SERVA DI DIO RACHELE AMBROSINI
“La sofferenza è come
una mandorla amara. Tu la butti via, credi che sia finita nella fredda terra.
Invece ripassando per quel posto, dopo alcuni anni, troverai un bel mandorlo in
fiore”.
Sono i pensieri di
un’adolescente che non aveva compiuto ancora quindici anni, ma che già era
molto matura sulle cose della vita, dimostrando di possedere una conoscenza che
forse non era già più di questa terra, ma apparteneva al cielo. E al cielo
sarebbe presto ritornata questa ragazza fatta per il cielo: Rachele Ambrosini.
Era nata nella frazione
Passo del comune di Pietradefusi (Av) il 2 Luglio 1925, figlia unica del
dottore Alberto e di Filomena Sordillo. I suoi erano molto benestanti, il padre
infatti oltre che medico era anche un ricco proprietario terriero. Ma a
Rachelina non interessavano i soldi della famiglia, i privilegi della sua
condizione sociale.
Fin da bambina
prediligeva i piccoli, gli umili, i poveri, a cui manifestava ogni forma di
carità. Lei, la padroncina, amava più di tutto la compagnia delle figlie dei
coloni di suo padre. Da alunna delle elementari donava ogni giorno la propria
merendina ai compagni più indigenti che ne erano privi.
A otto anni venne
colpita da una malattia che la ridusse in fin di vita. Fu miracolosamente
guarita da sant’Antonio che le apparve dicendole che sarebbe tornato a
prenderla verso i 16 anni. Un evento misterioso e soprannaturale che non fu
l’unico: aveva solo quattro anni, infatti, quando, con assoluta, sconvolgente
semplicità, aveva confidato alla madre – giustamente esterrefatta - di aver
visto nel giardino la Madonna, come se fosse una cosa normalissima.
E per lei sicuramente lo
era, il mondo interiore di Rachelina era popolato di pensieri, sentimenti e
aspirazioni molto più profondi e più vasti di quelli di tante sue coetanee. Era
diversa, ma senza alcuna affettazione,al contrario, con grande semplicità.
Un so che di speciale le
si poteva leggere sul viso, così dolce ed espressivo, sereno, limpidissimo.
Rachelina pregava con serietà e compostezza in chiesa, a casa e tra le amiche
proponeva sempre di recitare insieme il rosario, per il quale nutriva una
devozione speciale.
A scuola studiava con
impegno e profondo senso del dovere, era un’alunna molto rispettosa degli
insegnanti e sempre disponibile ad aiutare i compagni. Umilissima, nonostante
le ricchezze paterne, vestiva senza ricercatezza, come le ragazze meno
abbienti. La sua parola d’ordine era: semplicità.
Frequentò le medie e il
ginnasio a Bari, quindi si trasferì a Roma per iniziarvi il primo liceo, quando
un male repentino e senza scampo, una meningite acuta, l’aggredì a soli
quindici anni d’età.
Si chiamarono a consulto
i più grandi specialisti, persino il prof. Frugoni, un luminare dell’epoca, ma
il destino di Rachelina era ormai segnato.
E lei sembra
comprenderlo assai bene e non se ne mostra affatto rattristata, anzi la si
direbbe quasi contenta di lasciare questa terra per il Cielo. È questa infatti
la meta che ha sempre agognato, e la raggiunge il 10 Marzo 1941, mentre nel
nostro Paese già infuria la triste bufera della guerra.
L'8 Aprile 1995, nel
Duomo di Benevento, si è chiuso il processo Diocesano per la sua
Canonizzazione. Nel 2001 è stata approntata la Positio, depositata in Vaticano.
Il 10 maggio 2012 è stato promulgato il Decreto che la dichiara Venerabile.
Molte infatti sono le
grazie e i fatti straordinari segnalati. Di recente si è anche verificato il
caso di una guarigione “inspiegabile” che potrebbe aprire alla giovanissima
Serva di Dio la strada verso gli altari: un uomo di circa 40 anni, celibe,
architetto, sarebbe stato guarito da un cancro alla lingua con metastasi
diffusa proprio grazie all’intercessione di Rachelina Ambrosini.
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