SANTA CHIARA D’ASSISI
Chiara
d'Assisi, nata Chiara Scifi nata a Assisi, 1193 circa – Assisi, 11 agosto 1253
in
un'agiata famiglia nobile di Assisi, figlia del conte Favarone di Offreduccio
degli Scifi e di Ortolana, Chiara mostrò presto un carattere indipendente,
rifiutando il matrimonio scelto per lei dalla famiglia.
Si
hanno poche informazioni sulla sua gioventù e sui suoi studi. Si ritiene che
abbia ricevuto la prima educazione in casa, sulle buone maniere, i lavori
manuali e fondamenti di lettura e di grammatica, sufficienti per poter parlare
e scrivere in latino. Tramite i trovatori che passavano dalla casa conobbe
anche qualcosa dei romanzi e della letteratura cavalleresca. Dovette anche
avere una cultura “agiografica”, tipica del medioevo. Tramite i suoi scritti e
le storie pervenuteci, si può delineare una santa capace di mettersi in
relazione con papi, cardinali e principesse (come Agnese di Boemia),
esercitando un notevole influsso su quanti ebbero a che fare con lei.
Attraverso
una testimone al processo di canonizzazione possiamo sapere che “non aveva
studiato in lettere”. Non era dotta in senso stretto, ma aveva una formazione
teologica di tutto rispetto, anche se non accademica, come rivelano i suoi
scritti.
Affascinata
dalla predicazione di Francesco d'Assisi, nella notte della domenica delle
Palme, il 28 marzo del 1211 o il 18 marzo del 1212, quando aveva circa 18 anni,
fuggì da una porta secondaria della casa paterna, situata nei pressi della
cattedrale di Assisi, per unirsi all'alba del 29 marzo 1211 o del 19 marzo 1212
a Francesco e ai primi frati minori presso la chiesetta di Santa Maria degli
Angeli, già da allora comunemente detta la Porziuncola. Qui Francesco le tagliò
i capelli e le fece indossare un saio; quindi la condusse al monastero
benedettino di San Paolo delle Badesse presso Bastia Umbra, per poi cercarle
ricovero presso il monastero di Sant'Angelo di Panzo, alle pendici del Subasio,
dove poco dopo fu raggiunta da sua sorella, Agnese.
Infine
Chiara prese dimora nel piccolo fabbricato annesso alla chiesa di San Damiano,
che era stata restaurata da Francesco, sotto le dipendenze del vescovo Guido.
Qui Chiara fu raggiunta dall'altra sorella, Beatrice, e dalla madre, Ortolana,
oltre che da gruppi di ragazze e donne, tanto che presto furono una
cinquantina. A San Damiano trascorre quarantadue anni, dei quali ventinove
cadenzati dalla malattia. Affascinata dalla predicazione e dall'esempio di
Francesco, Chiara volle dare vita a una famiglia di claustrali povere, immerse
nella preghiera per sé e per gli altri. Chiamate popolarmente
"Damianite" e da Francesco "Povere Dame", saranno poi per
sempre note come "Clarisse". Molte donne seguirono l'esempio di
Chiara, per esempio santa Caterina da Bologna, Camilla da Varano (ossia la
beata Battista), santa Eustochia da Messina, sant'Agnese di Boemia.
Chiara
ottenne da Francesco una prima regola fondata sulla povertà. Il carisma della
donna si manifestò dentro le mura del monastero in contemplazione e preghiera,
seguendo in parte il modello benedettino da cui si differenziava per la ferma e
coraggiosa difesa della povertà. Questo è il tema centrale della sua esperienza
mistica, la 'sequela Cristi', da cui Chiara non volle essere dispensata nemmeno
dal papa. Il cardinale Ugolino, vescovo di Ostia e protettore dei Minori, le
diede una nuova regola che attenuava la povertà, ma lei non accettò sconti:
così Ugolino, diventato papa Gregorio IX (1227-1241) le concesse il privilegio
della povertà, poi confermato da Innocenzo IV con una solenne bolla del 1253
(presentata a Chiara pochi giorni prima della morte). Solo abbandonando i beni
materiali e affidandosi a Dio, Chiara si sente libera di percorrere il suo
cammino religioso. È questo l'argomento principale su cui vertono i rari
scritti, da cui emerge una donna decisa e fiduciosa (quattro lettere ad Agnese
di Boemia, figlia del re Ottokar e la Regola, e altri scritti di cui non si ha
certezza di autenticità) che non aiutano però a ricostruirne la figura storica.
Soltanto dopo la sua morte, una Leggenda scritta da Tommaso da Celano ne narra
la vita scandita dal silenzio, dalla preghiera, dalla ricerca continua di
"altissima povertà".
Passò
la seconda metà della vita quasi sempre a letto perché ammalata, pur
partecipando sovente ai divini uffici. Portando l'Eucaristia sull'ostensorio,
avrebbe salvato, secondo la tradizione religiosa, il convento da un attacco di
Saraceni il 22 giugno 1241, e ciò viene ricordato tutti gli anni con la
"festa del voto" delle clarisse ad Assisi. Morì a San Damiano, fuori
le mura di Assisi, l'11 agosto del 1253, a sessant'anni. A soli due anni dalla
morte, papa Alessandro IV la proclamò santa ad Anagni (15 agosto 1255). La
chiesa ne fa memoria l'11 agosto.
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