BEATO ELEUTERIO PRADO VILLARROEL




Eleuterio Prado Villarroel nacque a Prioro, provincia e diocesi di León, il 20 Febbraio del 1915. Apparteneva ad una famiglia umile di lavoratori, di una condotta morale intaccabile e profondamente religiosa. Spiccava nella familia la devozione all’Eucarestía e la preghiera quptidiana del Rosario. Sua madre, “Zia Dominga”, aveva la fama dy santa. Era molto conosciuta non solo a Prioro, ma anche nei paesi vicini come apostola e fondatrice delle donne chiamate “Maríe dei Sacrari”, movimento che ancora esiste e che fomenta la devozione a Gesú Eucarestía.
Teyo, come veniva comunemente chiamato, sin da piccola si sentì chiamato a seguire i passi del fratello, Padre Máximo, che sarebbe stato un grande missionario in Texas. Iniziò le scuole superiori nel seminario minore di Urnieta (Guipúzcoa). Aveva alcune difficoltà con lo studio e scelse di continuare nella Congregazione come Fratello Oblato.
Quindi, fece il noviziato in qualità di Fratello Coadiuvante e fece i primi voti il 25 Aprile del 1928.
Nel 1930 si apre la nuova casa dello scolasticato a Pozuelo ed è destinato a questa comunità. Il 28 Aprile del 1935 fa la oblazione perpetua e resta integrato per sempre nella Congregazione dei Missionari Oblati verso la quale ha sempre dimestrato grande affetto.
Era pietoso e affabile. Lo si vedeva sempre contento e servizievole. Era molto abile, soprattutto nell’ebanistería, che era il suo oimpegno principale.

Detenzione e martirio

Nella sua comunità di Pozuelo lo sorprende l’invasione dei miliziani, che si appropriano della casa il 22 Luglio del 1936. Arrestato con i suoi fratelli di comunità, dopo l’esecuzione notturna di sei Oblati e un padre di famiglia, è traslocato a Madrid e, rimesso in libertà, accorre in cerca di rifugio alla casa provinciale di calle Diego de León. Lì rimane fino al 10 Agosto, data in cui cacciano tutta la comunità, impossessandosi della casa, e trovano rifugio in una pensione in Carera de San Jerónimo.
Lì vive nascosto fino al 15 Ottobre, data nella quale è arrestato nuovamento e portato al Carcere Modelo e traslocato poi a quello di San Antón, dal quale lo “porteranno via” il 28 Novembre del 1936 per essere martirizzato. Aveva 21 anni.

Testimoni

Nella comunità de Pozuelo di distingueva per l’allegría e la generosità con la quale prestava tutti i servizi nelle faccende più umili. Eleuterio non perse il su carattere gioviale e ottimista, non mancò di virtà sovrannaturale, nei momenti di persecuzione e prigionia precedenti al martirio, dando animo ai compagni di prigionie. Così lo descrive una nipote, Felipa Prado: Sempre ho sentito che mio zio era un uomo ottimista, allegro, in tutti i momenti, compreso quando stava in carcere. Credo che questo sia un segno di fede in Dio, come chi vive molto sicuro che Dio non ci lascia mai dalla sua mano. Era questa fede in Dio che lo manteneva allegro quando le circostanze che viveva erano avverse e, nel caso della prigione, potevano fargli prevedere una morte vicina. Emerge l’animo che infondeva ai suoi compagni in carcere e nel processo fino al martirio.
A proposito del martirio, P. Delfín Monje, anch’egli arrestato, e che lo precedette al Cárcere Modelo, scrive:
Saranno state le otto di mattina quando vedo entrare dalla porta de carcere una faccia conosciuta: era il fratello Eleuterio Prado. Veniva sorridente, come un giovane che non aveva capito la tragedia che era appena iniziata. Dietro di lui, altre facce conosciute: il fratello Publio Rodríguez e il fratello Ángel Villalba. Comprendemmo che gli Oblati rifugiati con P. Esteban nella pensione di san Jerónimo erano stati ugualmente arrestati. Le condizioni nel carcere -prosegue sua nipote- erano duissime, facevano loro soffire la fame e, come consguenza dei maltrattamenti, alcuni di loro inizarono a morire. Stavano accozzati e le condizioni igienico-sanitarie sempiclemente non esistevano. I carcerieri cercavano fondamentalmente l’apostasía di fede, cosa che non capitò per nessuno dei religiosi di diverse Congregazioni (Oblati, Agostiniani, …) che stavano nel carcere. Tale era la fermezza nella confessione della fede, che qualche miliziano iniziò a dire che gli davano voglia di seguire il lro esempio, a vederli tanto fermi nella fede.
Nel carcer di San Antón, Eleuterio si riuniva quasi tutti i giorni nel cortile con altri religosi, tra i quali c’era P. Felipe Fernández, Agostiniano, del suo paese. Un altro nipote di Teyo, che si chiamava come lo zio, e nipote a sua volta di quest’altro relgioso, raccoglie una testimonanza di questo secondo zio sopravvissuto:
Tra di loro stava P. Felipe Fernández, mio familiare, che mi raccontò di come si incontravano praticamente tutti i giorni nel cortile del carcere e che (mio zio) era sempre sorridente. Dicevano che già avevano “portato via” a due del paese, che erano Genaro Díez, Agostiniano, e Serviliano Riaño, Oblato. Commentavano, e mio zio Felipe insisteva molto su questo, che questi due molto probabilmente fossero già stati assassinati e che erano martiri.
Mio zio Felipe metteva molta enfasi e a me rimase molto impresso che, in questo gruppo, il 27 novembre del 1936 si diceva che si stava preparando una grande “saca” (prelevazione), così come fu, che era molto facile che sarebbe toccata a qualcuno di loro, e che per salutarsi si dicevano: “Se non ci vediamo più, ci rivediamo in Cielo”.
Il 28 Novembre nella mattina questo gruppo di religiosi del popolo che erano prigionieri furono a cercare Eleutero e non lo trovarono.

Quella notte dal 27 al 28 Novembre era stato “portato via” dalla prigione per essere immolato a Paracuellos. Il suo nome, con quello di altri 12 Oblati sta nella lista di chi, sotto l’apparenza di “ordine della libertà”, sono portati  a quello che oggi è chiamato Cimitero dei Martiri di Paracuellos.


Commenti

Post popolari in questo blog

PREGHIERA LITANIE: DELLA LUMEN GENTIUM

PREGHIERE LITANIE: DI SANTA MARIA DELLA SPERANZA

PREGHIERE LITANIE: A MARIA MADRE DEI POVERI (DALLA CHIESA DI FRANCIA)