SERVA DI DIO MARTA OBREGON RODRIGUEZ
È
brillante, sportiva, dinamica. E anche bella. Di una bellezza, anzi, che non la
fa passare inosservata, perché si accompagna ad un carattere estroverso e
comunicativo “che attira come una calamita”, dicono i suoi amici. Marta Obregón
Rodríguez è nata, seconda di quattro sorelle, il 1° marzo 1969 a La Coruña
(Spagna), ma la famiglia si trasferisce a Burgos quando lei ha appena pochi
mesi. Pratica pattinaggio, nuoto, atletica e nel tennis conquista i suoi primi
trofei. Ha una voce meravigliosa, che qualcuno dice somigliare a quella di
Bárbara Streisand, e sua inseparabile compagna è la chitarra, con la quale
diventa l’anima degli incontri parrocchiali e delle feste tra amici. In
famiglia si respira una religiosità profonda, mamma è attiva nell’Opus Dei,
Marta invece si sente particolarmente attratta dalla spiritualità dei
Neocatecumenali. Il che non la mette al riparo dalla crisi adolescenziale, che
attraversa come tutti i coetanei, con una certa freddezza nei confronti delle
pratiche religiose, pur non staccandosi mai del tutto dall’ambiente
parrocchiale. Sono gli anni, anche, delle prime cotte, degli studi,
dell’impegno. Studia lingue e va anche in Inghilterra a perfezionare il suo
inglese, prima di orientarsi decisamente verso il giornalismo. A strapparla da
questa vita spirituale troppo insignificante risulta decisivo un viaggio a
Taizè con i Neocatecumenali nel 1990, dal quale ritorna entusiasta e
determinata a dare una svolta al suo cammino di fede. Sembra davvero, lo
testimoniano le amiche, che sia stata toccata da Cristo e inondata da un
torrente di grazia. Pensa di inaugurare questo suo nuovo percorso spirituale
con una buona confessione, ma il sacerdote cui si rivolge non la assolve. Marta
entra così in un periodo particolarmente sofferto della sua vita, senza appoggi
spirituali e per di più tormentata da una soffocante crisi di coscienza. È un
altro sacerdote a farle sperimentare la gioia del perdono: da questa nuova
confessione Marta esce come rinnovata e riparte piena di slancio a dare una
nuova impronta ad ogni cosa che dice e che fa. Con Gesù tutto è davvero più
facile e ne guadagnano tutti. Se ne accorge Javier, il “fidanzatino”, con il
quale imposta un rapporto “a tre”, dove Dio gioca un ruolo di primo piano; se
ne accorgono gli amici, tra i quali passa con l’allegria contagiosa di sempre,
edificando tutti e spingendoli a Gesù.
Guarda al suo futuro lavoro come ad un’occasione per fare del bene e per
testimoniare la sua fede: basta leggere i suoi primi articoli, in cui si batte
per la vita, per la pace, per la giustizia. Ama la limpidezza e la serietà dei
rapporti, per cui interrompe prontamente una gratificante collaborazione con
una radio locale e un’incisione dei suoi canti, quando si accorge che potrebbero
essere il preludio ad un rapporto sentimentale.
“Dio è la cosa più importante della mia vita”, dice, “è lui il mio unico
amore”, e si stacca anche da Javier per essere libera di seguire Cristo,
dandosi disponibile ad andare in missione con i Neocatecumenali. E per prepararsi bene, prende sul serio la
vita, lo studio, l’amicizia. “Riusciva ad entrare subito in relazione con
tutti, aveva successo in ogni ambiente, tutti volevano stare con lei, parlare
con lei, sapere di lei”: è il profumo di Cristo, che si diffonde al suo
passaggio. Il 21 gennaio 1992, secondo il suo solito,trascorre molte ore al
centro studentesco di Burgos, per preparare gli esami universitari di febbraio.
Prima di rientrare in casa fa una sosta prolungata in cappella, davanti
all’Eucaristia, perché, dice in quei giorni, “mi sento tanto più libera quanto
più confido e mi abbandono a Lui”. Da un po’ di tempo si sente come pedinata e
agli amici più cari ha confidato la sensazione che “la vita sia più breve di
quello che pensiamo”. Fuori nevica, un amico le offre un passaggio in macchina,
scaricandola davanti a casa, ma commette l’imprudenza di non attendere che
entri nel portone di casa, ripartendo immediatamente. Mentre sta trafficando
con la serratura viene caricata a forza su una macchina e scompare nel nulla.
La ritrovano il 27 gennaio, senza vestiti, insanguinata e piena di lividi,
buttata come uno straccio lungo l’autostrada, a cinque chilometri da Burgos: ha
resistito con tutte le sue forze e non ha ceduto ad un delinquente, tal Pedro Luis
Gallego, più conosciuto come il “violentatore dell’ascensore”, perché in
ascensore ha assalito le sue cinque precedenti vittime, violentandole senza
ucciderle. Su Marta, che aveva dato il suo cuore a Cristo, non è riuscito a
prevalere e ha dovuto finirla con quattordici coltellate, una delle quali
diretta al cuore. La diocesi di Burgos la ritiene martire della purezza e nel
2007 ha avviato la sua causa di beatificazione.
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