VENERABILE DOMENICO BLASUCCI
Domenico Blasucci nasce a Ruvo del Monte (PZ) il
5 marzo 1732, nella casa situata in Via Sportico San Giuseppe, da Nicola e
Maria Antonia Carnevale, in un ambiente modesto, ma laborioso e sentitamente
religioso. Ha tre fratelli e sei sorelle. Riceve il Battesimo, nella Chiesa
Parrocchiale del paese, la mattina seguente. A pochi mesi è in grave pericolo
di vita. Suo fratello già si reca in Chiesa per invitare il sacrestano a dare
il segno della campana, tipico per la morte dei bambini, quando Domenico
recupera miracolosamente la salute per intercessione di San Francesco Saverio,
di cui la mamma è devotissima. Nel 1735, a soli tre anni, rimane orfano di
padre. L’istruzione e l’educazione sono curate dalla madre, mentre la formazione
religiosa è affidata a tre sacerdoti, di cui due zii materni, e a un cugino
suddiacono. Il piccolo cresce imitando i riti religiosi; dispone altarini e
modella statue di Santi. Avverte il primo segno vocazionale quando, a Ruvo del
Monte, nel giugno 1748, giungono i Missionari di San Vincenzo de’ Paoli. Il
Blasucci, che ha solo sedici anni, ascolta, con intenso interesse, le
predicazioni dei Frati e sente vivo il richiamo della vita religiosa. Chiede di
entrare nell’Istituto Vincenziano, affermando: “ non posso non seguire la voce
di Dio che mi chiama ”, ma il parere negativo della madre e le difficoltà
economiche Lo obbligano al lavoro dei campi. Il Suo coinvolgimento
nell’apostolato per la salvezza delle anime si manifesta, con crescente ardore,
quando, a casa di una zia, incontra il sacerdote Don Lorenzo Fungaroli di
Caposele (AV). Don Lorenzo descrive al giovane, con trasporto e ammirazione,
l’opera di alcuni Missionari della “Congregazione del SS. Redentore”, di
recente fondata e diretta da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, che si sono
stabiliti nel Santuario di Materdomini a Caposele. E’ una vera rivelazione per
Domenico, che prova uno slancio d’amore verso il Signore. Pratica piccole
penitenze e digiuni; ricerca e studia le opere di Sant’Alfonso, particolarmente
le “Massime Eterne”, le “Visite al SS. Sacramento” e le “Canzoncine
Spirituali”, nonché la “Novena” di Santa Teresa; sceglie come Suo protettore
San Vincenzo Ferreri. E’ così assorto nella preghiera, che gli si formano delle
piaghe alle ginocchia. Vuole fortemente farsi accettare dai Liguorini e, a tal
fine, invoca l’aiuto della Vergine, perché, sostiene: “ è quello un favore, che
mi aspetto da Lei solamente ”. Partecipa, con particolare fervore, alla novena
del dicembre 1749, in onore dell’Immacolata Concezione, nel Monastero dei
Conventuali di San Francesco a Ruvo del Monte e, finalmente, superati gli
ostacoli di natura economica, il 21 dicembre 1749, parte per la casa religiosa
di Ciorani (SA) per fare il Noviziato nella Congregazione del SS. Redentore.
Giunge a Ciorani il 24 dicembre 1749 ed è accolto nell’Istituto da
Sant’Alfonso. Scrive, in questo periodo intenso di preghiere e mortificazioni,
un “Librettino”, che rivela tutto il Suo essere in Dio. Il 2 febbraio 1750,
festività della Presentazione del Signore, il Blasucci, con la promessa di “
essere Santo, veramente Santo, e rendersi tutto simile al Redentore Divino ”,
veste l’abito religioso. I voti di povertà, castità, obbedienza e perseveranza
nella vocazione religiosa, li emetterà il 2 febbraio 1751. Ormai Professo,
avverte l’ansia di richiamare tutti alla contemplazione dell’amore del Signore.
Il Suo cuore è affascinato dall’Eucarestia, da Cristo che diviene presenza nel
“Pane” per abitare in mezzo agli uomini e donarsi a loro. Nel febbraio del
1751, raggiunge la casa religiosa di Pagani (SA) per compiervi gli studi
teologici che, spesso, saranno interrotti a causa dell’insorgere di una grave
malattia: la tisi. Vivrà ancora poco tempo, ventidue mesi di sofferenze, ma
anche di totale e nobile abbandono in Dio. La ricerca del recupero fisico Lo
costringe a continui spostamenti tra le sedi delle Case Redentoriste, in varie
località della Campania e della Puglia, dove, abitualmente, si riuniscono i
Missionari. Lascia, ovunque, l’ammirata ed entusiastica fama di Santità. A
Deliceto (FG), nella Comunità di Santa Maria della Consolazione, incontra San
Gerardo Maiella, confratello coadiutore, con il quale stabilisce una profonda e
fraterna amicizia, rafforzata dalla promessa scambievole di recitare, ogni
giorno e fino alla morte, un’Ave Maria alla Vergine Santa. Gerardo, all’epoca
dell’incontro, attraversa un periodo di crisi, di desolazione e di tristezza.
Sente il “ cuore che scoppia ” ed è molto angosciato. Domenico gli traccia un
segno di croce sul petto e Gerardo ritrova la pace “ come se mai avesse
sofferto ”. Nei mesi successivi, le condizioni fisiche del Blasucci peggiorano
considerevolmente. Nel semplice deglutire, sente come se “ due chiodi gli
oltrepassano l’esofago ”. Accanto al Suo letto, sul comodino, c’è una massima,
sintesi della Sua vita terrena: “ Volontà di Dio! Dio mio, fatemi adempiere in
tutto la Vostra Volontà! ”. Con il trascorrere dei mesi, sente venir meno le
forze, ma, con il Suo slancio e la Sua fermezza nel Signore, riesce ad
incoraggiare e favorire la vocazione, tra gli altri, di Suo fratello, Pietro
Paolo, quasi a voler prolungare la propria vita nell’Istituto ed attuare, per
Suo tramite, gli obiettivi che avverte di non poter più realizzare. Pietro
Paolo, dopo la morte di Sant’Alfonso, governerà la Congregazione per
ventiquattro anni, in qualità di Rettore Maggiore e Superiore Generale dei
Missionari Redentoristi; ne favorirà lo sviluppo estendendo la Congregazione
religiosa in Polonia, Austria, Svizzera e morirà in “concetto di Santità”.
Domenico continua a rivolgere il Suo cuore e la Sua anima a Dio. Ai
confratelli, frequentemente, ripete: “ Intollerabile mi sarebbe il vivere senza
la Croce, l’unica mia consolazione è la Croce ”, dimostrando che, all’appello
dell’Amore Divino, l’unica risposta cristiana è: “ Sì, vengo. Eccomi ”. La
mattina del 2 novembre 1752, Commemorazione di tutti i fedeli Defunti, Domenico
Blasucci, con il conforto dei Sacramenti e delle preghiere dei confratelli
accorsi intorno al letto, muore serenamente nella casa religiosa di
Materdomini; ha tra le mani la corona del Rosario e il Crocifisso, il sorriso
sulle labbra e lo sguardo rivolto all’immagine di Gesù, che ha fatto affiggere
su una parete della celletta; è ancora studente in teologia; ha l’età di
vent’anni, sette mesi e ventotto giorni ed ha trascorso nella Congregazione due
anni, dieci mesi e nove giorni. L’indomani si tengono le esequie solenni. La
salma, prima di essere tumulata accanto all’altare della Madonna della Potenza,
in un loculo scavato nella roccia, atto di sublime riverenza, è esposta in
Chiesa, ancora per due giorni, per appagare la devozione popolare, che è
divenuta fiduciosa ed osannante. Il 26 novembre 1752, per desiderio di
Sant’Alfonso, l’elogio funebre è celebrato anche nella casa religiosa di
Pagani. Le Sue reliquie, a tutt’oggi, sono custodite e sigillate in un
contenitore di legno, nella casa dei Redentoristi a Materdomini di Caposele. Il
23 maggio 1906, in seguito al Processo Ordinario Informativo sulla vita e le
guarigioni miracolose ottenute per Sua intercessione, Domenico Blasucci è
proclamato “Venerabile” con Decreto del Papa San Pio X. A novantacinque anni da
quest’evento, continuiamo ad invocare la Santissima Trinità, affinché la Sua
purezza di spirito, le Sue alte virtù e la Sua spiccata Santità possano
risplendere davanti agli uomini e Domenico Blasucci sia riconosciuto e venerato
con i titoli di Beato e Santo, così com’Egli è stato:
… Santo, veramente Santo, … tutto simile al
Redentore Divino.
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