SERVA DI DIO CONCETTA LOMBARDO
Concetta Lombardo nasce a Stalettì (CZ) il 7 luglio 1924
nella diocesi di Catanzaro-Squillace. Il padre Gregorio muore in un incidente
quando lei ha sette mesi. Conosce la povertà, ma cresce sana e bella, assieme
alla sorella Angelina, allevata da mamma Giovanna Rauti, che si divide tra la
famiglia e i lavori a giornata nei campi o a fare e vendere sapone. Anche
Concetta, fatte le scuole elementari, lavora nei campi, sbriga le faccende
domestiche, ricama e fa la sarta. Ogni giorno frequenta la chiesa, dove è
impegnata come catechista. La sua fede è semplice, ma soda e convinta: nutre il
suo spirito di Parola e di Eucaristia e legge anche buoni libri, fornitigli dal
suo parroco. Tra questi c’è anche la vita di Santa Maria Goretti. Ha cura del
proprio cammino spirituale, formandosi nell’Azione Cattolica e nel Terz’Ordine
Francescano.
E’ una ragazza seria, nelle parole e nei
comportamenti. Era fidanzata di un giovane, ma questi, emigrato in Germania, lì
si sposa. Lei se ne fa una ragione, accettando la volontà di Dio. Altre due
persone esprimono a lei un pensiero di amore, ma sono allontanate da Vincenzo
Messina il fruttivendolo-macellaio del paese vicino, Gasperina, che si
invaghisce di lei a tal punto da trasformare in breve tempo quel sentimento in
un’autentica ossessione. Il fatto di essere regolarmente sposato con una figlia
non gli impedisce di progettare la sua vita accanto a Concetta, in un crescendo
di proposte sempre più esplicite, fino al punto di proporle una convivenza. La
conoscenza di Concetta, da parte di Vincenzo, era avvenuta in seguito al
comparaggio che la sorella di Concetta, Angelina, aveva stretto con la famiglia
Messina come madrina nel battesimo della loro figlia. La frequenza delle
famiglie, con scambi di doni, come si è soliti fare in Calabria, accende la
passione di Vincenzo. Quando la famiglia Lombardo si accorge delle attenzioni
particolari del compare, rompe il comparaggio. Ma Vincenzo non demorde,
insegue, pedina, insidia Concetta, la quale deve continuamente nascondersi e
scappare per non incontrare il suo pretendente.
Concetta ha molto chiaro il principio
dell’indissolubilità del matrimonio, dell’illiceità morale dell’adulterio,
della peccaminosità di ogni relazione extraconiugale. Respinge il pretendente
in nome dei suoi principi morali: “Tu sei sposato. Dio non vuole, questo è
peccato”. La presenza ossessiva di Vincenzo davanti a casa di Concetta e
le minacce non velate, fino al punto di puntarle la pistola, assumono sempre
più i contorni di un dramma.
Si arriva così al 22 agosto 1948, quando
Vincenzo, dopo una notte insonne e tormentata, esce di casa alle quattro del
mattino, dicendo alla moglie di voler andare a piangere la sua situazione ed a
far piangere qualcun altro. Dopo aver vagato per prati e campi, si presenta
dove Concetta sta raccogliendo fichi d’India insieme alla zia Maria e a zio
Giovanni. Pistola in pugno, Vincenzo prima invita e poi intima a Concetta di
seguirlo. La zia e un vicino, vista la situazione drammatica, invitano Concetta
a seguire Vincenzo. Avrebbero provveduto loro a dire alla madre quello che era
successo, ma Concetta si rifiuta “perché questo è peccato ed è uno scorno per
la mamma”. Partono tre colpi di pistola: cade Concetta; quindi il Messina
si suicida a pochi metri da lei.
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