DON ANTONIO SEGHEZZI
Antonio Elia Giuseppe Seghezzi è secondo di 10 figli, nacque da Romano e Modesta Seghezzi in
contrada Lulini a Premolo in provincia di Bergamo.
Ad undici anni entrò nel seminario vescovile
di Bergamo frequentando
la seconda classe di ginnasio e il 26 settembre 1926 si laureò in scienze sociali all'Istituto
cattolico di studi sociali di Bergamo con la tesi «L'enciclica sulla Regalità
di Cristo in contraddittorio». Nell'estate 1928, in due mesi, perse sia la madre che il fratello
minore Dante dopo che nel 1920 anche un'altra sorellina, Artemisia, era morta prematuramente.
Ordinato sacerdote il 23 febbraio 1929 dal vescovo Luigi Maria Marelli nel Duomo di Bergamo fu destinato alla parrocchia di Almenno
San Bartolomeo come coadiutore.
Nell'ottobre del 1932 fu incaricato
dell'insegnamento di lettere nel seminario di Bergamo.
Nell'estate del 1935, a causa della guerra d'Etiopia, venne inviato come cappellano
militare in Eritrea, assegnato
all'ospedale da campo 430. Dopo due anni venne congedato e nella primavera del 1937 tornò a Bergamo dove
il vescovo Adriano Bernareggi lo nominò assistente della Gioventù maschile di Azione Cattolica.
Dal 1940 risiedette nel Patronato San Vincenzo di Bergamo e fu
padre spirituale di centinaia di giovani e ragazzi.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, si impegnò per aiutare la resistenza e seguì i suoi ragazzi in montagna. I nazifascisti lo
scoprirono e dal 25 ottobre Don Seghezzi venne ricercato per essere arrestato.
Non trovandolo decisero di eseguire una rappresaglia contro l'Azione Cattolica e la Chiesa di Bergamo. Don
Seghezzi, per evitarla, anche su consiglio del vescovo, si consegnò
spontaneamente:
il 4 novembre 1943 venne arrestato e rinchiuso nel carcere di
Sant'Agata a Bergamo.
Il 21 novembre, dopo essere stato processato, venne condannato a 5 anni
di lavori forzati ridotti a 3 dopo la domanda di grazia. Il 23 dicembre fu
rinchiuso nel Forte San Mattia a Verona e
il 31 dicembre venne deportato in Germania e
rinchiuso nel carcere di Monaco di Baviera. I primi di
febbraio del 1944 fu trasferito nel campo di lavoro per criminali della
vicina città di Kaisheim e
successivamente a Lessingen dove manifestò l'emottisi. Riportato a Kaisheim
nel reparto infettivi di TBC nell'aprile 1945 venne trasferito con altri prigionieri al campo di
concentramento di Dachau a
causa dell'avanzata degli Alleati.
Quando i soldati americani arrivarono a Dachau per liberare i superstiti, venne
ricoverato nell'ospedale da campo dove versò in condizioni gravissime e il 21
maggio 1945 morì per emottisi.
Sepolto nel
cimitero di Dachau se ne persero le tracce fino al giugno
del 1952 quando con una lettera a don Marco
Farina, Delegato vescovile dell'Azione Cattolica di Bergamo, il parroco di
Dachau annunciò il rinvenimento della tomba.
La salma
venne riesumata e il 25 novembre 1952 riportata a Bergamo dove don Antonio
Seghezzi venne sepolto nel cimitero del paese natale.
Nel 1999 la Diocesi di Bergamo ha concluso il processo di beatificazione di
don Antonio Seghezzi e gli atti sono stati trasferiti alla Congregazione per le
Cause dei Santi.
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