VENERABILE CARDINALE CESARE BARONIO
Una
delle grandi figure che fiorirono nel XVI secolo, onorando Roma, la
Congregazione di s. Filippo Neri, la Chiesta tutta; fu cardinale per
obbedienza, scrittore storico eminente, ma soprattutto si deve a lui, la
compilazione approfondita del “Martirologio Romano”, che ha costituito per
quattro secoli e mezzo, fino al 2001, l’unica fonte e guida della liturgia e
dell’agiografia cattolica, ed è comunque la base su cui è stata redatta
l’aggiornata edizione moderna.
Cesare
Baronio nacque il 30 ottobre 1538 a Sora (Frosinone) da Camillo Barone, il cui
cognome fu da Cesare latinizzato in ‘Baronius’ e da Porzia Febonia.
Compì
i primi studi a Veroli e alla Facoltà di Giurisprudenza di Napoli; trasferitosi
a Roma, andò ad abitare insieme ad un compagno di studi, in Piazza del Duca,
oggi Piazza Farnese, a due passi da S. Girolamo della Carità, dove prese a
frequentare l’Oratorio di s. Filippo Neri, del quale divenne discepolo
affezionato e devoto; l’aveva conosciuto mentre frequentava alla Sapienza, la
scuola del grande giurista Cesare Costa.
San
Filippo Neri (1515-1595) aveva fondato con felice intuizione verso il 1552,
l’Oratorio secolare che riuniva popolani e nobili, artigiani e professionisti,
preti e laici, giovani e anziani, attratti dalla sua spiritualità, così umana
ed evangelica allo stesso tempo, che faceva sentire tutti a loro agio;
dialogavano tra loro, giocavano e cantavano, venivano impegnati in opere di
carità tra gli ammalati, gli orfani ed i poveri di ogni genere; in effetti san
Filippo faceva sperimentare loro la comunità cristiana, come viene descritta
negli Atti degli Apostoli.
Dall’Oratorio
secolare nacque spontaneamente la rispettiva comunità sacerdotale, composta dai
primi compagni di Filippo Neri, fra i quali Cesare Baronio, divenuti anch’essi
sacerdoti, raccolti a vita comune e senza voti religiosi; prima presso la
Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini in via Giulia e in seguito, dopo
l’approvazione pontificia nel 1575, a Santa Maria in Vallicella.
Il
5 gennaio 1558, vigilia dell’Epifania, s. Filippo davanti a numerosi
oratoriali, disse al giovane Cesare Baronio di dire qualcosa sulla prossima
festività; egli non aveva mai parlato in pubblico, ma gli riuscì bene.
Filippo
Neri cominciò da quel momento a curare con intensità la vita spirituale del
discepolo, occupandosi soprattutto della sua umiltà e sottoponendolo a duri
esercizi di mortificazione interiore, accettati e compiuti da Cesare Baronio
con grande libertà di spirito.
Con
l’intento di contrastare adeguatamente le tesi luterane d’Oltralpe, Filippo
spinse Cesare Baronio a specializzarsi nello studio critico e sistematico delle
fonti della storia ecclesiastica; obbediente e devoto al suo padre spirituale,
il giovane studente si mise all’opera con zelo e fervore.
Ormai
maturo e convinto della sua vocazione allo stato ecclesiastico, nel dicembre
1560 lo comunicò ai genitori, ma tuttavia aderendo ai desideri del padre,
continuò gli studi giuridici laureandosi il 20 maggio 1561; il 27 maggio 1564
Cesare Baronio venne ordinato sacerdote, dedicandosi subito al ministero delle
confessioni e della parola con predicazioni, corsi, incontri, nella chiesa di
san Giovanni dei Fiorentini affidata a Filippo Neri, che vi aveva riunito in
un’originale convitto, quei preti che avevano scelto la vita comunitaria
secondo il suo indirizzo.
A
26 anni, nei sermoni dell’Oratorio trattò giornalmente la storia ecclesiastica
e si trovò così ad aver narrato la storia della Chiesa dalle origini fino ai
suoi tempi; la trattazione nel suo complesso superò i limiti scolastici per cui
era stata concepita, per divenire un contributo di cultura rilevantissimo.
Padre
Filippo volle che Cesare Baronio, trattasse l’argomento in continuazione, cosa
che fece per 30 anni, riprendendo la sua esposizione dall’inizio, ogni quattro
anni.
San
Filippo Neri, intuendo la grandezza intellettuale dei suo discepolo, per
evitare che potesse insuperbire, volle che fosse addetto alla cucina della
comunità; Cesare Baronio umilmente accettò, avendo nei quasi dieci anni da
cuciniere, sbuffato ironicamente solo una volta, per l’interminabile incarico,
che sembrava dover durare tutta la vita.
Grande
esempio di umiltà e mortificazione per tutti gli Oartoriani, dei quali era
ormai il decano, Cesare Baronio, che già appena ordinato sacerdote aveva
rifiutato un buon canonicato nella natia Sora, rimase nella Congregazione dei
Preti dell’Oratorio, come uno dei più autorevoli membri, plasmato dal carisma
del Fondatore che evidentemente vedeva in lui chi avrebbe potuto succedergli
degnamente.
Nel
1572 a 34 anni, si ammalò gravemente, ma s. Filippo impetrò dal Signore la
grazia della sua guarigione e quando fu ristabilito, nel 1575 in autunno, si
trasferì nella nuova definitiva sede della Congregazione, presso Santa Maria in
Vallicella.
Conduceva
una vita austerissima, rinunciando spesso al sonno e al cibo, tanto che il
fondatore se ne preoccupava moltissimo e spesso gli ordinava di mangiare in sua
presenza, per essere certo che si nutrisse.
Eminente
studioso storico, la fama del suo valore, valicò la cerchia dell’ambiente
oratoriano, tanto che papa Gregorio XIII gli propose il vescovato di Sora, che
egli abilmente evitò, continuando con maggiore impegno i suoi studi.
Dal
1558, su suggerimento di san Filippo e di altri amici, cominciò la compilazione
di una Storia della Chiesa, pubblicata con il titolo di “Annales Ecclesiastici”
(arrivò a 12 volumi, dalle origini al 1198).
Gli
‘Annales’ possono considerarsi fra le prime vere opere di Storia Ecclesiastica,
perché Cesare Baronio utilizzò materiale documentario, fonti e testi originali
mai prima usati, facendone un’analisi critica che oggi appare insufficiente, ma
che per allora era davvero notevole.
Né
sminuisce il valore dell’opera, l’intento apologetico, di ribattere le accuse
mosse alla Chiesa, dagli autori protestanti delle “Centurie di Magdeburgo”; la
ricostruzione dei fatti è sempre basata sul rispetto scrupoloso dei testi.
Gli
“Annales”, apprezzati anche per le precise ricostruzioni cronologiche e per
l’utile introduzione di parallelismi tra avvenimenti sacri e profani, ebbero un
enorme successo e più di venti edizioni; furono in seguito continuati da altri
autori, tra cui O. Rinaldi, G. Laderchi e A. Theiner.
In
occasione di scoperte fatte nelle catacombe, nel 1578 si occupò anche di
archeologia, perché quei luoghi documentavano più di ogni altro monumento,
l’eroismo della Chiesa primitiva.
Nel
1580 il card. Sirleto lo chiamò a far parte della commissione per la
compilazione del “Martirologio Romano”, del quale fu l’artefice principale,
tanto che l’opera è ancora legata al suo nome; fece pubblicare l’edizione
ufficiale nel 1584.
Nello
stesso anno iniziò il commento agli “Atti degli Apostoli”; il papa volle
ricompensarlo del suo lavoro con una pensione, ma egli ne rifiutò buona parte e
i pochi scudi accettati, li distribuì in elemosine; il lavoro culturale non lo
distolse mai dall’apostolato attivo; infatti si ricorda il suo impegno a far
desistere dai suoi crimini, il famoso bandito Bartolomeo Catena, che scorazzava
per l’Agro Romano e lo assisté fino alla condanna a morte, persuadendolo al
pentimento.
Altro
aspetto della sua multiforme personalità, fu quello di aver dato origine alla
celebre Biblioteca Vallicelliana, dove raccolse una ricca serie di incunaboli,
di manoscritti e di libri a stampa, molti dei quali furono le fonti storiche
per le sue ricerche; tutto ciò andò ad ampliare il fondo iniziale, donato
dall’umanista portoghese Achille Estaço, in latino detto Stazio; Cesare Baronio
ne divenne il primo bibliotecario e a lui meritatamente fu intitolato
l’imponente salone del Borromini, costruito per tale raccolta nella prima metà
del Seicento.
Nel
1593 san Filippo Neri, lo volle come suo confessore e poi avvertendo una grande
stanchezza e l’avanzata vecchiaia, aveva 78 anni, rinunziò al posto di
Preposito della Congregazione, costringendo padre Cesare Baronio ad accettare
la successione, con il consenso unanime dei confratelli.
Intanto
con una media di ogni paio d’anni, uscivano pubblicati i volumi consecutivi
degli “Annales Ecclesiastici”, fra l’approvazione entusiasta di tanti e
l’opposizione interessata di alcuni, come la Spagna, ma sempre difeso
direttamente dalla Curia Romana e da vari cardinali.
Il
suo compito di confessore di papa Clemente VIII, gli diede l’opportunità di
fare da mediatore fra il papa ed Enrico IV (Enrico di Navarra), per i contrasti
che seguirono l’elezione del sovrano, proveniente dal protestantesimo,
inducendo il pontefice alla riconciliazione e riportando la Francia all’unità della
fede.
Nel
maggio 1595 morì santamente il fondatore Filippo Neri, assistito amorevolmente
da Cesare Baronio, che prese in pieno la guida della Congregazione; intanto i
volumi di storia si susseguivano periodicamente nella stampa; e il Preposito
Generale, dopo aver rifiutato per tre volte di diventare vescovo, non poté
rifiutare la nomina del papa a Protonotario Apostolico.
Nel
1596 dovette accettare per obbedienza la porpora cardinalizia, del titolo da
lui stesso scelto dei SS. Nereo e Achilleo, l’illustre chiesa, importantissima
archeologicamente, che egli fece restaurare, curando la traslazione dei corpi
dei due martiri dalla catacomba di Domitilla.
Nel
1597, il papa lo nominò Bibliotecario di S. R. Chiesa (Biblioteca Vaticana);
avendo dovuto lasciare per questo la Vallicella, visse modestamente in
Vaticano, conservando sempre in tasca la chiave della sua stanza dell’antico e
amato ‘nido’, dove continuò ogni 15 giorni a predicare nell’Oratorio.
Nell’Anno
Santo 1600, si mise a disposizione dei tanti pellegrini che arrivavano a Roma,
aprendo la sua casa per accoglierli, dando l’esempio ai più alti dignitari
ecclesiastici.
Nel
conclave convocato dopo la morte di papa Clemente VIII nel 1605 e in quello
seguente la morte del successore Leone XI, avvenuta nello stesso anno dopo un
brevissimo pontificato, il cardinale Cesare Baronio, fu per due volte vicino ad
essere eletto papa; oltre la Spagna che si opponeva a causa del suo contrastato
“Tractatus de Monarchia Siciliae”, fu proprio lui ad imporre la sua non
disponibilità.
Il
cardinale Baronio, rimase nella Chiesa romana una figura di primaria
importanza, appoggiando la politica riconciliativa del pontefice Paolo V,
strinse grande amicizia con san Roberto Bellarmino; protesse l’inizio
dell’Opera delle Scuole Pie di s. Giuseppe Calasanzio e i Chierici della Madre
di Dio di s. Giovanni Leonardi; promosse l’istituzione del Conservatorio delle
Zitelle di S. Eufemia, per sostenere e sistemare le ragazze nubili diseredate.
Nel
1606, la sua salute declinò velocemente, ed egli dolendosi di dover morire come
cardinale, volle tornare ad essere semplice prete ritirandosi nella diletta
Casa della Vallicella; vane furono le cure per alleviare i grandi dolori allo
stomaco (forse un tumore), e il 30 giugno 1607 morì santamente a 69 anni,
assistito dai confratelli; trenta cardinali parteciparono al suo funerale nella
Chiesa della Congregazione, dove fu sepolto nel presbiterio.
Per
la sua santa vita, per la fama delle virtù, la profonda umiltà, lo zelo
instancabile nell’apostolato, per le tante opere di carità, i padri
dell’Oratorio di Roma, promossero nel 1624 l’apertura del processo di
beatificazione presso il vescovo di Sora; che però si trascinò con lentezza
finendo per essere abbandonato.
Ai
primi del 1745 padre Giuseppe Bianchini dell’Oratorio di Roma, promosse il
conferimento del titolo di venerabile per Cesare Baronio presso il papa
Benedetto XIV, che lo concesse il 12 gennaio 1745.
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