SANTA CATERINA DA SIENA
Caterina
nacque a Siena, nel rione di Fontebranda,
nellaContrada dell'Oca nel 1347, figlia del tintore di panni
Jacopo Benincasa e di sua moglie Lapa Piacenti, ultima di una numerosa famiglia
composta da 25 figli. Assieme a lei nacque una sorella gemella, battezzata col
nome di Giovanna, che morì a poche settimane di vita.
Quando
Caterina raggiunse l'età di dodici anni, i genitori iniziarono varie trattative
per concludere un matrimonio vantaggioso per la figlia. All'inizio Caterina
sembrò accondiscendere, ma poi, pentitasi, dichiarò espressamente che si era
votata al Signore e che non intendeva ritirare la parola data. Bisogna tuttavia
tenere presente che, nel Medioevo, se una donna voleva prendere i voti, l'unica
strada che poteva percorrere era quella di entrare in un monastero e versare ad
esso una dote. Caterina non aveva questa possibilità perché non possedeva una
dote nei termini richiesti. Però non cedette, pur non sapendo come avrebbe
realizzato il suo sogno. Fu allora “messa in quarantena” dalla sua stessa
famiglia. Ma un giorno il padre la sorprese in preghiera e, secondo la
tradizione, a tale vista Jacopo si rese conto che l'atteggiamento della figlia
non proveniva da umana leggerezza e dette ordine che nessuno più la ostacolasse
nel suo desiderio.
Caterina
scese così nel concreto pensando di entrare fra le Terziarie Domenicane, che a
Siena si chiamavano Mantellate per il mantello nero che copriva la loro veste
bianca. La giovane senese aveva da poco passato i sedici anni ed era quindi
troppo giovane per garantire la perseveranza sotto la Regola dell'Ordine. Quindi
Monna Lapa, spinta dalle insistenze della figlia, si decise ad andare a parlare
alla priora delle “Sorelle della penitenza di san Domenico”, ma ne ebbe un
rifiuto perché esse non erano solite ammettere le vergini all'abito, bensì solo
vedove o donne in età matura e di buona fama.
Caterina
da Siena fu poco dopo colpita da una malattia: altissime febbri e penosissime
pustole ne sfigurarono il volto, facendola sembrare più anziana e meno
aggraziata di quello che era. Allora Caterina pregò la mamma di recarsi
nuovamente dalla priora per dirle che lei sarebbe morta se non l'ammettevano
nella loro confraternita. La priora, a sentire quella accorata implorazione,
mandò alcune consorelle anziane a sincerarsi della situazione e della costanza
dei sentimenti di Caterina. Le suore furono impressionate dai lineamenti
sfigurati dell'ammalata e dall'ardore del suo desiderio di ricevere l'abito
domenicano e riferirono tutto fedelmente. L'ammissione di Caterina fu accettata
a pieni voti. La buona notizia fu accolta con lacrime di gioia dall'ammalata e
ciò contribuì a farla guarire dalla malattia e nell'anno 1363 (il suo
sedicesimo anno di vita), nella basilica di San Domenico, le fu dato l'abito
dell'ordine.
Entrata
a far parte delle Mantellate, Caterina non aveva esperienza di preghiere,
adunanze e pratiche penitenziali. Ma era soprattutto la preghiera comune la
cosa più difficile per lei. Infatti le preghiere erano per lo più in latino,
come la Messa ,
ma Caterina, salvo il Pater e l'Ave, non sapeva né capiva altro. Non sapendo né
leggere né scrivere, chiese a una consorella più istruita di insegnarle quel
tanto che bastava, ma non ne ricavò nulla. Per tre anni si isolò dalle altre
suore.
Caterina da Siena fu canonizzata dal papa senese Pio II nel 1461. Nel 1866 papa Pio IX la
volle annoverare fra i compatroni di Roma. Papa Paolo VI ha
dichiarato Caterina dottore della Chiesa il 4 ottobre 1970
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