarini, dell’Oratorio di San
Filippo Neri: il suo parere fu che sarebbe stata Orsolina per poco tempo.
Padre
Terzi, comunque, prese del tempo e l’invitò a chiedere un segno speciale. La
guarigione di Bianca Piccaluga, una sua amica, paralizzata da dieci anni, fu
per Laura la prova che quello era davvero il volere di Dio su di lei.
Ritorno
a Sulbiate
Il
19 settembre 1880 Laura, Bianca e altre due aspiranti orsoline, Maddalena
Zanotti e Rosa Bartoletti, emisero i voti privati nella cappella dei Gesuiti di
via Montebello. Tre giorni dopo, il 22 settembre, iniziarono la vita
comunitaria nella casa che era stata comprata coi soldi dell’eredità a nome di
Laura, a Sulbiate Superiore.
Mentre
le quattro iniziarono l’apostolato in parrocchia, i superiori delle Orsoline
protestarono perché Laura era a capo del gruppo pur essendo semplice novizia.
Dopo il 21 aprile 1881, quando venne ammessa alla professione solenne, venne
eletta ufficialmente superiora dell’accresciuta comunità.
Le
Orsoline di Brentana
Il
12 ottobre 1882 madre Laura trasferì la comunità in un nuovo edificio a
Brentana di Sulbiate, ma era tormentata dai dubbi e dai malintesi tra le “sue”
Orsoline e quelle di Milano. Trovò comunque conforto nelle sue intuizioni
interiori e nell’udienza con l’arcivescovo di Milano, monsignor Luigi Nazari di
Calabiana.
Aveva
già elaborato delle “Addizioni” alla Regola mericiana, specifiche per il genere
di vita del suo gruppo. Il parroco don Ercole Riva ne portò una copia
all’Arcivescovo e una ai Superiori della Compagnia di Sant’Angela: questi
rifiutarono, ma monsignor Calabiana operò diversamente. Il 4 gennaio 1883
approvò le “Regole e Costituzioni”, erigendo allo stesso tempo la “Pia Casa
delle Orsoline di Brentana”, cui aggiunse la specifica “del Cuore di Gesù”.
La
Famiglia del Sacro Cuore di Gesù
Con
l’approvazione dell’Arcivescovo si poteva dare il via a nuove fondazioni che
seguirono, a ritmo annuale, dal 1884. Il 14 agosto dello stesso anno madre
Laura e altre sette consorelle pronunciarono i voti perpetui secondo la regola
di sant’Angela, cui erano ancora sottoposte.
Madre
Laura teneva personalmente a sancire la convenzione con i parroci che
chiedevano le suore, con le quali lei si manteneva in contatto mediante lettere
circolari e visite personali. Non mancarono ancora le prove, come il debito
contratto con due fratelli sacerdoti, Carlo e Luigi Bonacina, ex amministratori
del quotidiano «L’Osservatore Cattolico», e la chiusura di altre case per
motivi finanziari.
L’8
febbraio 1887 giunse il decreto, firmato il 2, con cui l’Arcivescovo concedeva
alla nuova congregazione il nome ufficiale di Famiglia del Sacro Cuore di Gesù,
proprio come madre Laura aveva intuito e lungamente sperato, e la completa
autonomia rispetto alle Orsoline. Nello stesso decreto le veniva inoltre
concesso, come aveva chiesto a monsignor Nazari di Calabiana il 30 novembre
1886, di aggiungere il nome di Maria a quello che portava dal Battesimo.
Sei
anni dopo, nel 1893, fu presentato alla Sacra Congregazione dei Vescovi e
Regolari un nuovo testo della Regola: il Decreto di Lode, con cui veniva
approvato, venne promulgato il 28 settembre 1894.
Gli
ultimi anni e la morte
La
salute di madre Maria Laura, complessivamente buona, cominciò a declinare
quando ebbe 60 anni e cominciò ad avere disturbi cardiaci. Costretta in Casa
madre, si rese comunque presente a tutte le comunità nelle case filiali con
lettere circolari.
Il
27 febbraio 1923 la Sacra Congregazione dei Religiosi diede l’approvazione
definitiva alle Regole, ma ai primi di ottobre la fondatrice si aggravò.
Convocò tutte le suore per l’ultima volta, esortandole ad amare Gesù
nell’Eucarestia, all’osservanza della Regola, all’obbedienza, alla carità
fraterna, alla santità.
Alla
notizia che la parrocchia di Sant’Antonino a Sulbiate stava per avere un nuovo
vicario parrocchiale, le invitò poi a pregare perché arrivasse un pastore che
fosse davvero santo. Fu inviato don Mario Ciceri, che si dedicò specialmente ai
giovani e ai malati della cittadina fino alla morte, sopraggiunta nel 1945 per
un incidente stradale; anche per lui è aperto il processo di beatificazione.
Il
17 dicembre, aggravatasi, ricevette l’Unzione degli Infermi. Il giorno dopo fu
la volta del Viatico e del rinnovo dei voti, poi, alle 17, si spense
serenamente. Al mattino del 21 dicembre si svolsero i solenni funerali,
celebrati nella chiesa parrocchiale di Brentana da don Arturo Stucchi, parroco
di Besana Brianza.
I
suoi resti mortali vennero collocati in un loculo acquistato da suo nipote don
Mario Baraggia, ma nel 1930 vennero trasferiti nella nuova cappella funeraria
della Famiglia del Sacro Cuore. Dal 1955 sono conservati nella cappella della
Casa madre a Brentana di Sulbiate.
La
causa di beatificazione
La
fama di santità di cui madre Laura ha sempre goduto ha però condotto alla
richiesta d’introdurre la sua causa di beatificazione solo sul finire del ‘900.
Ottenuto il nulla osta dalla Santa Sede il 22 giugno 1991, è stato quindi
aperto il processo informativo diocesano il 10 giugno 1992 dal cardinal Carlo
Maria Martini, arcivescovo di Milano; la conclusione si è svolta il 5 luglio
1993. L’anno dopo, il 9 dicembre 1994, ha ottenuto il decreto di convalida,
mentre la “Positio super virtutibus” è stata trasmessa a Roma nel 1997.
Sia
i consultori teologi, il 12 dicembre 2013, sia i cardinali e i vescovi membri
della Congregazione delle Cause dei Santi hanno espresso parere positivo circa
l’esercizio delle virtù cristiane in grado eroico da parte di madre Laura.
Infine, il 26 aprile 2016, è stato promulgato il decreto con cui è stata
dichiarata Venerabile.
La
Famiglia del Sacro Cuore oggi
Le
suore della Famiglia del Sacro Cuore di Gesù, dette popolarmente “Suore di
Brentana”, attualmente prestano servizio in Lombardia, nell’Italia del Sud e
nella Repubblica Democratica del Congo. Come alle origini, sono in appoggio ai
parroci, particolarmente nelle zone periferiche o di campagna. Considerano come
data di fondazione il 22 settembre 1880, quando madre Laura e le sue prime
compagne iniziarono a fare vita comune.
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