VENERABILE MARIA CRISTINA DI SAVOIA


Da duecento anni si parla della Venerabile Maria Cristina di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele I (1759-1824) e di Maria Teresa d’Asburgo Lorena (1773-1832), perché il suo ricordo è ancora molto vivo, testimonianza  di un profondo legame che esiste fra lei e il popolo del Sud, che fece suo. Ventiquattro anni appena di vita e tre anni di regno sono stati sufficienti per lasciare un’impronta indelebile nella storia: settentrionale per carattere e abitudini, è tuttora venerata come santa nel Mezzogiorno d’Italia.
Nacque il 14 novembre 1812 a Cagliari, dove Casa Savoia si trovava in esilio, essendo il Piemonte occupato dalle forze napoleoniche. Subito venne consacrata a Maria Santissima. Adolescente, dopo l’abdicazione del padre Vittorio Emanuele I a favore di Carlo Felice (1765-1831), il soggiorno a Nizza, il trasferimento a Moncalieri (dove il padre morì) e dopo una breve sosta a Modena, si stabilì con la madre e la sorella Maria Anna (1803-1884), che diverrà Imperatrice d’Austria, a Palazzo Tursi nella città di Genova. Tutte e tre nel 1825 decisero di recarsi a Roma per l’apertura dell’Anno Santo: la paterna benevolenza di Papa Leone XIII, la solennità delle sacre funzioni, la visita alle numerose chiese, ai tanti monasteri e alle catacombe fecero accrescere d’intensità la fede di Maria Cristina.
Appena ventenne, dopo la morte della madre, lasciò Genova, sola ed affranta, per volere di Re Carlo Alberto (1798-1849), che la invitò a raggiungere Torino. A sorreggerla e confortarla in tanto succedersi di lutti e distacchi, non le rimase che la sua salda e forte fede, così forte che avrebbe desiderato divenire monaca di clausura, ma Carlo Alberto, la Regina Maria Teresa di Toscana (1801-1855) e l’entourage di Corte cercarono di dissuaderla, ricordandole le ragioni di Stato. Infine, il suo direttore spirituale, l’olivetano Giovan Battista Terzi, fece cadere ogni sua resistenza. Scriverà: «Ancora non capisco come io abbia potuto finire, col mio carattere, per cambiare parere e dire di sì; la cosa non si spiega altrimenti che col riconoscervi proprio la volontà di Dio, a cui niente è impossibile». Il 21 novembre 1832 nel Santuario di Nostra Signora dell’Acquasanta, presso Veltri, venne celebrato il matrimonio con Ferdinando II delle Due Sicilie (1810-1859). La Regina decise, in accordo con il Re, che una parte del denaro destinato ai festeggiamenti per le loro nozze fosse utilizzato per donare una dote a 240 spose e per riscattare un buon numero di pegni depositati al Monte di Pietà.
Il suo credo cattolico non fu un sentimento, ma un fatto di vita: ogni giorno assistette alla Santa Messa; non giunse mai al tramonto senza aver recitato il Rosario; suoi libri quotidiani furono la Bibbia e l’Imitazione di Cristo; partecipò intensamente agli esercizi spirituali; fermò la carrozza, ogni qual volta incontrasse il Santo Viatico per via e si inginocchiò anche quando vi fosse fango… in cappella tenne lungamente lo sguardo sul Tabernacolo per meglio concentrarsi su Colui ch’era padrone del suo cuore. Affidò la protezione della sua esistenza  a Maria Santissima e donò il suo abito da sposa al Santuario di Santa Maria delle Grazie a Toledo, dove tuttora si conserva con venerazione.
Non si occupò del governo dello Stato, ma fu assai benefica la sua influenza sul marito, che con coraggio si oppose alle idee risorgimentali e liberali. «Cristina mi ha educato», soleva dire Ferdinando II, avvezzo all’uso di espressioni talvolta indecenti, ed ella divenne la sua preziosa consigliera, trasformandosi nel suo «Angelo», come egli stesso la chiamava. Benedetto Croce riferisce che Maria Cristina ottenne per molti condannati a morte la grazia e fra questi persino Cesare Rosaròll (1809-1849), il quale cospirò per uccidere Ferdinando II.
Fu donna di intelligenza non comune, colta ed esperta in discipline come la fisica e la classificazione delle pietre preziose. Le eccezionali esperienze mistiche e di estasi arricchirono il suo profondo cammino spirituale. Inoltre la sua umiltà e la sua carità erano immense e conquistarono i napoletani: inviava denaro e biancheria, dava ricovero agli ammalati, un tetto ai diseredati, assegni di mantenimento a giovani in pericolo morale, sosteneva economicamente gli istituti religiosi e i laboratori professionali, togliendo dalla strada gli accattoni.
L’opera più grande legata al suo nome fu la «Colonia di San Leucio», con una legislazione ed uno statuto propri, dove le famiglie avevano casa, lavoro, una chiesa ed una scuola obbligatoria. L’attività produttiva era basata sulla lavorazione della seta che veniva esportata in tutta Europa.
Il 16 gennaio 1836 nacque Francesco II, l’ultimo Re di Napoli, che verrà detronizzato dalla nefasta e massonica impresa garibaldina. Ma il parto condusse alla morte la giovane Maria Cristina, morte che lei stessa aveva predetto e che accolse con rassegnazione, nella gioia di dare al mondo una nuova creatura di Dio. Era il 31 gennaio e le campane suonarono il mezzogiorno. Maria Cristina, con in braccio il tanto atteso Francesco, giunto dopo tre anni di matrimonio, lo porse al sovrano, affermando: «Tu ne risponderai a Dio e al popolo… e quando sarà grande gli dirai che io muoio per lui».
Rivestita del manto regale, adagiata nell’urna ricoperta di un cristallo, venne trasportata nella Sala d’Erede per l’esposizione al pubblico. Per tre giorni il popolo sfilò in mesto pellegrinaggio per rivedere per l’ultima volta la «Reginella Santa», come ormai tutti la chiamavano. La salma venne tumulata nella Basilica di Santa Chiara (la stessa che accoglie le spoglie anche di Salvo d’Acquisto), dove si trova tuttora. Subito si verificarono fatti prodigiosi grazie alla sua intercessione. Pio IX nel 1859 firmò il decreto di introduzione della sua causa di beatificazione. Nel 1958 l’autorità ecclesiastica dispose una ricognizione del corpo della Venerabile e, nonostante i danni provocati dal tempo, dall’umidità e dall’incuria, esso risultò intatto.

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