MARIA ELISABETTA MAZZA
Maria
Elisabetta Mazza, nata sul finire del Diciannovesimo secolo, è stata il
prototipo della donna cristiana moderna, raccogliendo in sé sia la ricca
eredità spirituale prodotta dal movimento cristiano nei secoli precedenti, che
le istanze provenienti dagli ambienti più progrediti del mondo cattolico del
primo Novecento, favorevoli ad una presenza cristiana attiva in ogni ambito
della società. Ricca di tale patrimonio, agì e combatté per difendere e
diffondere il primato della Chiesa in ogni luogo, anche se il campo
privilegiato della sua azione fu l'ambiente scolastico.
Nata
a Martinengo, paese rurale della pianura bergamasca, i cui luoghi sono stati
così ben descritti da Ermanno Olmi, in una famiglia numerosa ma benestante, a
otto anni rimase orfana della mamma Agostina e poco tempo dopo venne affidata
dal padre Carlo alla zia paterna Lucia, residente a Mornico, un paese
confinante con Martinengo. Fin da giovane aspirava all’insegnamento, ma la sua
carriera scolastica fu molto frammentata, a causa del carattere possessivo e
tradizionalista della zia Lucia, che malvolentieri tollerava che si
allontanasse per conseguire una preparazione adeguata alle sue aspirazioni e
che si opponeva pure al suo desiderio di entrare in monastero per potere
perseguire liberamente il crescente anelito alla santità che la possedeva.
Solamente grazie alla paziente opera del suo direttore spirituale, don
Bernardino Gavazzeni, prevosto di Mornico, persona sensibile, di grande
spiritualità e fautore dell’azione sociale cattolica, Maria Elisabetta Mazza
superò l’attrazione per la vita monastica, venne a conoscenza delle istanze più
moderne del mondo cattolico e iniziò quel processo di riflessione che la
porterà a comprendere l’originalità della sua vocazione, superando ogni
incertezza ed ostacolo.
Infatti,
don Bernardino, scorgendo in lei segni sicuri di una vocazione all'apostolato
tra la gioventù, non solo l'avvicinò ad una concezione più moderna di
cristianesimo, ma riuscì anche ad aiutarla a fare chiarezza sulla sua
vocazione, indirizzandola verso la scuola, ambiente nel quale poteva dispiegare
il suo naturale fervore educativo, attuando la volontà divina.
A
convincere Elisabetta Mazza a conformarsi ai consigli del suo direttore
spirituale concorse sicuramente anche la particolare situazione socio politica
italiana di quel primo decennio del secolo, caratterizzata da ripetuti
contrasti tra il mondo cattolico e le istituzioni statali, imputate di tendere
alla progressiva laicizzazione della società. Bergamo fu uno dei capisaldi
attorno a cui si organizzò la protesta contro le prevaricazioni anticlericali,
soprattutto quelle attuate nell'ambito scolastico, e lei ebbe la fortuna di
potere godere della familiarità e intimità dei tre maggiori artefici e
promotori dell'azione cattolica nella diocesi bergamasca, il vescovo Radini
Tedeschi, don Angelo Roncalli e Nicolò Rezzara, i cui insegnamenti, l’esempio,
la particolare attenzione da loro rivolta alla scuola, concorsero a fugare le
sue incertezze e a portare a compimento il processo di chiarificazione della
sua vocazione Perciò, una volta conseguito il diploma di maestra nel luglio
1911, la giovane Mazza, facendo propri gli ideali dell’azione cattolica
affermatosi in quegli anni, si apprestò a fare la propria parte nella società,
a favore della gioventù e dei valori cristiani.
Insegnante
elementare dal 1911, Maria Elisabetta Mazza è stata nella prima metà del
Ventesimo secolo una figura di spicco nel mondo della scuola elementare
pubblica, grazie anche al ruolo dirigenziale ricoperto in seno all'associazione
magistrale cattolica "Nicolò Tommaseo", dove si iscrisse nel 1912,
che contribuì a far risorgere nel primo dopoguerra e guidò fino agli anni
dell’affermazione del fascismo. Nel periodo tra le due guerre si adoperò, oltre
che a migliorare le condizioni materiali degli alunni dando impulso a
istituzioni quali il Patronato e la Mutualità scolastica, a contrastare
l'irregimentazione fascista della gioventù attraverso la decisa testimonianza
dei principi cattolici.
La
decisione presa in quegli anni di raccogliersi con alcune sodali in comunità
col progetto di formare una nuova istituzione religiosa di maestre, le Piccole
apostole della scuola cristiana, era presente in Maria Elisabetta Mazza fin dal
1917, ma le vicende politiche di quell’epoca rafforzarono il suo proposito,
convincendola che, nonostante i cambiamenti che potevano succedersi nella guida
della nazione, il cristianesimo nella scuola sarebbe stato sempre contrastato;
perciò profuse tutte le sue energie per consolidare la neonata comunità
religiosa, che avrebbe sempre operato a favore della presenza di Dio nella
scuola e nella società. Così, nel novembre del 1924, con due colleghe e sotto
la direzione spirituale di don Luigi Sonzogni, che fu sempre vicino
all’Istituto, diede vita alla sua istituzione religiosa di maestre in abito
laico, che avrebbero dovuto operare in profondità nella società, soprattutto
nel campo della scuola pubblica, a favore della gioventù.
Le
Piccole apostole della scuola cristiana si diffusero rapidamente nella
bergamasca; nel 1936 furono riconosciute come Pia associazione, costituitesi
poi nel 1964 in congregazione religiosa di diritto diocesano.
Nel
secondo dopoguerra il fervore educativo di Maria Elisabetta Mazza trovò nuovi
campi dove potersi dispiegare. In particolare, appoggiò la rinascita della
soppressa "Nicolò Tommaseo", che prese il nome di Associazione
italiana maestri cattolici, si prodigò per l’assistenza dei reduci e profughi
di guerra e gestì le colonie di Camogli, Riccione e Cesenatico della
Solidarietà Nazionale, del Patronato scolastico e del Centro italiano femminile.
E fu proprio di ritorno dalla colonia marina di Cesenatico, che nel 1950 il suo
fisico, spossato dai lunghi anni di lotte, cedette. Maria Elisabetta Mazza,
circondata dalle sue Piccole apostole, si spense il 29 agosto a Bergamo nella
Casa madre di Via Albricci 4 intitolata a Santa Maria Assunta.
Da
diversi anni il progetto religioso-educativo di Maria Elisabetta Mazza ha
varcato i confini nazionali alla conquista di nuove realtà, come lei stessa
aveva auspicato fin dal 1923. Salvare il mondo, guadagnare anime a Dio, questo
è stato il motivo ricorrente dell’esistenza di Maria Elisabetta Mazza, la
missione che ha perseguito tra mille difficoltà fino alla morte. Purtroppo, non
ha vissuto abbastanza per vedere tre delle sue discepole più giovani partire il
12 aprile 1986 per l’Ecuador, primo passo di un progetto che si è presto
sviluppato e che ora vede le Piccole apostole operare nella scuola e a favore
della parrocchia a Esmeraldas, Olmedo e a Quito, dove è pure presente un
noviziato, poiché il seme gettato dalle figlie di Maria Elisabetta Mazza ha già
dato i primi frutti.
Il
nulla osta per l’avvio della causa di beatificazione di Maria Elisabetta Mazza
porta la data del 12 aprile 1989. La fase diocesana si è quindi svolta presso
la Curia di Bergamo dal 9 maggio 1989 al 4 dicembre 1992. La documentazione
relativa ha ricevuto il decreto di convalida il 12 febbraio 1994.
La
“Positio super virtutibus”, consegnata nel 2003, è stata esaminata
positivamente dai Consultori teologi della Congregazione delle Cause dei Santi.
Infine, il 7 luglio 2017, papa Francesco ha approvato il decreto che sancisce
l’esercizio delle virtù cristiane in grado eroico da parte di Maria Elisabetta
Mazza, diventata quindi Venerabile.
Commenti
Posta un commento