BEATO ZEFFIRINO NAMUNCURÀ




Nato a Chimpay, figlio di Rosario Burgos e Manuel Namuncurá, ultimo grande cacico delle tribù indios Araucane che dovette arrendersi tre anni prima (nel 1883) alle truppe della Repubblica Argentina. Nel 1887, nella notte di Natale, venne battezzato da un missionario salesiano, Padre Domenico Milanesio. A 11 anni chiese a questo missionario di portarlo a studiare per poter poi ritornare e alfabetizzare il suo popolo. Nel 1897 Zeffirino venne iscritto ad un collegio salesiano come studente interno. Zeffirino si adattò bene all'ambiente salesiano, impegnandosi nello studio, imparando lo spagnolo e seguendo il catechismo. Nel 1898 ricevette la prima comunione e un anno dopo il sacramento della confermazione.

All'inizio del 1902 la sua salute cominciò a deteriorarsi. Gli esami clinici gli riscontrarono la tubercolosi. Monsignor Giovanni Cagliero decise di riportarlo a Viedma con la speranza che l'aria di casa lo potesse aiutare a ritrovare la salute. Comunque agli inizi del 1903 cominciò gli studi secondari come aspirante salesiano nel collegio di "San Francesco di Sales". Qui Zeffirino venne affidato alle cure del medico del collegio, don Evasio Garrone e di un infermiere, il beato Artemide Zatti. Il 19 luglio del 1904, a 17 anni, Zeffirino venne portato a Torino da Monsignor Cagliero; i salesiani speravano che qui avrebbe potuto recuperare la salute e continuare gli studi per il sacerdozio.


L'ultimo tentativo per migliorarne la salute e garantirne gli studi fatto da parte dei salesiani fu la scelta dello storico Istituto salesiano Villa Sora (Frascati) (allora collegio). La posizione tranquilla e salubre della casa salesiana "Villa Sora" sembrò la soluzione migliore. Qui Zeffirino continuò gli studi risultando uno degli studenti migliori, continuando il suo cammino di preparazione al sacerdozio. Il 27 settembre del 1904 Zeffirino incontrò il Papa Pio X insieme a Monsignor Cagliero. In quell'occasione fu incaricato di pronunciare un breve discorso.

Nel marzo del 1905 la tubercolosi si aggravò, e Namuncurà fu costretto a lasciare il collegio di "Villa Sora" per essere ricoverato a Roma nell'ospedale Fatebenefratelli sull'isola Tiberina. Qui fu affidato alle cure del medico personale del papa Pio X. L'11 maggio dello stesso anno Zeffirino Namuncurà morì all'età di 18 anni. A monsignor Cagliero, che gli fu accanto fino alla fine, disse queste ultime parole: "Sia benedetto Dio e Maria Santissima! Basta che possa salvare la mia anima e, per il resto, che sia fatta la santa volontà di Dio". Fu sepolto nel cimitero monumentale di Roma, il "Verano". Nel 1924 le sue spoglie furono rimpatriate e interrate nel cimitero di Fortin Mercedes. Il 2 maggio 1944 iniziò la causa di beatificazione e il 3 marzo del 1957 Pio XII ne approvò l'introduzione. Il 22 giugno 1972 è Paolo VI a proclamarlo venerabile. Nel dicembre del 2006 la Santa Sede gli ha riconosciuto il primo miracolo, che ha portato Zeffirino Namuncurà ad essere il primo argentino aborigeno a raggiungere la beatificazione, fatta l'11 novembre 2007, ad opera del salesiano Cardinal Tarcisio Bertone sotto il benestare del pontefice Benedetto XVI.


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